Human Rights Watch: «Porre fine alla persecuzione degli attivisti pacifici»

Cambogia: 3 giovani ambientalisti arrestati e condannati per offesa al Re

Avevano filmato lo scarico delle fogne del palazzo reale direttamente in un fiume

[23 Giugno 2021]

Il 16 giugno 2021, la polizia cambogiana ha arrestato, nella capitale a Phnom Penh,  Sun Ratha, 26 anni, Ly Chandaravuth, 22 anni, e Seth Chhivlimeng, 25 anni, e Yim Leanghy, 32 anni, nella provincia di Kandal, a quanto pare colpevoli di aver documentato che delle acque reflue vengono scaricate direttamente nel fiume Tonle Sap vicino al Palazzo Reale. Il 20 giugno, un tribunale  ha accusato Ratha e Leanghy di “cospirazione” e lesa maestà (“insulto al re”) ai sensi degli articoli 453 e 437 bis del codice penale cambogiano e Chandaravuth di “cospirazione”. Se condannati, rischiano da 5 a 10 anni di carcere e multe fino a 10 milioni di riel (2.500 dollari). Le autorità cambogiane  hanno anche condannato in contumacia Alejandro Gonzalez-Davidson, un Cittadino spagnolo fondatore di Mother Nature Cambodia, l’associazione nella quale militano gli ambientalisti cambogiani arrestati e condannati. Gonzalez-Davidson era stato espulso dalla Cambogia nel  2015. Chhivlimeng è stato rilasciato senza accuse

Dopo la sentenza, Human Rights Watch ha detto che «Il governo cambogiano dovrebbe immediatamente abbandonare le accuse di cospirazione infondate e di “insulto al re” contro quattro attivisti ambientali affiliati al gruppo ambientalista Mother Nature Cambodia e rilasciare i tre in custodia cautelare».  Phil Robertson, vicedirettore per l’Asia di Human Rights Watch, ha ricordato che «Il governo cambogiano ha intensificato la sua campagna per mettere a tacere gli attivisti che sostengono pacificamente la protezione dell’ambiente. I governi stranieri, il team nazionale delle Nazioni Unite e i donatori internazionali dovrebbero chiedere alle autorità cambogiane di ritirare le loro assurde accuse contro gli attivisti ambientali e condannare pubblicamente qualsiasi ulteriore repressione dell’attivismo pacifico»

Un portavoce del ministero dell’Interno della Cambogia  ha affermato che «Le autorità hanno la prova che la ribelle Mother Nature Cambodia ha utilizzato finanziamenti stranieri per cercare di rovesciare il governo», ma non ha reso pubblica nessuna prova.

In realtà Mother Nature Cambodia è una vera e propria spina nel fianco del governo dittatoriale. Questi coraggiosissimi giovani ambientalisti rivendicano pubblicamente  il fatto che la loro organizzazione «Sta combattendo per mettere fine alla distruzione sistematica del patrimonio naturale della Cambogia, fatta di solito sotto la facciata dello “sviluppo”, e  della “crescita economica”, ma che in definitiva non è altro che un mezzo per arricchire le elite dittatoriali del Paese.  Abbiamo dimostrato più volte di essere molto efficaci nel mostrare la corruzione e l’abuso di potere che sono dietro questa estrazione distruttiva di risorse. Continuiamo a incoraggiare gli attivisti cambogiani in modo che possano affrontare la formidabile lotta per far sì che le élite rendano conto dei loro illeciti guadagni. La nostra ispirazione è coinvolgere anche gli altri e costruire un movimento inarrestabile.  La Cambogia è scivolata da anni in una dittatura a tutti gli effetti. Coloro che sono disposti a parlare e a dire la verità subiscono incessanti vessazioni e oppressione delle loro libertà. Nonostante i rischi, continuiamo a parlare contro le bugie e l’oppressione».

Parole e azioni intollerabili in un Paese come la Cambogia: una monarchia costituzionale dove in realtà quasi tutto il potere nelle mani del primo ministro Hun Sen che – tra golpe e elezioni truccate –  governa il paese dal 1985 con il suo Kanakpak Pracheachon Kâmpuchéa (Partito popolare cambogiano – CPP), passato dal marxismo-leninismo della lotta di liberazione, prima dagli Usa e poi da Khmer Rossi. al liberismo nazionalista monarchico di destra degli ultimi 30 anni. Restando però un fedele alleato del Vietnam comunista.

Gli arresti e le condanne dei tre giovani ambientalisti sono gli ultimi di una lunga serie. Come spiega il  Cambodian Center for Human Rights (CCHR). «Nel settembre 2020, tre attivisti ambientali, Long Kunthea, 22 anni, Phuon Keoraksmey, 19 anni, e Thun Ratha, 29 anni, anche loro tutti membri anche di Mother Nature Cambodia, sono stati arrestati a Phnom Penh per il loro piano di organizzare la marcia di una donna da Wat Phnom fino alla residenza del primo miistro». Una protesta simbolica contro una gigantesca speculazione edilizia a Bueng Ta-Mouk, uno degli ultimi laghi rimasti a Phnom Penh  e che dovrebbe essere completamente interrato per costruirci sopra case. Il 5 maggio, i tre ambientalisti sono stati condannati dal tribunale municipale di Phnom Penh a 18 – 20 mesi di reclusione e multati per 4 milioni di riel (1,000 dollari) ciascuno per “incitamento a commettere un crimine o a turbare l’ordine sociale”. Tutti e tre sono ancora nella prigione di Prey Sar.

Approfittando della pandemia di Covid-19, le autorità cambogiane hanno intensificato la repressione nei confronti dei giovani e degli attivisti ambientali impegnati nell’attivismo e nella protesta pacifici. Human Rights Watch  sottolinea che «Il governo ha spesso utilizzato nuove leggi draconiane per arrestare e perseguire gli attivisti, nell’apparente tentativo di mettere a tacere le loro voci e spegnere il loro attivismo».

Tra il marzo 2020 e l’inizio del 2021, il regime cambogiano ha arrestato ambientalisti di Prey Lang Community Network, insieme a un eminente ambientalista e avvocato, Ouch Leng, per impedir loro di continuare a documentare il disboscamento illegale e la deforestazione all’interno della foresta di Prey Lang.

L’ambasciata svedese in Cambogia ha protestato con il governo di Phnom Penh che «La Svezia è preoccupata per le recenti azioni legali contro i giovani attivisti ambientali in Cambogia. Impegno civile, accesso alle informazioni, trasparenza e dialogo sono componenti chiave per lo sviluppo sostenibile. I giovani coinvolti fanno parte del futuro e dovrebbero essere incoraggiati».

L’ambasciatore statunitense Patrick Murpy si è detto «Molto turbato nell’apprendere degli arresti di altri giovani attivisti ambientalisti. Documentare l’inquinamento è un servizio pubblico, non terrorismo. Esortiamo le autorità a essere reattive nei confronti dei cittadini, a non metterli a tacere».

Il 17 giugno, il governo degli Stati Uniti, in parte a causa delle vessazioni nei confronti degli ambientalisti, ha annunciato l’interruzione dei finanziamenti per oltre 100 milioni di dollari per il progetto “Greening Prey Lang” del governo cambogiano. I fondi verranno reindirizzati a gruppi della società civile che lavorano per la protezione dell’ambiente,

Ma il portavoce del governo, Phay Siphan, ha respinto le critiche alle accuse, affermando che «Il governo sta semplicemente applicando la legge. Gli imputati dovrebbero trovarsi  un buon avvocato per contestare queste accuse in aula invece di fabbricare fake news».

Human Rights Watch ha documentato casi di quasi 70 prigionieri politici, compresi esponenti dell’opposizione politica, attivisti giovanili e ambientali, leader sindacali e giornalisti che sono in attesa di processo o stanno scontando pene detentive. Molti altri attivisti sono fuggiti dalla Cambogia per cercare rifugio all’estero,

A causa dei maggiori rischi che corrono in prigione a causa del Covid-19, Human Rights Watch ha ripetutamente fatto appello alle autorità cambogiane per rilasciare con la condizionale i detenuti in attesa di giudizio non detenuti per reati violenti. L’Office of the High Commissioner for Human Rights – Cambodia  e gruppi della società civile hanno spesso criticato l’uso sistematico della detenzione preventiva da parte del governo cambogiano.

Robertson  conclude: «I tribunali altamente politicizzati della Cambogia significano che gli attivisti ambientali accusati non hanno alcuna possibilità di avere un processo equo. Solo la pressione internazionale sul governo cambogiano offre la possibilità di salvare questi attivisti da ingiuste pene detentive».