Il cartello dei camion in Ue: 14 anni di «accordi collusivi» contro consumatori e ambiente

Dalla Commissione europea multa di 2,93 miliardi di euro a Man, Volvo-Renault, Daimler, Iveco e Daf

[20 Luglio 2016]

Sulle strade europee circolano oggi più di 30 milioni di camion, che effettuano circa i tre quarti del trasporto di merci su gomma in Europa, con considerevoli impatti in termini di emissioni inquinanti e climalteranti. Questo è noto, ma c’è di più: la Commissione europea ha accertato che i costruttori Man, Volvo-Renault, Daimler, Iveco e Daf hanno violato la normativa antitrust dell’Ue per 14 anni – dal 1997 al 2011 – formando un cartello all’interno del quale «hanno stretto accordi collusivi in materia di prezzi degli autocarri e sul trasferimento ai clienti dei costi per conformarsi a norme più rigorose in materia di emissioni».

Margrethe Vestager, commissaria alla Concorrenza, ha sottolineato come sia «inaccettabile» che tali costruttori, «che insieme producono i nove decimi degli autocarri medi e pesanti costruiti in Europa, facessero parte di un cartello anziché essere in concorrenza tra di loro. Per 14 anni hanno stretto accordi collusivi in materia di prezzi e di trasferimento ai clienti dei costi per adeguarsi alla normativa ambientale». La Commisione ha dunque comminato un’ammenda di 2,93 miliardi di euro: «In questo modo inviamo un chiaro messaggio alle imprese – ha dichiarato Vestager – i cartelli sono inaccettabili».

La collusione individuata dalla Commissione riguardava le nuove tecnologie di riduzione delle emissioni previste dalle norme ambientali da Euro III a Euro VI, e più nello specifico il coordinamento sulla tempistica e sul trasferimento ai clienti dei costi delle tecnologie di riduzione delle emissioni per rendere gli autocarri conformi alle norme di nuova introduzione in tale ambito. La collusione non era tuttavia finalizzata a evitare o manipolare la conformità alle nuove norme in materia di emissioni. Un’altra pesante batosta per la credibilità delle major nel settore automobilistico e dell’autotrasporto dopo il dieselgate scoppiato in casa Volkswagen – e ancora lungi dall’essere chiuso, quanto meno in territorio europeo – negli scorsi mesi.