Le soluzioni proposte dall'Università di Oxford

Come tagliare il “final 25%” di emissioni climalteranti difficili e arrivare al net zero

Più proteine alternative come carne coltivata, carne vegetale, insetti e microalghe, utilizzare i terreni semidesertici per la rimozione dei gas serra, produrre plastica senza petrolio

[5 Agosto 2021]

L’elettricità, i trasporti e il riscaldamento rappresentano un enorme 80% delle emissioni di gas serra e sono la prima linea della battaglia per raggiungere il Net Zero. Ma all’Università di Oxford avvertono che «raggiungere il Net Zero significa anche fare i conti con il 20% di emissioni difficilmente raggiungibile: agricoltura, plastica, cemento e rifiuti, ed estrarre almeno il 5% in più di CO2 dall’atmosfera per tenere conto delle emissioni di cui semplicemente non possiamo liberarci». Tutto questo, insieme è noto come il “Final 25%” e il Net Zero non può essere raggiunto senza affrontare questo zoccolo duro difficile da scalfire e costituito da una serie di emettitori di gas serra che sono più difficili da individuare rispetto alle centrali elettriche, emissioni non possono essere mitigate premendo un interruttore o acquistando una nuova auto, ma che insieme, rappresentano una tonnellata di gas serra su 4.

Per indagare sui problemi e suggerire percorsi politici per la nuova innovazione, la Smith School of enterprise and the environment di Oxford ha pubblicato oggi i risultati del progetto “Final 25%” e spiega che «Il progetto ha fatto appello alle competenze dell’industria leader, degli investitori, del mondo accademico, della società civile e delle menti politiche per tracciare roadmap  di investimenti» che rendano possibile arrivare al Net Zero. Ne sono venuti fuori 3 rapporti che riguardano: l’uso di polimeri; soluzioni basate sulla natura per la rimozione dei gas serra; proteine ​​alternative.

Uno degli autori del rapporto conclusivo, il direttore della Smith School, Cameron Hepburn, sottolinea che «Se vogliamo raggiungere il Net Zero, dobbiamo affrontare le emissioni Final 25% identificate nei nostri tre rapporti. Tuttavia, ridurle o eliminarle significherà alcuni cambiamenti reali e sono necessari investimenti significativi nella ​​ricerca e sviluppo per assicurarsi che questo avvenga. Possiamo farlo e le soluzioni innovative e fantasiose contenute in questi rapporti potrebbero portarci lì».

Per tagliare il Final 25%, iI rapporti prendono in considerazione anche una serie di modi fantasiosi e talvolta impegnativi: utilizzo di terreni semi-aridi e salini per coltivare piante sia come materie prime che per la rimozione dei gas serra; utilizzo di biomassa e CO2 atmosferica  per creare polimeri sostenibili: proteine ​​alternative, comprese piante, insetti e alghe, che libererebbero terreno da utilizzare per servizi ambientali come la rimozione dei gas serra naturali.

La principale autrice del rapporto finale, Katherine Collett, evidenzia che «Mitigare il cambiamento climatico richiede più che il passaggio alla produzione di elettricità rinnovabile; sono già necessari investimenti in settori più difficili da abbattere. Per raggiungere il Net Zero, le intersezioni tra plastica, proteine ​​e piante, tre sistemi apparentemente non collegati, potrebbero essere la chiave. I nostri rapporti esplorano in dettaglio il potenziale di questi sistemi, indicando la via da seguire per la ricerca, lo sviluppo delle politiche, la regolamentazione e le opzioni di finanziamento».

Un altro autore del rapporto finale, Brian O’Callaghan, capo dell’Economic Recovery Project  di  Oxford, spiega a sua volta: «All’ombra del Covid-19, gli investimenti governativi nell’innovazione verde possono sia aiutare a limitare il cambiamento climatico sia a creare nuove industrie che siano le potenze della crescita economica. a lungo termine. Durante la crisi finanziaria globale, collegandosi ai precedenti programmi di investimento verde, gli Stati Uniti hanno investito molto nella ricerca e nello sviluppo delle energie rinnovabili. Quell’investimento ha prodotto molti multipli. Oggi, i governi potrebbero fare progressi simili nell’agricoltura e nell’industria».

Ecco in sintesi cosa dicono i rapporti Final 25%:

Industrial need for carbon in products: Sul problema della plastica nell’ambiente c’è una notevole consapevolezza internazionale. Il rapporto sottolinea che la necessità di materiali a base petrolchimica, inclusi polimeri (plastica), asfalto, fibra di carbonio, prodotti farmaceutici, lubrificanti, solventi e fertilizzanti, non scomparirà presto: sono indispensabili nei moderni sistemi economici e sociali. Per raggiungere il Net Zero sono necessari nuovi approcci. In particolare, sono urgentemente necessarie soluzioni per la produzione di materie plastiche sostenibili, che sono in gran parte prodotte con il petrolio come materia prima.

Il rapporto sostiene che  «La ricerca sulle alternative sostenibili alle materie prime deve essere accelerata, oltre a considerare cosa accadrà al prodotto alla fine della sua vita: verrà riciclato, biodegradato o seppellito?» e raccomanda: Utilizzo di  materie prime alternative sostenibili, come impianti a biomassa e CO2 dall’atmosfera per creare la plastica. Aumentare i tassi di riciclaggio, che sono stati storicamente inferiori al 10%, progettando prodotti da riciclare e studiando tecnologie di riciclaggio alternative. Politiche  per richiedere che la produzione di polimeri sostenibili aumenti nel tempo, consentendo all’industria di svilupparsi e passare a nuovi prodotti.

The Climate Impact of Alternative Proteins: I prodotti animali rappresentano il 16% delle emissioni totali di gas serra e si prevede che questa cifra aumenterà fino al 35% entro 2050 a causa dell’aumento della domanda di prodotti animali, trainato dall’aumento della ricchezza dei consumatori nelle economie emergenti come India e Cina.

Il rapporto raccomanda di accelerare l’utilizzo di «Fonti alternative di proteine, comprese le proteine ​​vegetali tradizionali (es. tofu, noci, piselli, fagioli), insetti, micoproteine ​​(es. prodotti prodotti da Quorn), alghe (es. spirulina), proteine ​​derivate da batteri, e carne coltivata. Oltre al potenziale per produrre emissioni quasi zero, l’uso di queste alternative significa che i pascoli possono essere ripristinati ecologicamente e fornire la rimozione naturale dei gas serra».

Secondo i ricercatori, per ridurre queste emissioni, sono necessarie urgenti ricerche su: Carne batterica e coltivata; Nuove materie prime vegetali per micoproteine ​​e insetti; Fertilizzanti verdi. Mappare il potenziale della conversione dei terreni agricoli per la rimozione naturale dei gas serra.

Nature-based ‘sinks’ for CO2 and sources of carbon feedstocks: La natura può essere utilizzata come pozzo di carbonio, sia rimuovendo le emissioni dall’atmosfera che come fonte di materie prime ad alto contenuto di carbonio, sotto forma di piante. Per capire come la natura può svolgere questi due ruoli, il rapporto esplora tre opzioni principali, avvertendo però che «Sono necessarie ulteriori ricerche per poterle ampliare». Le tre opizioni sono: Prendere in considerazione l’utilizzo di terreni agricoli sfavorevoli, come regioni semi-aride e terreni salini, per coltivarli. Questi possono rimuovere la CO2 dall’atmosfera e fornire materie prime per prodotti come la plastica. Come discusso nel rapporto sulle proteine ​​alternative, i pascoli e altre regioni recentemente deforestate possono essere lasciati al rimboschimento, che fornisce un altro pozzo di CO2. Inoltre, il carbonio stoccato nel suolo potrebbe essere aumentato, per fornire un ulteriore pozzo di carbonio e, potenzialmente, aumentare i raccolti.