Il Protocollo di Montreal sul buco dell’ozono ha troppi buchi

Bisogna aggiornarlo per scongiurare un cambiamento climatico più forte e gravi rischi per la salute

[28 Agosto 2020]

Lo studio “Unfinished business after five decades of ozone-layer science and policy”, pubblicato su Nature Communications da Susan Solomon del Massachusetts Institute of Technology, Joseph Alcamo dell’università del Sussex e A. R. Ravishankara della Colorado State University, ha rivelato importanti lacune nel Protocollo di Montreal, un trattato internazionale che punta s difendere e riparare lo strato di ozono. Buchi che secondo i tre scienziati stanno mettendo a rischio la salute umana e aumentando la velocità del cambiamento climatico».

Negli anni ’70 e ’80 gli scienziati dimostrarono che il buco derivante dall’esaurimento dello strato di ozono nella stratosfera  era pericoloso, facendolo diventare una delle prime minacce davveroglobali per l’umanità. Le sostanze chimiche prodotte da un’economia senza freni stavano lentamente distruggendo lo strato di ozono che, assorbendo le radiazioni ultraviolette dannose dal sole, svolge un ruolo indispensabile nella protezione dell’umanità e degli ecosistemi.

Nel 1987, i Paesi di tutto il mondo cominciarono a firmare il Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, che è stato infine è stato ratificato da tutti i 197 Stati membri dell’Onu e che è considerato uno dei maggiori successi per la difesa dell’ambiente.

Secondo l’Unep,  98% delle sostanze chimiche prese in considerazione nel protocollo di Montreal è stato gradualmente eliminato entro il 2009, evitando centinaia di milioni di casi di cancro della pelle e decine di milioni di casi di cataratta. Ma il nuovo studio segnala le principali lacune del Protocollo e avverte che «devono essere affrontate se si vuole riparare lo strato di ozono ed evitare i rischi per la salute umana e il clima».

Alcamo, direttore del Sussex Sustainability Research Program ed ex Chief Scientist dell’United Nations environment programme, sottolinea che «Il protocollo di Montreal e le sue modifiche sono stati senza dubbio uno sforzo efficace a livello mondiale per controllare le sostanze più resistenti che riducono l’ozono. Ma il nostro documento dimostra che il trattato ha prodotto troppe lacune per poter riparare completamente lo strato di ozono. E’ ora di chiudere i buchi nel trattato sul buco dell’ozono».

La Solomon, Alcamo e Ravishankara hanno identificato diversi “gap”, cioè sostanze che riducono lo strato di ozono e che non coperte dal trattato e che includono: le nuove fonti di emissioni di CFC e HFC recentemente rilevate nell’atmosfera.  Perdite di sostanze che riducono lo strato di ozono dai vecchi condizionatori d’aria, frigoriferi e schiume isolanti. Rilasci involontari di gas dannosi per l’ozono da alcuni processi di produzione. Emissioni di un gas dannoso per l’ozono, il protossido di azoto, derivanti principalmente dalle attività agricole.

Per colmare i gap, gli autori dello studio propongono un insieme di soluzioni, tra le quali: Un inasprimento delle regole per il rispetto del trattato utilizzando disposizioni che fanno già parte del protocollo di Montreal. Aumentare l’efficacia del trattato aggiungendo un monitoraggio ambientale regolare delle sostanze che riducono lo strato di ozono. Controllo delle emissioni di sostanze che fino ad ora non sono considerate dal Protocollo, comprese le emissioni di protossido di azoto dall’agricoltura e le sostanze che riducono lo strato di ozono fuoriuscite da vecchi frigoriferi e altre apparecchiature.

Inoltre, poiché le sostanze che riducono lo strato di ozono e i loro sostituti contribuiscono in modo significativo al riscaldamento globale, gli autori sollecitano una più rapida eliminazione graduale di tutte queste sostanze come modo per combattere il cambiamento climatico.

Alcamo conclude: «Dato che la maggior parte dei gas che riducono lo strato di ozono e i loro attuali sostituti sono anche potenti gas serra, è tempo di utilizzare il Protocollo di Montreal per assorbire questi gas ancora più velocemente, per aiutare a evitare un pericoloso riscaldamento globale. Non saremo in grado di raggiungere gli obiettivi globali di sviluppo sostenibile entro il 2030 senza colmare le lacune nel trattato sull’ozono. E’ difficile immaginare, ad esempio, come si possano raggiungere gli obiettivi globali di salute e clima senza ridurre drasticamente tutti i gas dannosi per l’ozono e i loro sostituti. Se falliamo, l’umanità dovrà affrontare un rischio maggiore di tumori della pelle e un cambiamento climatico più rapido».