Esperti Onu: «Le sanzioni Usa violano i diritti del popolo iraniano all’ambiente, alla salute e alla vita puliti»

Le sanzioni su combustibili e auto hanno un effetto pesantissimo sulla salute degli iraniani e dei profughi afghani

[21 Dicembre 2022]

«In Iran, le sanzioni statunitensi stanno contribuendo al danno ambientale e impediscono a tutte le persone in Iran, inclusi migranti e rifugiati afgani, di godere pienamente dei loro diritti alla salute e alla vita e contribuiscono a ulteriori fattori negativi come l’inquinamento atmosferico». A dirlo in una comunicazione sulla situazione ambientale in Iran e un team di esperti indipendenti dell’Onu: Alena Douhan, relatrice speciale Onu sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani; Ian Fry, relatore speciale sulla promozione e protezione dei diritti umani nel contesto del cambiamento climatico; Livingstone Sewanyana, esperto sulla promozione di un ordine internazionale democratico ed equo;  Obiora C. Okafor , esperto in diritti umani e solidarietà internazionale; Richard Bennett, relatore Speciale sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan.

I 5 esperti indipendenti Onu ricordano che «Come molti paesi, l’Iran ha problemi ambientali. Le sanzioni non solo impediscono al governo iraniano di affrontarle in modo efficace; contribuiscono a peggiorare le sfide.L’inquinamento atmosferico è una preoccupazione particolare nel paese, poiché secondo quanto riferito causa livelli più elevati di malattie respiratorie e di altro tipo che portano a 4.000 morti premature all’anno a Teheran e 40.000 morti premature all’anno in tutto l’Iran. Non sorprende che Teheran sia una delle città più inquinate del mondo. Le sanzioni statunitensi costringono le persone a prolungare l’uso di veicoli più vecchi che bruciano carburante in modo meno efficiente, rendendo impossibile all’Iran ottenere attrezzature e tecnologia per ridurre le emissioni dei veicoli. Gli sforzi degli Stati Uniti per far rispettare le sanzioni minacciando di penalizzare le società straniere che fanno affari in Iran hanno portato le case automobilistiche straniere a lasciare il Paese. Quindi l’Iran deve fare affidamento su motori e altre apparecchiature di produzione locale che non possono utilizzare le ultime tecnologie».

Nella comunicazione gli esperti dicono che «Le sanzioni hanno anche indotto le compagnie energetiche straniere ad abbandonare i progetti per costruire grandi centrali solari in Iran per produrre elettricità su una scala che le entità iraniane non potevano replicare. Anche questo è il risultato delle sanzioni, poiché impediscono gli investimenti stranieri”.

I titolari del mandato hanno notato che le sanzioni impediscono agli scienziati iraniani di impegnarsi in progetti di ricerca ambientale congiunti all’estero e impediscono persino agli iraniani di accedere a database e corsi online su questioni ambientali e sostenibilità. “Gli effetti delle sanzioni sul diritto all’istruzione e sul diritto a beneficiare del progresso scientifico stanno anche bloccando i progressi nel miglioramento dell’ambiente dell’Iran». E, mentre tutto il mondo si indigna giustamente per i diritti violati delle donne e delle minoranze in Iran e per la dura repressione, le uccisioni per strada e le condanne a morte di oppositori eseguita dal  regime teocratico di destra, gli esperti Onu hanno fatto notare che «L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto il diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile in una risoluzione approvata nel luglio 2022 e gli Stati Uniti hanno votato a favore di questa risoluzione. Gli Stati Uniti ovviamente riconoscono un ambiente pulito come un diritto che influisce su altri diritti umani. Gli Stati Uniti hanno indicato la qualità ambientale come importante per la salute umana quando quest’anno hanno accettato di cooperare con l’Organizzazione mondiale della sanità su attività legate all’ambiente e alla salute».

Anche perché l’inquinamento colpisce tutti le iraniane e gli iraniani, comprese/i quellle/i che sfidano coraggiosamente in piazza il regime teocratico e i suoi feroci miliziani.

Douhan, Fry, Sewanyana, Okafor e Bennett concludono: «Le sanzioni contro l’Iran contraddicono quella che sembra essere una chiara posizione degli Stati Uniti su questo argomento. È tempo che le sanzioni che impediscono all’Iran di migliorare l’ambiente e ridurre gli effetti negativi sulla salute e sulla vita vengano alleggerite o revocate completamente in modo che gli iraniani possano accedere al loro diritto a un ambiente pulito, al diritto alla salute e alla vita, e altri diritti associati a condizioni ambientali favorevoli».

Intanto, secondo l’agenzia Fars, uno degli uomini più potenti della Repubblica Islamica, Ehsan Khandozi, ministro dell’economia e delle finanze e portavoce economico del governo del presidente Raisi, ha annunciato che «Il volume delle esportazioni di petrolio e gas dell’Iran negli ultimi 8 mesi ha registrato un aumento pari a 360% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Khandozi ha aggiunto che quest’estate la crescita economica dell’Iran nel settore industriale è dell’8,7%, nel settore minerario del 7,3%, del petrolio del 10,4%, dei servizi del 2,4%, mentre il settore agricolo iraniano ha avuto una crescita pari allo 0,8% (meno dell’1%)». Dati che dipendono probabilmente dall’aumento delle esportazioni petrolifere e di altre materie prime verso Pakistan, India, Cina e altri Paesi asiatici che non aderiscono al boicottaggio occidentale, ma che sono in contraddizione con quanto sta succedendo in Iran dove alle proteste di donne e studenti si sono uniti anche gli operai dei grandi impianti petroliferi che erano già in agitazione – anche con scioperi – da mesi.

Qualche spiraglio sul fronte negoziale sembra aprirsi: l’agenzia ISNA dà notizia che alla conferenza di Baghdad in corso nella capitale della Giordania  Amman, «Il ministro degli esteri della Repubblica islamica, Hossein Amir Abdollahian ha incontrato e tenuto consultazioni con Josep Borrell, rappresentante per la politica estera dell’Ue, nell’area di Bahr al-Mit in Giordania. All’incontro ha partecipato anche il coordinatore dell’Ue sull’accordo nucleare, Enrique Mora». Il tema principale dei negoziati è stato il ripristino del Piano d’azione congiunto globale (JCPOA) sul nucleare iraniano firmato dall’Iran e dal G5+1 (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Usa) e stracciato dall’ex presidente Usa Donald Trump che ha imposto le nuove sanzioni contro l’Iran.