Bassi valori di ozono troposferico. Grazie al lockdown?

Nel 2020 il Cnr-Isac ha rilevato sul Monte Cimone i valori minimi di O3 dal 1996

[31 Agosto 2021]

Nel 2020 diversi studi hanno analizzato la variazione di ozono (O3) troposferico per controllare l’effetto su questo gas delle misure di restrizione messe in atto per contenere la diffusione del Covid-19. La maggior parte di questi studi sono stati condotti e in centri urbani o industriali.  Lo studio “Negative ozone anomalies at a high mountain site in northern Italy during 2020: a possible role of COVID-19 lockdowns?”, pubblicato su Environmental Research Letters da un team di ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), in collaborazione con Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), università di Urbino ed Eidgenössische Technische Hochschule (Eth) di Zurigo, pubblicato, ha analizzato per la prima volta in Italia «I possibili impatti delle limitazioni imposte dalla pandemia sulle concentrazioni di O3 misurate in un sito remoto d’alta quota, quindi al di fuori dello strato limite planetario (Planetary Boundary Layer – PBL), ossia  la parte di troposfera direttamente influenzata dalla presenza della superficie terrestre e dalle emissioni delle sostanze inquinanti e clima-alteranti». Le misure continuative analizzate sono state condotte presso l’osservatorio “O. Vittori” di Monte Cimone, parte della stazione globale afferente al Wmo/Gaw e gestito dal Cnr-Isac in stretta collaborazione con l’Aeronautica Militare Italiana (Camm Monte Cimone). L’osservatorio è situato sulla vetta più alta dell’Appennino Settentrionale (2.165 metri) e posto per la maggior parte dell’anno al di sopra del PBL.

L’autore senior dello studio, Davide Putero, del Cnr-Isac di Torino, spiega che «Mentre in stratosfera l’ozono svolge un ruolo benefico per la vita sulla Terra, schermando le radiazioni UV nocive provenienti dal Sole, nella troposfera (ossia a quote comprese fra la superficie terrestre e 12–15 km), agisce come gas a effetto serra, Inoltre, se presente in concentrazioni elevate, è un inquinante secondario con effetti nocivi su salute umana ed ecosistemi».

Il principale autore dello studio, Paolo Cristofanelli, primo ricercatore del Cnr-Isac di Bologna, sottolinea che «Durante la primavera e l’estate del 2020, a Monte Cimone sono stati osservati valori di ozono molto inferiori agli anni precedenti, sin dal 1996, che l’analisi di variabili meteorologiche e dei cicli giornalieri non ha indicato come riconducibili a cambiamenti nel trasporto verticale di masse d’aria nella zona di Monte Cimone legate ad effetti orografici. I bassi valori di O3 che hanno caratterizzato la primavera e l’estate del 2020 non possono essere spiegati neppure da differenze nella circolazione ad ampia scala rispetto ai cinque anni precedenti. I periodi con i valori più bassi sono stati tra l’altro osservati in concomitanza con masse d’aria provenienti dal PBL dell’Europa e del nord Italia. Tutto concorre pertanto a concludere che durante la primavera e l’estate del 2020, le restrizioni dovute al Covid-19 abbiano ridotto le emissioni antropiche nel PBL dei precursori dell’ozono, ossia di quelle sostanze che, in presenza di radiazione solare, ne provocano la formazione e che possono essere emesse da fonti umane fra cui, ad esempio, il traffico veicolare. Sembrerebbe essere questo ridotto fattore antropico ad avere determinato i bassi livelli osservati a Monte Cimone, in modo particolare quando le masse d’aria provenivano dal PBL europeo e settentrionale».
Quindi, in conclusione lo studio «Conferma l’importanza, come già indicato da studi internazionali, di limitare le emissioni antropiche dei precursori dell’O3, al fine di diminuirne il quantitativo in libera troposfera, dove questo composto svolge il suo ruolo di gas a effetto serra».