Goletta Verde: in Friuli-Venezia Giulia ancora criticità per la depurazione

Fuorilegge 2 degli 11 punti monitorati lungo i 111 chilometri di coste

[23 Giugno 2015]

Goletta Verde fa la sua prima tappa italiana in Friuli-Venezia Giulia, una delle regioni italiane con un deficit depurativo più alto e quella con più sanzioni dell’Ue per l’assenza di impianti di depurazione o fognatura.
I tecnici del veliero di Legambiente non sono quindi rimasti sorpresi dal fatto che le foci dei fiumi e dei canali continuano a mettere a rischio la salute del mare del Friuli-Venezia Giulia. Il risultato è che «Degli otto punti monitorati da Legambiente lungo i 111 chilometri di costa friuliana due punti sono risultati “fuorilegge” e quindi con una carica batterica almeno del doppio rispetto ai limiti consentiti dalla legge. Fortemente inquinato” è risultato il prelievo effettuato nel comune di Muggia, in provincia di Trieste (presso lo sbocco del canale di via Battisti), mentre con un carico inquinato minore ma pur sempre oltre i limiti di legge (giudizio “inquinato”) sono risultate le acque prelevate presso la foce del fiume Tagliamento, nel comune di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine. Entrambi i punti non vengono campionati dalle Autorità competenti.
Nella norma il carico batterico a Trieste davanti al lungomare Benedetto Croce di Barcola; a Duino-Aurisina, presso la spiaggia di Sistiana; a Marina Julia a Monfalcone; presso la foce del fiume Isonzo e la spiaggia presso l’incrocio di viale del Sole in via Svevo, entrambi nel comune di Grado, in provincia di Gorizia. Nel comune di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine infine il prelievo effettuato presso il lungomare Trieste (nei pressi dell’incrocio di via Gorizia) è risultato entro i limiti di legge.
Legambiente chiede che «Regione e amministrazioni comunali, sia dei centri costieri che dell’entroterra, si attivino immediatamente per risolvere i gravi deficit depurativi ancora presenti e non compromettere ulteriormente una delle principali risorse di questo territorio».
Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde, ha sottolineato che «La situazione dei nostri mari risente inevitabilmente del forte deficit depurativo che vive l’Italia, dove secondo le ultime stime dell’Istat e del Governo tre italiani su dieci non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori e il 40% dei nostri fiumi risultano gravemente inquinati. Sono passati dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi, ma piuttosto di agire non abbiamo fatto altro che collezionare multe. A pagare l’immobilismo cronico delle istituzioni, quando siamo prossimi ormai alla terza sentenza di condanna prevista per gennaio 2016, saranno al solito i cittadini. In questa regione in particolare, visto che secondo il rapporto della “Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche” la multa in arrivo sarà di circa 66 milioni di euro pari a 53,6 euro per ogni cittadino, sette volte la media nazionale di 8,1 euro”».
Tutte le regioni italiane sono nel mirino dell’Ue: l’ultima procedura arrivata nel 2014 riguarda anche 8 agglomerati urbani del Friuli-Venezia Giulia nei quali sono state riscontrate “anomalie” del trattamento dei reflui. Un problema ben noto, visto che, secondo i dati Istat 2012, la Regione è dopo la Sicilia quella meno virtuosa ) per quanto riguarda il trattamento dei carichi inquinanti di origine civile che arrivano negli impianti di depurazione con un trattamento di tipo secondario o avanzato. Il Cigno Verde evidenzia che «Ben oltre la metà (il 52,1%) dei reflui civili non viene adeguatamente trattato (non viene cioè sottoposto a un trattamento secondario e terziario) e apporta così il suo carico inquinante nelle aste fluviali o a mare. Una percentuale ben al di sotto della media del nord Italia dove la media di carichi adeguatamente trattati raggiunge circa il 60%>.
Andrea Wehrenfennig, della segreteria di Legambiente Friuli-Venezia Giulia, conclude: «I giudizi di Goletta Verde confermano quello che chiediamo da anni: che si investa in maniera seria in questa regione per rendere finalmente i corsi d’acqua una risorsa e non una minaccia per l’ambiente. Il Governo ha recentemente stanziato altri fondi per risolvere l’emergenza, si tratta ora di portare finalmente a cantiere i progetti che attendono da tempo di essere eseguiti. Un impegno a tutela del nostro mare che deve estendersi anche agli altri Stati che si affacciano su questo tratto di Adriatico con una gestione integrata e coordinata delle politiche ambientali, ma anche le attività di pesca, portualità e trasporto marittimo commerciale, partendo così abbiamo fatto nei giorni scorsi dal fermare le trivellazioni petrolifere che ancora minacciano questo delicato bacino».