Covid o no, nelle scuole c’è (e già c’era) anche un notevole problema di inquinamento indoor
Come migliorare? Ad esempio riducendo il sovraffollamento nelle aule, uno dei veri nemici del benessere degli studenti da tutti i punti di vista
[5 Agosto 2020]
L’inquinamento dell’aria non resta fuori dalle mura domestiche. Lo si sa da tempo, e tanto meno resta fuori dalle scuole. Un dato valga su tutti: nelle classi dove è stato svolta una delle più importanti indagini, sono stati rilevati valori di concentrazione di CO2 che superano per più dell’80% del tempo la soglia massima suggerita. Un tema che l’Arpa Toscana rispolvera – non certo a caso – nel bel mezzo del dibattito sulla ripresa prossima del’attività scolastica di ogni ordine e grado che potrebbe cogliere nell’emergenza, l’occasione di risolvere due problematiche contemporaneamente. A partire dal ridurre il sovraffollamento nelle aule, uno dei veri nemici del benessere degli studenti da tutti i punti di vista.
Già ante Covid, spiega l’Agenzia regionale, “il problema della scarsa qualità ambientale degli edifici scolastici era ben nota: si pensi in primis al problema dell’esposizione al particolato e agli altri inquinanti aero-dispersi che impatta negativamente sullo sviluppo cognitivo e quindi sul rendimento scolastico degli studenti”.
È stato infatti dimostrato che nelle scuole con i più bassi livelli di polveri ultrafini da traffico veicolare, particelle di carbonio e biossido di azoto, gli indicatori dello sviluppo cognitivo segnano fino a un +13% (come attenzione e capacità di memorizzazione) rispetto alle scuole con una scarsa qualità dell’aria e presenza di più alte concentrazioni di inquinanti.
Uno studio recente spiega molte cose, anche se limitato ad una sola città: Torino. Con la campagna “Che aria tira?”, spiega sempre Arpat, condotta dal Comitato Torino Respira, sono state monitorate 121 scuole torinesi attraverso l’installazione di provette per il monitoraggio del biossido di azoto. Quello che è emerso è che:
- il 99% delle scuole presenta valori superiori al valore di 20 µg/m3 al di sopra del quale si osservano effetti negativi sulla salute
- il 40% delle 71 scuole dell’infanzia e primarie analizzate presenta valori oltre i limiti di legge
alcune scuole del centro e persino all’interno della ZTL sono fuori dai limiti di legge.
Il progetto di ricerca “Il cambiamento è nell’aria” promosso dalla Libera Università di Bolzano – con la collaborazione di ricercatori e dottorandi dell’Università Iuav di Venezia e delle Università di Trento e Padova – e dall’azienda Agorà, ha indagato la qualità dell’aria negli edifici scolastici italiani attraverso il monitoraggio continuo di temperatura, umidità, concentrazione di CO2 e illuminamento, mettendoli in relazione anche al comportamento degli studenti e alla normativa di riferimento (in particolare, la EN 16798-1: 2019).
Sono stati quindi rilevati valori – come detto in precedenza – di concentrazione di CO2 che superano per più dell’80% del tempo la soglia massima suggerita; per quanto riguarda la portata di ventilazione si è attestata sotto la soglia minima prescritta per oltre il 95% del tempo di esposizione. I dati indicano anche come un ricorso alla ventilazione naturale, anche se fosse più esteso di quanto già fatto nelle due settimane (le finestre sono risultate completamente chiuse per meno della metà del tempo), difficilmente potrebbe garantire i tassi di ricambio richiesti.
Quando si pensa all’inquinamento delle scuole non possiamo dimenticare anche i problemi di carattere acustico. Ma cosa si può fare per limitare l’inquinamento negli edifici scolastici?
Le raccomandazioni per garantire un’adeguata qualità dell’aria nelle classi elaborate dalla Cattedra UNESCO per l’educazione alla salute e lo sviluppo sostenibile e dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) prevedono dallo stop al sovraffollamento delle classi all’importanza dell’igiene personale degli alunni fino all’ottimale ventilazione e pulizia delle aule; dall’installazione di termostati e dal monitoraggio continuo di Radon e PM10/PM2.5 alla piantumazione di barriere verdi intorno agli edifici scolastici, valutando anche l’opportunità di utilizzare per l’indoor piante in grado di assorbire inquinanti e l’uso di purificatori d’aria capaci di eliminare anche i virus.
Per quanto riguarda l’inquinamento acustico vengono segnalate soluzioni semplici e a basso costo come ad esempio “una buona manutenzione di porte e finestre per migliorare l’isolamento o l’installazione di controsoffitti per contribuire all’abbassamento del riverbero”. Si potrebbe, spiega sempre Arpat, pensare ad implementare una didattica all’aperto, valorizzando lo spazio esterno agli edifici scolastici, quale occasione alternativa di apprendimento.