Sudan: accordo tra militari golpisti e opposizione civile per una nuova Costituzione

Onu: patto coraggioso verso un futuro democratico per un Paese devastato dalla crisi

[6 Dicembre 2022]

Dopo mesi di trattative seguite al colpo di stato militare del 2021 che ha fatto deragliare la transizione verso un governo civile, ieri a Khartoum la giunta militare golpista e i leader dell’opposizione civile hanno firmato un accordo che mira a redigere una nuova Costituzione.

L’accordo creerà inizialmente una nuova autorità civile transitoria che avrà un mandato di due anni e che sarà  guidata da un primo ministro scelto dalla coalizione di leader civili firmatari dell’accordo. Una seconda fase vedrebbe le consultazioni pubbliche sulla giustizia di transizione, la riforma militare e della sicurezza e l’accordo di due anni fa sulla smilitarizzazione del Darfur, dove continuano gli scontri tra ribelli e milizie arabe filogovernative appoggiate dall’esercito.

L’accordo arriva dopo mesi di proteste e violenze, che hanno causato la morte di più di 100 manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza e più di 8.000 feriti. Nessuno sa quanti siano i manifestanti finiti in galera e torturati dai militari golpisti.

Il segretario generale delle Nazioni Unite,  António Guterres, ha accolto  con favore la firma di un accordo quadro tra forze politiche civili e militari in Sudan e ha detto di sperare che «Questo possa aprire la strada al ritorno a una transizione guidata dai civili nel Paese». Poi ha invitato tutti i sudanesi a «Lavorare senza indugio alla fase successiva del processo di transizione per affrontare le questioni in sospeso al fine di raggiungere una soluzione politica duratura e inclusiva».  

L’Onu attraverso il Meccanismo trilaterale composto dall’United Nations Integrated Transition Assistance Mission in the Sudan (UNITAMS), Unione Africazn a (AU) e Intergovernmental Authority on Development (IGAD)), resta impegnata a sostenere il processo in corso e Guterres ha ribadito che «Le Nazioni Unite continueranno a sostenere le aspirazioni del popolo sudanese per la democrazia, la pace e lo sviluppo sostenibile».  

Il  rappresentante speciale dell’Onu in Sudan, Volker Perthes, ha aggiunto: «Spero che i principi contenuti nel documento vengano tradotti in azione. Le autorità di transizione devono rispettare e proteggere i diritti e le libertà di tutti i sudanesi, indipendentemente dalla loro appartenenza etnica, religiosa o politica».

L’Alto Commissario Onu per i diritti umani  Volker Türk, che il 16 novembre, durante una visita in Sudan, aveva denunciato in una conferenza stampa le gravi violazioni dei diritti umani commesse dalla giunta militare e fatto notare che  in Sudan «Metà della popolazione guadagna solo circa 2 dollari al giorno; i costi dell’elettricità sono aumentati di 25 volte nell’ultimo anno; i prezzi del pane e del carburante sono raddoppiati; e l’economia è in caduta libera, con gravi conseguenze per i più vulnerabili», ha detto che la firma di un accordo quadro tra leader civili e militari in Sudan «E’ un primo passo importante verso un accordo politico e il ripristino di un governo a guida civile. Sarà importante che la comunità internazionale sostenga la fase successiva della transizione. Durante la mia visita in Sudan il mese scorso, sono stato toccato dalla volontà del popolo sudanese di immaginare il futuro del Paese ancorato ai diritti umani e alla giustizia. La firma dell’accordo quadro è un’enorme opportunità per garantire che questa visione diventi realtà. Accolgo con favore il rilascio di ieri di due ex funzionari dell’ormai sciolto Comitato per lo smantellamento del regime del 30 giugno 1989, anticorruzione e recupero di fondi pubblici, Wagdi Saleh e Abdullah Suleiman, come un’importante misura di rafforzamento della fiducia. Il mio Ufficio resta impegnato a sostenere il popolo sudanese nelle sue aspirazioni alla pace, alla giustizia, alla democrazia e allo stato di diritto e a garantire che i diritti umani e la responsabilità rimangano al centro del processo di transizione».

Probabilmente sono diversi i fattori che hanno costretto i militari golpisti ad accettare un accordo e tra questi c’è anche il cambiamento climatico che sta colpendo duramente il Sudan e tutti i Paesi vicini e che è un fattore di aggravamento di crisi endemiche che né la dittatura nè i militari golpisti suoi eredi sono stati in grado di affrontare.

Parlando alla cerimonia della firma del nuovo accordo militari-civili, Perthes (che ha aviuto un ruolo molto importante), ha affermato che «Il processo che lo ha portato è stato veramente di proprietà e guidato dai sudanesi» e poi ha ricordato che «L’impegno dei militari delineato lo scorso luglio per trasferire il potere ai leader civili ha creato una nuova dinamica che ora si riflette nella comprensione per le istituzioni di transizione». Il fins zionario Onu si è anche complimentato per «La capacità dei leader civili di stabilire un ampio consenso attraverso il compromesso» e ha sottolineato «Il ruolo decisivo svolto dai giovani manifestanti. Senza di loro, probabilmente non saremmo qui in questo momento. E’ mia speranza che questi giovani uomini e donne considerino questo Accordo come un importante primo passo verso il ripristino del governo civile e la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione di dicembre», che nel 2019 portò  al rovesciamento della dittatura trentennale islamo-fascista-molitare di Omar al-Bashir ,.

Di fronte ai militari golpisti, Perthes ha riconosciuto «Il prezzo estremo pagato da molti che sono  scesi in piazza, le Nazioni Unite sono con loro nelle loro richieste di giustizia e responsabilità, libertà di espressione e riunione pacifica. E’ importante che la seconda fase della consultazione inizi immediatamente, per una soluzione politica globale».

E ha concluso: «Sebbene questo accordo quadro non sia perfetto, fornisce un’ottima base per iniziare a ripristinare il governo civile. Incoraggio vivamente tutte le altre parti a unirsi al processo politico e ad impegnarsi in modo costruttivo nel perseguimento di questo obiettivo».