Glisofato della Monsanto, l’Aiab: «Ue ed Italia lo vietino subito»

Iarc boccia l’erbicida più diffuso, probabile cancerogeno? Monsanto: «Scienza spazzatura»

[24 Marzo 2015]

In un recentissimo studio (Carcinogenicity of tetrachlorvinphos, parathion, malathion, diazinon, and glyphosate) pubblicato su The Lancet Oncology  un team di ricercatori dell’ International Agency for Research on Cancer (Iarc) chiede all’Unione europea ed ai Paesi membri, Italia compresa, di prendere immediatamente le misure necessarie per proteggere agricoltori e consumatori dal Glifosato, cioè dal principio attivo di uno degli erbicidi più diffusi al mondo, il Roundup della Monsanto, che è stato classificato come «probabile cancerogeno per gli esseri umani» e che è da sempre nel mirino degli ambientalisti e degli agricoltori biologici.

Proprio l’associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab) sottolinea che «Il Glifosato è utilizzato in almeno 750 prodotti per l’agricoltura, il giardinaggio, il trattamento degli spazi urbani e nel nostro Paese viene irrorato con disinvoltura su campi e giardini: è il diserbante più usato da noi. Non dobbiamo infatti metterlo solo in relazione all’uso degli Ogm, pur ricordando che la Monsanto commercializza soia, mais, cotone e colza Roundup Ready tolleranti applicazioni dell’erbicida e che rappresentano la gran parte della superficie mondiale geneticamente modificata».

La Monsanto ha risposto immediatamente affermando che tutti i prodotti che contengono Glifosato «sono sicuri per la salute umana» e che questo è confermato «da uno dei più ampi database salute umana a livello mondiale mai compilati su un prodotto agricolo. In effetti, ogni erbicidi a base di Glifosato sul mercato soddisfa i rigorosi standard fissati dalle autorità di regolamentazione e della salute per proteggere la salute umana».

La multinazionale degli Ogm  dice che i dati della ricerca Iarc sono in contraddizione con quelli dalle agenzie di regolamentazione –  la più di recente realizzata dal governo tedesco, a nome dell’Unione europea. Inoltre lo studio Iarc avrebbe «volutamente ignorato decine di studi scientifici – studi di tossicità genetica in particolare – che supportano la conclusione che il Glifosato non è un rischio per la salute umana» e non sarebbe sostenuto da dati scientifici. Poi Monsanto dice che «La Classificazione Iarc  non stabilisce un legame tra Glifosato ed un aumento del cancro.  E’ importante mettere le classificazioni della Iarc nella giusta prospettiva. La Iarc ha classificato numerosi oggetti di uso quotidiano nella categoria 2, tra cui il caffè, i telefoni cellulari, l’estratto di aloe vera e le verdure sottaceto, oltre a professioni come il barbiere e friggere in cucina».

Alla Monsanto che ha definito quella della Iarc «Scienza spazzatura di un ente senza potere regolatorio», risponde Luca Colombo, segretario generale di Firab, la Fondazione per la ricerca nel biologico, «Una reazione arrogante e violenta. Dobbiamo aspettarci un grande lavoro delle lobby a Bruxelles per evitare che il loro prodotto di punta venga danneggiato dalla ricerca libera. Per questo occorre una mobilitazione dell’opinione pubblica, degli agricoltori e dei consumatori per fare in modo che il dossier aperto dallo Iarc venga affrontato dalle autorità nazionali e comunitarie il prima possibile».

Il presidente di Aiab, Vincenzo Vizioli, non sembra aver dubbi: «Che il Glifosato faccia male alla salute dell’uomo e dell’ambiente, che si accumuli nei cibi e nell’acqua, lo sappiamo da anni e da anni combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui. Ora anche le agenzie delle Nazioni Unite (lo Iarc fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) indicano vari principi attivi come potenzialmente lesivi della salute in forma grave. Lo studio dello Iarc  non solo riporta la “probabile cancerogenicità” del Glifosato, ma rileva la correlazione fortissima con danni riscontrabili sul Dna umano: molti lavoratori esposti hanno sviluppato una alta vulnerabilità al linfoma non Hodgkin. La chimica nelle campagne significa la chimica nel piatto: ora spetta all’Unione europea trarre le conclusioni sul Glifosato e sugli altri quattro pesticidi che sono ritornati di prepotenza sul banco degli accusati dopo lo studio riportato da Lancet quattro giorni fa: Diazinon, Malathion, Parathion, Tetraclorvinfos. Queste sostanze vanno bandite dalle nostre campagne e dai nostri giardini. L’agricoltura biologica dimostra che se ne può fare a meno con facilità e vantaggi per tutti».