33 milioni di dollari per evitare un disastro petrolifero nel Mar Rosso, ma ce ne vogliono 144

Bonificare una marea nera al largo dello Yemen causata dall'UST Safer costerebbe circa 20 miliardi di dollari

[12 Maggio 2022]

L’Onu ha annunciato che ieri «I donatori hanno promesso 33 milioni di dollari per un piano coordinato dalle Nazioni Unite per impedire che una vecchia petroliera ormeggiata al largo della costa occidentale dello Yemen provochi un potenziale disastro ecologico e umanitario».

Si tratta dell’UST Safer, che contiene più di un milione di barili di petrolio, e che è da anni una vera e propria  “bomba a orologeria”, costruita nel 1976 come petroliera e convertita un decennio dopo per essere un deposito galleggiante di petrolio e che è ormeggiata a circa 4,8 miglia nautiche al largo della costa del governatorato di Hodeidah. La nave lunga 376 metri contiene più di un milione di barili di greggio leggero, quattro volte la quantità sversata dalla Exxon Valdez. A causa della guerra nello Yemen, nessuno ha più effettuato operazioni di manutenzione dal 2015 e l’integrità strutturale dell’UST Safer si è notevolmente deteriorata. Una fuoriuscita significativa di greggio supererebbe rapidamente la capacità e le risorse nazionali di un Paese poverissimo e in guerra come lo Yemen per organizzare una risposta efficace alle fuoriuscite. Il risultato sarebbe catastrofico, devastando la costa dello Yemen, distruggendo in poche ore i mezzi di sussistenza di più di 200.00 yemeniti che vivono di pesca e costringendo probabilmente alla chiusura dei porti di Al Hodeidah e As Salif, essenziali per l’importazione di importazioni commerciali e l’assistenza umanitaria salvavita. A seconda della stagione e del vento e delle correnti prevalenti, l’impatto ambientale interesserebbe anche Arabia Saudita, Eritrea, Gibuti e Somalia e potrebbe interrompere il trasporto marittimo vitale attraverso lo stretto di Bab al-Mandab e il Mar Rosso.

Insomma, un’intero ecosistema delicatissimo è l’economia di diversi Paesi sono a rischio per una vecchia carretta dei mari che può subire perdite, rotture o esplosioni e che è a rischio di essere colpita da una delle fazioni in guerra da quando l’Arabia saudita e la sua coalizione sunnita appoggiata dagli occidentali hanno invaso klo Yemen per cacciare – senza riuscirci – gli Houthi sciiti al potere nella capitale Sana’a e in gran parte dello Yemen del nord.   .

Gli impegni a finanziare l’intervento di messa in d sicurezza e bonifica sono stati presi durante una conferenza che si è tenuta all’Aia, co-sponsorizzata da Onu e Paesi Bassi, che ha segnato l’inizio degli sforzi per raccogliere i 144 milioni di dollari necessari per il piano. inclusi 80 milioni di dollari per un’operazione di emergenza per trasferire il petrolio su una nave temporanea sicura. Un altro aspetto critico per il successo del piano è l’installazione di una capacità sostitutiva a lungo termine.

Intanto, i donatori si sono impegnati per 33 milioni di dollari in nuovi finanziamenti per il piano operativo coordinato dall’Onu che spiega: «Ora sono disponibili 40 milioni di dollari per l’operazione, che include fondi precedentemente impegnati. La petroliera in disfacimento è ormeggiata al largo delle coste dello Yemen e contiene quattro volte la quantità di petrolio sversato dalla Exxon Valdez. Potrebbe rompersi o esplodere in qualsiasi momento».

Liesje Schreinemacher, ministro per il commercio estero e la cooperazione allo sviluppo dei Paesi Bassi, ha commentato: «E’ stato un importante passo avanti nell’eliminazione della minaccia rappresentata dall’UST Safer. Siamo riusciti a raccogliere una somma considerevole. Continueremo a sostenere le Nazioni Unite nel mese di maggio per raccogliere i fondi rimanenti necessari. Molti paesi stanno mostrando grande interesse a unirsi allo sforzo. Spero che ci arriveremo», I Paesi Bassi hanno promesso quasi 8 milioni di dollari. Gli altri donatori che hanno sottoscritto impegni sono: Germania, Regno Unito, Unione Europea, Qatar, Svezia, Norvegia, Finlandia, Francia, Svizzera e Lussemburgo.

Il ministro delle finanze olandese, Wopke Hoekstra ha sottolineato: «Insieme possiamo prevenire uno dei più grandi disastri ambientali della storia e salvare vite umane. Bonificare un disastro causato dall’UST Safer costerebbe circa 20 miliardi di dollari. Prevenire costerà solo 144 milioni di dollari. E’ un business case molto semplice. Ma ci richiede di agire».

David Gressly, coordinatore umanitario e residente Onu per lo Yemen ha detto: «Siamo grati ai donatori che hanno impegnato i finanziamenti con un preavviso molto breve e non vediamo l’ora di ricevere ulteriori impegni da coloro che non si sono ancora impegnati. Quando avremo i fondi, il lavoro potrà iniziare. La giornata di oggi segna un forte avvio dei nostri sforzi per garantire il successo del progetto, compresa la sensibilizzazione al settore privato. Dobbiamo lavorare rapidamente per ottenere i fondi rimanenti per avviare l’operazione di quattro mesi nella finestra meteorologica che abbiamo davanti a noi».

Nel settembre 2021 il segretario generale dell’Onu ha incaricato Gressly di fornire una guida a livello di sistema Onu per la messa in sicurezza dell’UST Safer e di coordinare tutti gli sforzi per mitigare la minaccia. Gressly  si è impegnato in discussioni con molti stakeholders sul piano operativo per risolvere la minaccia, sostenendo nel contempo il lavoro per rafforzare i piani di emergenza in caso di una perdita di petrolio catastrofica.

L’operazione prevista comprende l’installazione di una nave sostitutiva o di capacità equivalente e l’operazione di emergenza per trasferire il petrolio della UST Safer in una nave temporanea sicura. Il piano coprirebbe gli stipendi di un equipaggio per mantenere la petroliera temporanea noleggiata fino all’attuazione della soluzione a lungo termine.

In un videomessaggio, il segretario generale dell’Onu, Unite António Guterres ha sottolineato l’urgenza di agire ora: «L’evento di oggi è un passo fondamentale per prevenire una catastrofe che colpirebbe lo Yemen, la regione e il mondo. Non c’è un momento da perdere».

Auke Lootsma, rappresentante residente dell’United Nations devlopment programme (Undp), ha evidenziato che «Il tempismo e il finanziamento sono entrambi fondamentali. Se non riceviamo fondi sufficienti con urgenza, la finestra meteorologica per trasferire il petrolio si chiuderà. Entro ottobre, i forti venti e le correnti instabili renderanno l’operazione più pericolosa e aumenteranno il rischio che la nave si spezzi».