Siria, i soldati di Assad al confine con la Turchia: il vergognoso fallimento di Trump (e dell’Occidente)

I kurdi si alleano con Assad contro i mercenari Jihadisti e l’invasione turca. Onu preoccupata per una nuova gigantesca crisi umanitaria

[15 Ottobre 2019]

Di fronte all’attacco turco e jihadista alle città e ai villaggi kurdi della Siria del nord e al possibile scontro tra l’esercito turco con quello siriano, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ha chiesto una «De-escalation militare immediata ed esorta tutte le parti a risolvere le loro preoccupazioni in modo pacifico». Guterres ha anche espresso «Viva inquietudine per il fatto che le operazioni militari in corso potrebbero portare alla liberazione involontaria di individui associati all’organizzazione terroristica Stato Islamico in Iraq e nel Levante (Isil), con tutte le conseguenze che questo potrebbe comportare». Una liberazione della quale il presidente turco Erdogan accusa grottescamente – e con video confusi e manipolati – le forze kurde delle YPG che li tengono prigionieri.

Mentre si susseguono le notizie sulle efferatezze commesse dai miliziano al-qaedisti di Al Nusra, alleati della Turchia, sulla popolazione civile e mentre questi tagliagole innalzano la bandiera verdi, bianche e nere dell’effimera rivoluzione democratica siriana (presto trasformatasi in jihadismo) sui villaggi conquistati, Guterres continua a esortare alla calma e a sottolineare che «Ogni operazione militare deve rispettare pienamente il diritto internazionale, compresa la Carta dell’Onu e il diritto internazionale umanitario. I civili che non partecipano alle ostilità, così come le infrastrutture civili, devono essere protetti in ogni momento, conformemente al diritto internazionale umanitario». Guterres è preoccupato soprattutto per gli sfollati e ha sottolineato che bisogna «garantire un accesso umanitario durevole, senza ostacoli ai civili nel bisogno, compreso attraverso la modalità transfrontaliera, per permettere all’Onu e ai suoi partner umanitari di continuare a condurre le loro attività essenziali nel nord del Paese. Ogni soluzione alla crisi siriana deve riaffermare la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale del Paese e la risoluzione 2254 (2015) del Consiglio di sicurezza».

Richiami di cui si fa apertamente beffa Erdogan, che continua a bombardare e a massacrare i kurdi, mentre le truppe di Beshir al Assad (e i blindati russi) hanno raggiunto il confine turco, chiamate dai kurdi disperati e che, scegliendo il male minore, hanno rinunciato anche al loro ennesimo sogno democratico di un Rojava libero, progressista, ecologista. femminista, multietnico,  multireligioso e federato alla Siria.

In un’intervista all’agenzia ANF, Salih Muslim,  il portavoce del Partito dell’Unione Democratica (Partiya Yekîtiya Demokrat – PDY, il partito kurdo egemone nel Rojava), chiarisce i termini dell’accordo con il regime siriano, accusa gli Usa di non aver fermato l’invasione turca e dice che la Russia sarà la potenza garante dell’accordo. La sensazione è che ancora una volta i kurdi abbiano sacrificato – giustamente – i loro principi e le loro conquiste territoriali e democratiche per proteggere il loro popolo da una guerra genocida. 70 partiti e organizzazioni curde, tra cui KNK, PUK, Gorran, PYD, PJAK, KODAR e Komala chiedono una zona di non sorvolo sul Rojava (prevista nell’accordo con Damasco) e anche la Cina chiede alla Turchia di mettere fine al suo attacco alla Siria del nord e dell‘est.

Ma l’arrivo dei carrarmati (russi) di Damasco al confine siriano sono la sanzione dal fallimento della cialtronesca e vigliacca politica del presidente usa Donald Trump, che ora minaccia sfracelli e di mettere economicamente in ginocchio la Turchia dopo aver autorizzato il ministro delle finanze Steven Mnuchin a imporre sanzioni contro ogni persona con legami con il governo turco. E’ Trump che ha consegnato la Siria liberata dallo Stato Islamico/Daesh al regime di Assad contro il quale l’occidente e le monarchie arabo7sunnite del Golfo avevano scatenato una “democratica” guerra di liberazione per interposti milizia. Una guerra presto trasformatasi in una carneficina settaria e in un conflitto internazionale con milioni di profughi e con la debolissima opposizione democratica che è stata inghiottita dalle milizie islamiste finanziate da Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.

Non ha fatto meglio una patetica Europa che, dopo aver dato manforte alla Coalizione a guida Usa, ieri è riuscita a dividersi anche sull’embargo alle armi alla Turchia, con la Gran Bretagna (con un piede già fuori dall’Ue) e i Paesi dell’est Europa, guidati dalle destre sovraniste, che si sono schierati con Erdogan e l’invasione di uno Stato sovrano e la persecuzione di un popolo che vuole la libertà. E che dire dell’Italia, dove assistiamo al centro-destra che accusa di debolezza il governo “giallo-rosso” dopo aver negli anni passati approvato ogni accordo sulle armi con la Turchia e aver chiuso gli occhi quando quelle armi venivano usate contro i kurdi o per invadere Afrin. Che dire dei camerati di Fratelli d’Italia che solidarizzano con i kurdi che definiscono fascista Erdogan e islamo-fascisti i jihadisti suoi alleati. Che dire della Meloni e di Salvini che fanno finta di non sapere che l’inno dei combattenti e delle combattenti kurdi/e è “Bella ciao”?

E anche la apprezzabile decisione del nostro governo di non vendere più – ma con calma – armi alla Turchia in guerra deve fare i conti con una situazione che dovrebbe far vergognare tutto l’occidente: la Turchia, secondo esercito della nato, ha già così tante armi da poter spianare l’intero Rojava e in questi anni le ha usate per una sporca guerra interna nel kurdistan turco e per bombardare i combattenti del PKK in Iraq. Ieri un altro gruppo qaedista, Ahrar al Sharqiya, ha detto di essersi unito all’avanzata turca e di essere pronto a colpire le Syrian Democratic Forces (Sdf) e i soldati dell’esercito siriano. Si tratta di formazioni che, assieme all’ al-jaysh al-sūrī al-ḥurr (Syrian free Army – Sfa) i paesi occidentali appggiano da 8 anni nell’intento di rovesciare il regime siriano che ora, grazie all’intervento turco e alla vigliaccheria di Trump, ha il controllo di praticamente tutta la siria meno che delle zone di confine invase da Eerdogan. Forse l’opinione pubblica occidentale dovrebbe cominciare a chiedere conto ai suoi demov cratici governi di questa – ennesima – disastrosa avventura militare in Medio Oriente e di come si possa – richiamando ad ogni più sospinto la democrazia- vendere armi a governi islamisti per produrre profughi e migranti con i quali poi ci ricattano. I sovranisti alla Salvini non solo in questi anni hanno assistito compiaciuti a tutto questo dal governo e dall’opposizione, ma non hanno disdegnato di stringere mani di principi e dittatori arabi e islamisti grondanti di sangue e petrolio. i che producono profughi fdtro Damasco nell’intento di rovesciare il governo centrale, quello del presidente Bashar Assad.

L’invasione turca della Siria ha strappato l’ipocrita velo che nascondeva questo teatro e la politica mediorientale statunitense ed europea (che è stata prona a quella statunitense) è tragicamente nuda tre le bombe e il sangue del Rojava e di fronte al popolo turco e al suo sogno democratico tradito ancora una volta.

Il risultato di questa sciagurata avventura siriana, che ha inghiottito miliardi di dollari ed euro e creato sofferenze incalcolabili e sconvolto il destino di milioni di persone e ancora tragicamente incompleto: l’Organizzazione mondiale della sanità è molto preoccupata per la situazione sanitaria/umanitaria nel nord della Siria, dove circa 1,5 milioni di persone hanno bisogno di un aiuto sanitario e dove i maggiori ospedali sono stati chiusi mentre aumentano i profughi e i feriti.

I turchi hanno bombardato la stazione di pompaggio di Ras Al Ain, la principale fonte d’acqua del governatorato di Al Hassakeh e l’OMS teme focolai di malattie infettive come diarrea acuta e tifo che sono già le più segnalate tra gli abitanti della Siria del nord-est. Con il sovraffollamento causato dall’arrivo di nuovi profughi e l’accesso limitato all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari ci sarà probabilmente un aumento delle malattie legate all’inquinamento dell’acqua.

Le agenzie Onu stanno collaborando sia con l’amministrazione autonoma del Rojava che con le autorità siriane che sono rientrate in città come Al-Hassakeh e Raqqa su richiesta dei combattenti kurdi/siriani. Secondo il Programma alimentare mondiale (Pam) circa 130.000 persone hanno cercato rifugio ad Al-asakeh e Raqqa, ma probabilmente la cifra è più elevata, visto che molti profughi sono stati ospitati da amici e parenti. Le scuole sono state chiuse per accogliere i nuovi profughi che hanno urgente bisogno di cibo, vestiti e di prodotti di prima necessità. Per questo il Pam e altre organizzazioni umanitarie chiedono a tutte le parti in guerra di mantenere aperte le vie di approvvigionamento e di fuga, ma sembra proprio che sia i n mercenari jihadisti filo-turchi che il risorto Daesh attacchino le vie di comunicazione per impedire ai kurdi di rifornire i profughi. L’Onu intanto si prepara ad assistere 400.000 persone che potrebbero avere presto bisogno di aiuto e protezione.