Perù: coprifuoco a Puno dopo il massacro di Juliaca. Ma le manifestazioni continuano

L'Onu al governo peruviano: «Rispettare i diritti umani, compreso il diritto alla protesta pacifica»

[12 Gennaio 2023]

In diverse regioni del Perù, l’11 gennaio è stata un’altra giornata di mobilitazioni per chiedere le dimissioni della presidente nominata Dina Boluarte, nuove elezioni generali, la chiusura del Congresso, la libertà per l’ex presidente Pedro Castillo e un’Assemblea Costituente. Secondo TeleSur, nella regione di Cusco «Un gruppo di manifestanti guidati da alcune organizzazioni sociali e rappresentanti del sindacato dell’edilizia civile ha tentato di raggiungere l’aeroporto Alejandro Velasco Astete dove sono stati repressi dalla polizia in un maniera piuttosto violenta». Ci sarebbero stati più di 10 feriti. A Juliaca, nel dipartimento di Puno, migliaia di persone hanno reso omaggio alle vittime del massacro del 9 gennaio e le bare dei 18 manifestanti uccisi negli scontri con la polizia sono state portate per le strade della città, mentre i loro parenti chiedono giustizia. Il procuratore provinciale di Puno, Guido Pilco, ha dichiarato che, dopo le autopsie delle vittime, «In tutti i casi senza eccezioni, che sono state causate da un proiettile di arma da fuoco».

Nella regione di Tacna continua lo sciopero a tempo indeterminato iniziato il 4 gennaio,  con blocchi  stradali e proteste per chiedere giustizia per le vittime della repressione poliziesca. Anche nella capitale Lima sinistra e sindacati cominciano a mobilitarsi contro il governo peruviano e altre mobilitazioni sono state segnalate a Ayacucho e Madre de Dios.

Non sembra aver avuto molto effetto il coprifuoco di tre giorni decretato nella regione di Puno dal governo del primo ministro Alberto Otárola  che, dopo essere stato costretto ad abbandonare l’aula parlamentare per le proteste, al secondo tentativo ha ricevuto la fiducia con 73 voti a favore, 43 contrari e 6 astenuti.

Tutti i gruppi di destra guidati dalla fujimorista Fuerza Popular, hanno votato a favore, mentre la sinistra di Cambio Democrático, guidata da Perù Libre del presidente costituzionale Pedro Castillo – in prigione dal 7 dicembre con l’accusa di ribellione –  ha votato nuovamente contro il governo della presidente nominata Dina Boluarte, che era stata eletta con Perù Libre e poi è passata alla destra. Il portavoce di Cambio Democrático, Édgar Reymundo, ha denunciato che «Il governo Boluarte ha avuto più morti che giorni al potere, rendendo impossibile concedergli un voto di fiducia».

Mentre Otárola dichiarava il coprifuoco a Puno, a Lima i manifestanti hanno marciato dal tribunale al Congresso per esprimere tutto il loro malcontento verso un governo che considerano frutto di un golpe parlamentare. Un’altra manifestazione di protesta si è tenuta di fronte al comando congiunto delle Fuerzas Armadas per denunciare le vessazioni subite dai manifestanti da parte delle forze di sicurezza mentre esercitavano il loro diritto di protesta.

Ormai sono 10 giorni di proteste per chiedere di fermare gli omicidi e per reclamare le dimissioni di Boluarte, il rilascio di Castillo, le elezioni anticipate e la chiusura totale del Congresso.

Ieri in Perù è arrivata una delegazione della Comisión Interamericana de Derechos Humanos per valutare la situazione delle garanzie per i cittadini e fare il punto sulla portata delle proteste. Questa visita avviene mentre la Procura generale del Perù ha avviato una seconda inchiesta contro la Boluarte per genocidio, omicidio qualificato e lesioni gravi.

Nonostante la repressione statale, il governo ieri ha decretato un  giorno di «Lutto nazionale del lavoro “nel rispetto di coloro che sono caduti». Ma i morti ammazzati dalla polizia sono almeno 47 e la segretaria esecutiva della Coordinadora Nacional de Derechos Humanos de Perú, Jennie Dador, ha denunciato «L’uso indiscriminato della forza» e ha aggiunto che quello dell’aeroporto di Juliaca «E’ stato davvero un massacro. Sono state uccisioni extragiudiziali».

Ma il monito più pesante al governo peruviano viene dal segretario generale dell’Onu António Guterres. Il suo portavoce Stephan Dujarric ha detto che Guterres : «Segue con preoccupazione la situazione in Perù ed è profondamente scioccato dal numero di morti registrati nel contesto delle proteste che si stanno verificando nel Paese. Esorta le autorità a garantire il rispetto dei diritti umani e ad assicurare che venga condotta un’indagine diligente, indipendente, imparziale e trasparente sulle accuse di uso eccessivo della forza e violazioni dei diritti umani». Il capo dell’Onu sottolinea inoltre che «Le manifestazioni devono svolgersi pacificamente, nel rispetto della vita e della proprietà pubblica e privata».

Il portavoce dell’Onu ha così rafforzato la dichiarazione fatta poco prima dal Sistema de las Naciones Unidas en el Perú: «Le agenzie, i fondi ei programmi delle Nazioni Unite in Perù (UN Perù) si rammaricano profondamente per la perdita di vite umane nel contesto delle proteste sociali ed esprimono la nostra profonda preoccupazione per l’aumento della violenza. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie e alle comunità dei defunti. Esortiamo le autorità e le forze di sicurezza ad adottare urgentemente misure per garantire il rispetto dei diritti umani, compreso il diritto a manifestazioni pacifiche; osservare gli standard e le norme applicabili all’uso delle armi contro i manifestanti; facilitare una soluzione pacifica e negoziata alla crisi. Allo stesso modo, chiediamo alle persone e alle organizzazioni sociali che hanno manifestato di astenersi da atti di violenza e di esercitare il diritto di protestare pacificamente, nel rispetto della vita e della proprietà pubblica e privata. Esortiamo tutte le parti a proteggere in particolare i diritti delle persone in situazioni vulnerabili e a garantire che le persone ferite ricevano cure mediche tempestive. Riteniamo che debba essere condotta un’indagine diligente, indipendente, imparziale e trasparente per chiarire le denunce di violazioni dei diritti umani; garantire giustizia per i casi di morti e feriti (compresi civili, giornalisti, polizia e militari) dall’inizio delle mobilitazioni in varie regioni del Paese nel dicembre 2022 ed evitare che questi eventi si ripetano. Infine, da UN Peru, ribadiamo il nostro impegno e la volontà di sostenere il Paese nella mediazione e generazione di processi di dialogo e ascolto tra le parti, nonché nel monitoraggio del rispetto degli standard internazionali sui diritti umani, cercando di risolvere la crisi e tornare sulla strada dello sviluppo e del benessere».