Siria, non c’è tregua: scuole bombardate ad Aleppo e a Idlib. Attacco chimico?

Save the Children: «Bambini sempre più vittime del conflitto»

[12 Agosto 2016]

La tregua delle armi in Siria non è mai cominciata, Save the Children sottolinea che «In seguito all’intensificarsi degli scontri e dei bombardamenti aerei ad Aleppo e a Idlib, nella Siria nordoccidentale, sono sempre più frequenti gli attacchi che colpiscono le scuole e i bambini.  Solo nell’ultima settimana, sei scuole gestite dai partner locali di Save the Children sono state colpite dai bombardamenti nella zona. In tre attacchi differenti, si sono registrate vittime tra i bambini e il personale scolastico, mentre quattro edifici sono stati gravemente danneggiati».

In un attacco, una bambina è stata uccisa da un barile bomba caduto a poche centinaia di metri da una scuola di Idlib, mentre i bombardamenti su una scuola nella zona rurale di Aleppo hanno causato il ferimento di due ragazzini e di una bimba di 10 anni. Quest’ultima si trova tuttora in ospedale, dove ha subito un lungo intervento chirurgico agli occhi. Nel corso di un altro bombardamento, un custode è stato gravemente ferito da una granata lanciata nel cortile della scuola mentre i bambini erano in classe, e un altro attacco ha centrato in pieno un edificio scolastico, distruggendone completamente i piani superiori.

Gli attacchi alle scuole avvengono mentre i bambini di Aleppo vivono ormai in condizioni disperate, senza acqua, scorte di cibo e medicinali. L’Onu parla di «conseguenze disastrose» per la popolazione civile. Anche gli ospedali, le ambulanze e le altre infrastrutture civili della città sono continuamente bombardate e solo dal 4 al 7 agosto scorsi si sono registrati ben sette attacchi contro le strutture sanitarie di Aleppo.

Secondo Violet, una delle Ong partner di Save the Children che gestisce alcune scuole nella Siria nordoccidentale, «Droni, elicotteri e aerei da combattimento continuano a sorvolare la zona per tutto il giorno  A scuola i bambini sono molto spaventati e i loro genitori hanno paura di mandarli a lezione, perché molto spesso gli attacchi aerei prendono di mira aree vicino agli edifici scolastici».

Gli attacchi riportati nell’ultimo mese alle scuole gestite dalle organizzazioni partner di Save the Children rappresentano solo una parte delle conseguenze delle violenze in corso in Siria e molti altri episodi di edifici colpiti dai bombardamenti potrebbero non essere stati denunciati. Negi ultimi cinque anni, in tutto il territorio siriano, le scuole sono state infatti colpite ripetutamente dagli attacchi, sono state danneggiate, distrutte o occupate, privando così i bambini della possibilità di ricevere l’educazione fondamentale per il loro futuro.

A fine luglio, a causa delle crescenti violenze, tutte le scuole all’interno della città di Aleppo sono state chiuse, mentre a Idlib molte strutture sono state costrette a sospendere le lezioni per giorni o intere settimane. Nell’ultimo mese, nelle 60 scuole supportate da Save the Children in Siria nordoccidentale – frequentate da quasi 18.000 bambini – si sono persi mesi di lezione a causa del conflitto, e almeno 16 scuole sono state colpite direttamente dai bombardamenti, oppure si trovavano in aree bersaglio degli attacchi e sono state costrette alla sospensione delle lezioni.

Helle Thorning-Schmidt, direttore generale di Save the Children International, ha denunciato che «Sempre di più, i bambini sono coinvolti in una guerra violenta che sta minacciando gravemente la loro vita e il loro futuro. Oggi, in molte parti della Siria, pur di continuare il loro percorso scolastico, i bambini sono costretti ad affrontare rischi enormi per la loro incolumità, come studiare nei seminterrati per ripararsi dagli attacchi aerei, schivare il fuoco dei cecchini per arrivare in classe o attraversare pericolosi checkpoint per presentarsi in tempo all’appuntamento con gli esami. Gli insegnanti siriani stanno dimostrando un coraggio a dir poco incredibile, poiché continuano a tenere le lezioni nelle loro scuole oppure si impegnano a creare spazi informali nei quali i bambini possono continuare a studiare. Nonostante i loro sforzi, tuttavia, più di due milioni di bambini, oggi in Siria, non vanno a scuola. Ogni settimana, assistiamo a bombardamenti che colpiscono gli edifici scolastici o le strade che i bambini percorrono per andare a scuola. Anche in una situazione di conflitto, i bambini non possono vivere sotto la costante minaccia di essere uccisi. Per questo crediamo che un cessate il fuoco sia assolutamente urgente».

Intanto, Amnesty international denuncia un attacco chimico ad Aleppo,  «probabilmente a base di cloro, che se confermato costituirebbe un crimine di guerra oltre che un allarmante segnale dell’intensificato uso, da parte del governo siriano, delle armi chimiche contro la popolazione civile». L’attacco sarebbe stato sferrato poco prima che la Russia annunciasse tre ore al giorno di cessate il fuoco per consentire l’ingresso di aiuti umanitari in alcune zone di Aleppo ove ce n’è disperato bisogno. Secondo Amnesty, «L’attacco, avvenuto ad al-Zibdiye, un quartiere controllato dai gruppi armati che si oppongono al governo di Damasco, è il terzo portato a termine nel giro di due settimane nel nord della Siria. Almeno quattro le persone morte». L’Ong  dice di aver avuto «conferma del ricovero di almeno 60 persone, tra cui 40 bambini, con sintomi caratteristici di un attacco col cloro». Un medico di Aleppo ha riferito ad Amnesty International che «tutti i ricoverati presentavano gli stessi sintomi (difficoltà di respirazione e tosse) e che l’odore di cloro sui loro vestiti era evidente». Secondo il medico, «se gli attacchi proseguiranno le scorte di medicinali sono destinate a esaurirsi rapidamente».

Il primo agosto due barili bomba, presumibilmente contenenti cloro, erano stati sganciati su Saraqeb, nella provincia di Idlib, causando danni ad almeno 28 civili. Secondo fonti di stampa, un altro attacco chimico sarebbe avvenuto il 2 agosto ad Aleppo. Esattamente un anno fa il Consiglio di sicurezza aveva disposto, con una risoluzione, un’indagine per individuare l’origine e i responsabili degli attacchi chimici in Siria.

Magdalena Mughrabi, vicedirettrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, conclude: «Chiediamo l’immediata cessazione dei raid aerei sugli obiettivi civili di Aleppo. Gli attacchi chimici e altri crimini di guerra devono finire. Chiediamo inoltre che gli aiuti possano arrivare senza incontrare ostacoli alle decine di migliaia di persone intrappolate nella zona orientale della città. Tre ore al giorno sono del tutto insufficienti per far arrivare gli aiuti, data la dimensione della crisi umanitaria in corso, i pericoli lungo il percorso e il tempo necessario per la consegna».