Goletta Verde: in Puglia cariche batteriche elevate per 7 campionamenti su 29

Legambiente: dati soddisfacenti, ma foci di fiumi e canali malati cronici. Focus regionale sulla depurazione

[25 Luglio 2018]

La situazione pugliese non somiglia a quella pesantissima trovata da Goletta Verde in Calabria: “solo” 7 campionamenti su 29 eseguiti tra 17 e il 20 luglio lungo le coste pugliesi dall’equipe tecnica del veliero ambientalista risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, cinque sono “fortemente inquinati”. Nel mirino di Goletta Verde  ci sono sempre canali e foci che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati.

Ecco in  dettaglio delle analisi realizzate da Goletta Verde in Puglia:

In provincia di Foggia, su quattro punti monitorati, uno è stato giudicato fortemente inquinato, ovvero a Manfredonia, alla foce del torrente Candelaro; entro i limiti i risultati dei prelievi effettuati a Peschici, in località Baia Monte Pucci, presso la spiaggia libera La Calenella; a Lesina, Marina di Lesina, alla spiaggia libera di Tammaricelle; e a Manfredonia, alla spiaggia fronte Castello di Manfredonia.

Cinque i punti campionati nella provincia Bat, di cui uno “inquinato”, a Barletta, Litoranea di Ponente, spiaggia a sinistra del porto di Barletta. A Trani in località Boccadoro, allo sbocco della vasca di Boccadoro, i tecnici di Goletta Verde hanno effettuato un prelievo aggiuntivo vista la presenza del progetto di riqualificazione dell’area umida, che ha evidenziato alcune criticità per le quali chiediamo alle istituzioni competenti di fare ulteriori approfondimenti. Entro i limiti, invece, il risultato del prelievo effettuato a Trani, in località Matinelle, presso il molo a destra sulla spiaggia Matinelle; a Margherita di Savoia, nella Riserva Naturale di Salina, alla foce del torrente Carmosina, e sulla spiaggia presso lungomare Cristoforo Colombo; a Bisceglie, Salsello, sulla spiaggia lungomare incrocio Mauro Dell’Olio.

In provincia di Bari, il giudizio è stato di “entro i limiti” su tutti i quattro punti campionati: a Molfetta, Torre Calderina, alla spiaggia Riserva Torre Calderina, Monopoli, in località Castello Santo Stefano, spiaggia sud castello Santo Stefano, Polignano a Mare, spiaggia Lama Monachile, e a Bari, San Giorgio, baia San Giorgio, lato sinistro.

Su cinque punti monitorati in provincia di Brindisi, tre sono risultati “entro i limiti”, ovvero a Torre Guaceto, spiaggia delle Conchiglie; a Ostuni, in località Torre San Leonardo, spiaggia del Pilone, e a Fasano, Egnazia/Savelletri, spiaggia lido Savelletri di Fasano; e due fortemente inquinati: a Brindisi, litorale Apani, foce canale contrada Posticeddu, e a Carovigno, Torre Guaceto, alla foce del canale Reale.

Sono stati sei i punti campionati in provincia di Lecce, di cui solo uno risultato fortemente inquinato, a Castrignano del Capo, Marina di Leuca, al canale di scarico; entro i limiti invece i campionamenti effettuati a Porto Cesaro, in località Torre Lapillo, sulla spiaggia libera; a Nardò, Santa Caterina/Santa Maria, nel punto a mare presso punta dell’Aspide; a Gallipoli, Porto Gaio, a mare presso lo scarico del depuratore; a Otranto, Baia di Otranto, sulla spiaggia Madonna Altomare; e a Vernole, Riserva Naturale Le Cesine-Vernole, spiaggia libera sulla strada provinciale 366 al chilometro 9.

In provincia di Taranto cinque i punti monitorati dai tecnici di Goletta Verde: due sono risultati inquinati, di cui uno fortemente inquinato, rispettivamente a Manduria, San Pietro in Bevagna, alla foce del fiume Chidro, e a Lizzano, Marina di Lizzano, alla foce del fiume Ostone. Entro i limiti i valori riscontrati a Castellaneta Marina, spiaggia libera Borgo Pineto, Pulsano, Baia Capparone, spiaggia libera scogliera, e a Maruggio, Campomarino di Maruggio, spiaggia della Commenda.

Ma la puglia non si discosta dalle altre regioni per quanto riguarda l’informazione ai cittadini: «La cartellonistica informativa, obbligatoria da anni per i comuni, e che dovrebbe avere la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, è quasi completamente assente» dicono i tecnici di Goletta Verde hanno avvistato in Puglia soltanto un cartello a Marina di Lizzano, dove insisteva anche il cartello di divieto di balneazione, nei 29 punti analizzati.

Secondo  Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, «Il risultato del monitoraggio di Goletta Verde è positivo nel suo complesso  anche se permangono criticità su tutti i tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e canali, che ormai risultano malati cronici. Continua a migliorare la situazione sul fronte della depurazione: diminuiscono sia gli impianti che scaricano nel sottosuolo che quelli soggetti a scarichi anomali ma anche il numero dei Comuni pugliesi sottoposti a procedura d’infrazione. Tuttavia ancora il 17% dei depuratori pugliesi continua a non essere conforme alla direttiva europea sulla depurazione mentre procedono gli interventi di potenziamento/adeguamento, compresi quelli per il contenimento delle emissioni odorigene. Viste, inoltre, le numerose iniziative finalizzate ad affinare le acque reflue depurate, chiediamo alla Regione Puglia di puntare al massimo riutilizzo in agricoltura».

Per questo il Cigno Verde pugliese ha presentato un “Focus regionale sulla depurazione” che vi riproponiamo:

Sono 185 gli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati pugliesi, di cui 182 gestiti da Acquedotto Pugliese e 3 gestiti direttamente dai comuni (Lesina Marina, Sannicandro Garganico-Torre Mileto e Volturara Appula).

La scarsa disponibilità idrica superficiale naturale condiziona fortemente la tipologia dei recapiti finali nella nostra regione. Questo comporta che solo il 7% dei recapiti finali dei depuratori è costituito da corpi idrici superficiali, il 75% è costituito da lame e altri corsi d’acqua effimeri/episodici o dal suolo (attraverso trincee drenanti) e il 16% recapita amare. Gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo sono 3 (Lesina Marina, Manduria Vecchio e Casamassima Vecchio, la cui dismissione è prevista entro l’anno), 1 in meno di quelli recapitanti nel sottosuolo nel 2017 (presso l’impianto di Martina Franca è stato recentemente attivato il sistema di scarico a mezzo di trincee drenanti).

Dal monitoraggio effettuato dall’Arpa Puglia nel 2017 (2.438 controlli) emerge che sono scesi a 32 gli impianti di depurazione che nel 2017 hanno presentato una non conformità alla Direttiva comunitaria (91/271) sul trattamento delle acque reflue urbane. Di questi: 14 avevano lavori in corso tali da rendere plausibile un decremento dell’efficienza depurativa (Galatone, Cerignola, Molfetta, Ruvo-Terlizzi, Santeramo in Colle, Andria, Bisceglie, Bitonto, Stornara, Lizzano, Faggiano, Lucera 1, Manfredonia, Vieste). Dei restanti 18,su 6 sono stati già programmati interventi di adeguamento/potenziamento (Monte Sant’Angelo B, Ascoli Satriano, Bari Ovest, Gioia del Colle, San Severo, San Ferdinando di Puglia), su 2 è prevista la dismissione (Casamassima Vecchio, Manduria Vecchio) per i restanti 10 (Carmiano, Orsara di Puglia, Apricena, Castelluccio dei Sauri, San Marco la Catola, San Paolo di Civitate, Sant’Agata di Puglia, Serracapriola, Vico del Gargano, Grottaglie-Monteiasi) si provvederà con la manutenzione straordinaria in attesa di definire la copertura finanziaria per gli interventi di adeguamento e/o potenziamento.

Tra i fattori che possono inficiare il processo depurativo degli impianti ci sono anche gli scarichi anomali (arrivi impropri di acque meteoriche, di vegetazione e di natura lattiero-casearia).  In diminuzione il numero degli impianti più frequentemente soggetto a scarichi anomali: dai 35 dello scorso anno si è passati a 30.

Nell’ultimo biennio 2016-2017, sono stati investiti complessivamente nel settore della depurazione 140 milioni di euro. L’attuale programmazione prevede 198 interventi infrastrutturali volti al miglioramento complessivo del comparto depurativo tra adeguamento, potenziamento della capacità di trattamento e abbattimento delle emissioni odorigene. Di questi, 47 risultano ultimati, 19 in esecuzione e 132 in fase di progettazione.

L’incremento della copertura del servizio di fognatura e depurazione e il contestuale miglioramento dell’efficienza dei depuratori sta comportando un progressivo incremento della produzione dei fanghi di depurazione, che ha subito un forte trend di crescita tra il 2012 (circa 192.000 tonnellate di fango tal quale prodotto) e il 2016 (circa 247.500 tonnellate di fango tal quale prodotto).

Nel 2017, le 246.300 tonnellate di fanghi di depurazione prodotte sono state così conferite: il 10% direttamente in agricoltura, il 47% in impianti di compostaggio o di produzione di gessi di defecazione fuori Regione, il 7% in impianti di compostaggio all’interno del territorio pugliese e il 36% in discarica. In base alle ultime stime, a regime, la produzione di fanghi dovrebbe attestarsi su un valore di circa 380.000 tonnellate/anno. La progressiva riduzione delle superfici disponibili al riutilizzo in agricoltura e la ridotta disponibilità degli impianti di compostaggio regionali ad accettare il fango prodotto dai depuratori, ha indotto Acquedotto Pugliese (dal 2014 in poi) a portare il fango fuori Regione e in discarica.

Nell’aggiornamento del Piano Regionale per la gestione dei rifiuti urbani, attualmente in fase di adozione, la Regione Puglia ha previsto la riduzione dei fanghi all’interno degli stessi depuratori, in attesa della realizzazione di nuovi impianti di compostaggio. In particolare, Acquedotto Pugliese entro il 2020 installerà sugli impianti gestiti 60 nuove stazioni di disidratazione dei fanghi di ultima generazione.

Le gigantesche centrifughe, destinate alla disidratazione dei fanghi, consentiranno una sostanziale riduzione degli stessi: a regime circa 35 mila tonnellate all’anno in meno. Il risparmio all’anno, calcolato in termini di minori spese per l’allontanamento dei fanghi dagli impianti di depurazione, sarà di circa 5 milioni di Euro. Il costo relativo allo smaltimento dei fanghi della depurazione è tra le voci più significative del bilancio di Acquedotto Pugliese e, di conseguenza, della bolletta idrica a carico dei cittadini: 29 milioni di euro.

Negli ultimi anni, la Regione Puglia ha messo in campo numerose iniziative finalizzate ad incentivare il riuso delle acque reflue in agricoltura, finanziando n.25 interventi di adeguamento degli impianti depurativi al rispetto del DM 185/2003 e del R.R. n. 8 del 18.04.2012 e di risanamento/realizzazione di sistemi di distribuzione irrigua: Carovigno, San Pancrazio Salentino, Acquaviva, Cassano delle Murge,  Fasano, Sammichele di Bari,  Gioia del Colle, Barletta, Castellaneta, Castellana Grotte, Santa Cesarea Terme, Trani, Bisceglie, Pulsano, Faggiano, Conversano, Corato, Tricase, Zapponeta, Corsano, Ugento, San Donaci, Gravina di Puglia, Martina Franca e Molfetta-Ruvo-Terlizzi.

In Puglia, nel 2017, è stata riutilizzata l’acqua affinata presso gli impianti di Corsano (volume riutilizzato 2017 in agricoltura 148.160 mc/anno), Gallipoli (volume riutilizzato 2017 in agricoltura 122.074 mc/anno), Ostuni (volume riutilizzato 2017 in agricoltura 131.558 mc/anno), Casarano (volume riutilizzato 2017 in agricoltura 500 mc/anno) e Fasano. Dai primi mesi del 2017, il Lago Milecchia viene alimentato con le acque affinate a Noci (volume affinato nel 2017 351.689 mc/anno), mentre il sistema integrato di affinamento e riuso di Acquaviva delle Fonti è partito a maggio 2017. A S. Pancrazio Salentino e a Trinitapoli, l’acqua, seppur affinata, non viene ancora distribuita in attesa dell’esecuzione dei lavori sulla rete irrigua, di competenza dei Consorzi di bonifica.

Dei 27 agglomerati originariamente interessati dalla procedura di infrazione n. 2014/2059 ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (91/271/CEE), 21 risultano conformi e per gli stessi, congiuntamente al Ministero dell’Ambiente, sono in corso le procedure per l’esclusione dall’infrazione. Per i restanti 6, che ad oggi non sono ancora conformi o perché sottodimensionati o per superamento dei limiti allo scarico (Andria, Ascoli Satriano, Bari, Castrignano del Capo, San Severo e Volturino), sono previsti interventi di adeguamento che consentiranno di conseguire la conformità alla direttiva 91/271/CEE secondo la seguente scansione temporale: Andria e Bari nel 2019; Volturino e Castrignano del Capo nel 2020; Ascoli Satriano e San Severo nel 2022.

Con riferimento alla precedente procedura n.2004/2034, i n. 3 agglomerati oggetto di condanne della Corte di Giustizia Europea in materia di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue sono Casamassima, Porto Cesareo e Taviano. Allo stato attuale le prime due criticità saranno definitivamente risolte entro l’anno solare, quella di Taviano è subordinata al dissequestro dell’area di cantiere a cura dell’Amministrazione Comunale.

La portavoce di Goletta Verde, Katiuscia Eroe, conclude: «La maladepurazione è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza. Il nostro Paese è stato già condannato a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più ulteriori 30 milioni ogni sei mesi finché non si metterà in regola. Si tratta di un costo che ricade direttamente sulle tasche dei cittadini e che, invece, avrebbe potuto rappresentare una risorsa da spendere più utilmente per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro, Il nostro monitoraggio come ripetiamo sempre non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali. La fotografia scattata da Goletta Verde ci restituisce un’istantanea che denota come vi siano casi cronici, situazioni critiche che segnaliamo da anni, ma per le quali evidentemente nulla è stato fatto. Per questo Legambiente anche quest’anno affiancherà alla denuncia pubblica sullo stato delle acque anche un’azione giuridica, presentando nuovi esposti alle autorità competenti per chiedere di verificare le cause di queste criticità e denunciare i responsabili secondo le nuove norme previste dalla legge sugli ecoreati. Esposti già presentati in alcuni casi lo scorso che hanno portato a sequestri e denunce, ma che evidentemente ancora non bastano per risolvere una situazione a dir poco complessa».