Buone notizie: i branzini non assorbono praticamente microplastiche nel tessuto muscolare

Nei giovani branzini alimentati per mesi con mangime contenente microplastica sono state trovate pochissime particelle di microplastica nei filetti

[21 Luglio 2020]

Lo studio  “Quantifying microplastic translocation from feed to the fillet in European sea bass Dicentrarchus labrax”, pubblicato su Marine Pollution Bulletin da un team di ricercatori guidato dall’Alfred-Wegener-Institutes, Helmholtz-Zentrum für Polar- und Meeresforschung (AWI) ha analizzato o quante particelle di microplastica vengono assorbite nel tessuto muscolare di giovani branzini europei dopo che sono stati alimentati per 4 mesi con mangimi contenenti quantità di particelle di microplastica estremamente elevate.

All’AWI dicono che «Almeno per quanto riguarda questo particolare pesce usato a scopo alimentare, le  nostre scoperte sono buone notizie: solo una percentuale estremamente piccola delle particelle di plastica ingerite si è introdotta nei filetti di pesce; la maggioranza è stata escreta». Gli esperti considerano questo risultato come una prima indicazione che «I filetti di pesce possono ancora essere sicuri per il consumo umano, anche se i pesci mangiati sono soggetti a un estremo inquinamento da microplastica».

Infatti, ormai i pesci d si trovano a contatto con le microplastiche in tutti i loro habitat fluviali, lacustri, marini e anche negli impianti di acquacoltura. Inoltre, è stato confermato che gli animali ingeriscono queste minuscole particelle insieme al loro cibo. Il nuovo studio, realizzato al Zentrum für Aquakulturforschung dell’AWI di Bremerhaven, ha esaminato per la prima volta quante particelle ingerite si fanno strada dall’apparato digerente della spigola fino al flusso sanguigno e successivamente al tessuto muscolare. Sinem Zeytin, biologa AWI e principale autrice dello studio, sottolinea che «Rispondere a questa domanda è rilevante per noi esseri umani, soprattutto perché, di norma, non mangiamo l’intero pesce, comprese le sue interiora, ma solo i filett».

Per l’esperimento di laboratorio, sono stati utilizzati giovani branzini europei (Dicentrarchus labrax) che sono stati alimentati con mangime costituito da farina di pesce, crusca di frumento, vitamine e olio di pesce che gli scienziati hanno abbondantemente mischiato per 16 settimane con una polvere di particelle di microplastica fluorescente giallo arancione, grandi da uno a cinque micrometri di diametro, quanto le dimensioni più piccole per la microplastica. Durante l’esperimento, ogni branzino ha ingerito circa 163 milioni di queste microscopiche particelle di plastica. Una volta terminato l’esperimento, gli esperti hanno sfilettato il pesce per misurare il contenuto di particelle, raccogliendo anche campioni dal loro sangue, branchie, tratto intestinale e organi interni come il fegato per successive analisi. Poi hanno sciolto completamente il tessuto muscolare dei filetti in potassa caustica, e il fluido risultante è stato quindi filtrato per separare le microplastiche. I ricercatori hanno contato le particelle presenti utilizzando un microscopio a fluorescenza, prima manualmente e poi usando una tecnica automatizzata.

I risultati sono stati una piacevole: «Anche se abbiamo sottoposto il branzino a un inquinamento microplastico estremamente elevato rispetto al loro ambiente naturale, alla fine c’erano solo 1 o 2 particelle ogni 5 grammi dei loro filetti», spiega la Zeytin,  e Matthew Slater, capo del gruppo di ricerca sull’acquacoltura dell’AWI, aggiunge: «Questo, insieme al fatto che i pesci sono cresciuti molto bene ed erano in perfetta salute, ci dice che i pesci possono apparentemente isolare ed espellere queste particelle prima che abbiano la possibilità di penetrare nei loro tessuti. Per tutti coloro che amano mangiare la spigola, questa è un’ottima notizia. A causa della natura dello studio, è anche possibile che quelle particelle di microplastica rilevate non fossero effettivamente nelle cellule muscolari, ma invece nelle minuscole quantità di sangue residuo nei filetti. In effetti, durante il nostro studio non abbiamo trovato praticamente alcuna indicazione che le particelle passino dal sangue alle cellule muscolari. Detto questo, le analisi iniziali di altri tessuti hanno confermato che le particelle passano dal tratto digestivo al flusso sanguigno».

Ma come arrivano le particelle di microplastica dal tratto digestivo al flusso sanguigno? La Zeytin risponde che «Finora abbiamo identificato due modi: o frammenti di plastica microscopicamente piccoli riescono a infilarsi tra due cellule nella parete intestinale, o speciali cellule trasportatrici separano attivamente le particelle dal resto del mangime e le trasmettono.  proprio come fanno con minerali e le sostanze nutritive».

Quale di questi due processi sia predominante, se ci sono altri processi e come funziona il trasporto di particelle in ognuno di loro, sono domande alle quali i ricercatori cercheranno di rispondere in futuri esperimenti.