Yemen: milioni di persone a un passo dalla fame. Fermare una guerra che dura da 7 anni

Lo Yemen è uno dei posti più difficili al mondo in cui essere un bambino

[23 Settembre 2021]

Intervenendo all’evento collaterale di alto livello “Yemen: Responding to the crises within the world’s largest humanitarian crisis” della 76esima Assemblea generale dell’Onu, il  Coordinatore dei soccorsi umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, ha ricordato  che «Sono passati quasi 7 mesi da quando ci siamo incontrati per la conferenza di impegno ad alto livello sullo Yemen all’inizio di marzo. Da allora, la crisi è continuata senza sosta. I combattimenti si sono intensificati a Ma’rib, Ta’iz, Hudaydah e in altri luoghi. Decine di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Milioni restano a un passo dalla fame. L’economia del Paese ha raggiunto nuovi abissi di collasso e una terza ondata di pandemia minaccia di far crollare il già fragile sistema sanitario del Paese».

E’ la tragica eredità di 7 anni di guerra di invasione dell’Arabia saudita e della coalizione sunnita appoggiata dall’Occidente acuita da un devastante cambiamento climatico e dall’invasione periodica delle locuste del deserto.

Griffiths ha sottolineato che «Come sempre, le persone più vulnerabili sopportano i costi più alti di questa crisi. Per troppi bambini dello Yemen, la guerra è un dato di fatto, che li ha privati ​​della sicurezza, dell’istruzione e delle opportunità. Le donne e le ragazze hanno maggiori probabilità di essere affamate, ammalate o esposte alla violenza di genere. Milioni di sfollati interni affrontano una lotta quotidiana per sopravvivere, con scarso accesso ai servizi essenziali».

Il Coordinatore dei soccorsi umanitari dell’Onu ha però evidenziato un elemento positivo: «Lo Yemen, tuttavia, ha registrato un’inversione di tendenza quest’anno: un aumento del sostegno all’operazione di aiuto umanitario. E questo è un merito per tutti voi qui riuniti oggi. Il piano di risposta umanitaria dello Yemen è tra i più finanziati. Il 98% degli impegni presi all’evento di marzo sono stati mantenuti. In totale sono stati ricevuti oltre 2 miliardi di dollari, che rappresentano oltre la metà del fabbisogno. Questo finanziamento ha aiutato le Nazioni Unite e i nostri partner a prevenire la carestia e a riportare indietro le persone dall’orlo della disperazione».

Griffiths ha ringraziato i donator che hanno permesso di fornire assistenza in ognuno dei 333 distretti dello Yemen: «Ogni mese forniamo cibo, acqua pulita e altri aiuti salvavita a più di 10 milioni di persone. Questi sono risultati importanti, ma il nostro lavoro è lungi dall’essere concluso. Non siamo neanche lontanamente vicini ai livelli di finanziamento del 2019, quando il nostro appello ha ricevuto 3,6 miliardi di dollari, quasi il 90% di quanto richiesto. Numerosi settori devono ancora far fronte a carenze di finanziamento allarmanti. Gli operatori umanitari che forniscono assistenza sanitaria, acqua pulita, servizi igienico-sanitari e riparo hanno meno di un quinto del denaro di cui hanno bisogno quest’anno. Senza finanziamenti aggiuntivi, queste e altre forme di supporto salvavita fondamentale, compresa l’assistenza alimentare, dovranno essere ridotte nelle prossime settimane e nei prossimi mesi».

Il funzionario dell’Onu si è detto rincuorato per la partecipazione all’evento di alto livello sullo Yemen, ma ha aggiunto che «Tuttavia, gli yemeniti hanno bisogno di più delle nostre parole o delle nostre buone intenzioni. Hanno bisogno della nostra azione. Senza di essa, non supereranno questa crisi né saranno in grado di costruire un futuro migliore, fatto di sicurezza, dignità e fiducia in sé stessi». E per questo, concludendo, ha rivolto ai partecipanti una triplice richiesta: «Per prima cosa, continuate a dare generosamente all’operazione umanitaria. Garantire finanziamenti tempestivi, adeguati ed equilibrati attraverso il Piano di risposta umanitaria è il modo migliore per salvare vite umane, proteggere le persone e tenere a bada la carestia. In secondo luogo, mantenere l’attenzione sui gruppi più vulnerabili del Paese sostenendo la necessità di rispettare il diritto umanitario internazionale e proteggere i civili. Dobbiamo anche ascoltare le persone – donne e ragazze, persone con disabilità e altri gruppi emarginati – e includere e rafforzare la loro voce in tutti i nostri progetti e processi decisionali. Terzo, dobbiamo affrontare i fattori alla base di questa crisi. In caso contrario, milioni di yemeniti rimarranno bloccati in questo ciclo di sofferenza. Devono essere varate nuove misure per rilanciare l’economia del Paese e il reddito delle persone. Tra tutto questo, l’imperativo è l’abolizione delle restrizioni sulle importazioni commerciali per abbassare il prezzo del carburante, del cibo e di altri beni essenziali. Significa anche fare tutto ciò che è in nostro potere collettivo per fermare questa guerra. Perché in fin dei conti, la pace è ciò che darà agli yemeniti la forma di soccorso più sostenibile».

La direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore, ha sottolineato che «La guerra ha privato troppi bambini dello Yemen della sicurezza, dell’istruzione e delle opportunità. Ogni giorno, la violenza e la distruzione devastano la vita dei bambini e delle loro famiglie».

La Fore ha dipinto un quadro cupo di  «1,7 milioni di giovani sfollati, 11,3 milioni di giovani che dipendono dall’assistenza umanitaria per sopravvivere e 2,3 milioni di bambini sotto i cinque anni gravemente malnutriti, quasi 400.000 dei quali sono a imminente rischio di morte. Essere un bambino in Yemen significa che probabilmente hai subito o assistito a orribili violenze che nessun bambino dovrebbe mai affrontare. Semplicemente, lo Yemen è uno dei posti più difficili al mondo in cui essere un bambino».

Nel suo discorso, il capo del World Food Programme, David Beasley, ha spiegato bene quale sia l’enormità della crisi umanitaria yemenita: «In una nazione di 30 milioni di persone, le razioni alimentari sono necessarie per 12,9 milioni; mentre 3,3 milioni di bambini e donne hanno bisogno di un’alimentazione speciale, insieme a 1,6 milioni di scolari. Stiamo letteralmente guardando 16 milioni di persone che marciano verso la fame. Con mille persone alla settimana che muoiono per mancanza di cibo e nutrizione, se non verranno ricevuti 800 milioni di dollari nei prossimi 6 mesi, la necessità di tagliare le razioni il prossimo anno potrebbe portare alla morte di 400.000 bambini di età inferiore ai cinque anni. Abbiamo l’obbligo morale di parlare e di fare un passo avanti. Faccio o appello ai leader mondiali perché facciano e pressione su tutte le parti… per porre fine a questo conflitto. Questi sono i nostri figli; questi sono i nostri fratelli e sorelle, abbiamo bisogno che i donatori si facciano avanti immediatamente altrimenti i bambini moriranno. Non deludiamoli. Facciamo quello che dobbiamo fare».