Onu: in Ucraina potrebbero essere stati commessi crimini di guerra da entrambe le parti

Difficile far giungere gli aiuti umanitari a chi ne ha più bisogno

[28 Marzo 2022]

Nella sua relazione presentata all’Onu, Matilda Bogner a capo dell’United Nations Human Rights Monitoring Mission in Ukraine (HRMMU), ha denunciato gravi violazioni delle garanzie fondamentali da parte sia delle forze armate russe che di quelle ucraine.

La Borger ha sottolineato che «Giorno dopo giorno, il bilancio delle vittime e delle sofferenze umane nelle città, paesi e villaggi in tutta l’Ucraina è in aumento. I fatti che abbiamo riportato parlano da soli: da quando le forze armate russe hanno lanciato i loro attacchi il 24 febbraio, almeno 1.035 civili sono stati uccisi e almeno 1.650 feriti. Dico “almeno” perché non abbiamo ancora il quadro completo dei luoghi che hanno visto combattimenti intensi, in particolare Mariupol e Volnovakha. Le forze militari hanno utilizzato armi esplosive con effetti ad ampia area all’interno o in prossimità di aree popolate, inclusi missili, proiettili di artiglieria pesante e razzi, nonché attacchi aerei. Case private, edifici residenziali a più piani, edifici amministrativi, strutture mediche e educative, stazioni idriche, sistemi elettrici sono stati distrutti su vasta scala, con effetti disastrosi sui civili e sui loro diritti umani, compresi i loro diritti alla salute, cibo, acqua, istruzione e alloggio».

Al netto della propaganda di guerra di entrambe le parti, la capo dell’ HRMMU ha tracciato un tragico un tragico bilancio di un mese di guerra: «L’entità delle vittime civili e della distruzione di oggetti civili suggerisce fortemente che sono stati violati i principi di distinzione, di proporzionalità, la regola sulle precauzioni fattibili e il divieto di attacchi indiscriminati. Per fare due esempi: il 3 marzo, 47 civili sono stati uccisi quando sono state distrutte due scuole e diversi condomini a Chernihiv, e tutte le indicazioni sono che questi siano stati il risultato di attacchi aerei russi. Il 9 marzo, l’ospedale Mariupol n. 3 è stato distrutto e molto probabilmente anche questo è stato il risultato di un attacco aereo russo. 17 civili, tra cui bambini e donne incinte, sono rimasti feriti. Una donna ferita è stata aiutata a partorire con un taglio cesareo subito dopo l’attacco, ma né lei né il suo bambino sono sopravvissuti. I medici li hanno operati a lume di candela. Stiamo anche esaminando le accuse di bombardamenti indiscriminati da parte delle forze armate ucraine a Donetsk e in altri territori controllati dalle “repubbliche” autoproclamate». Poi ha aggiunto che «E’ stato confermato  l’uso di bombe a grappolo da parte delle forze russe, e probabilmente anche delle forze ucraine, il  che equivarrebbe a violazioni del diritto umanitario internazionale. Questi attacchi causano incommensurabili sofferenze umane e possono equivalere a crimini di guerra, e devono cessare. Dal 24 febbraio abbiamo ricevuto accuse sulle forze russe che sparavano e uccidevano civili in auto durante le evacuazioni, senza prendere precauzioni fattibili o dare un effettivo preavviso. Stiamo anche dando seguito ad altre accuse secondo cui le forze russe hanno ucciso civili, anche durante assemblee pacifiche. Abbiamo anche ricevuto due accuse di uccisione di civili nel territorio controllato dal governo a causa della loro presunta affiliazione con le forze russe o per il loro sostegno a opinioni filo-russe».

L’HRMMU ha anche documentato 22 casi di detenzione arbitraria e sparizione forzata di amministratori locali in regioni sotto il controllo dell’esercito russo, 13 dei quali sono stati successivamente rilasciati. La Bogner  evidenzia che «Abbiamo anche documentato la detenzione arbitraria e la sparizione forzata di 15 giornalisti e attivisti della società civile che si sono apertamente opposti all’invasione nelle regioni di Kiev, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia. Attualmente stiamo cercando di verificare le notizie secondo cui 5 dei giornalisti e 3 degli attivisti sono stati successivamente rilasciati. Il luogo in cui si trovano gli altri individui rimane sconosciuto».

Poi ci sono le violazioni delle convenzioni militari: «Ci preoccupano anche i video che ritraggono prigionieri di guerra interrogati dopo la loro cattura da parte delle forze ucraine e russe. I prigionieri di guerra devono essere trattati con umanità, non soggetti ad atti di violenza e protetti dagli insulti e dalla curiosità pubblica».

La Bogner cita anche gli atti discriminatori e razzisti dei quali ha già scritto anche greenreport.it: «Dall’invasione da parte della Federazione Russa, persone ritenute ladri, contrabbandieri, sostenitori filo-russi o violatori del coprifuoco sono state picchiate nel territorio controllato dal governo ucraino. Abbiamo ricevuto accuse credibili di oltre 40 casi di maltrattamento da parte di agenti di polizia, membri delle forze di difesa volontari e altri».

La rappresentante dell’Onu ha ribadito che «L’ultimo mese ha evidenziato il ruolo assolutamente cruciale dei giornalisti nel diffondere le notizie in circostanze così difficili e pericolose. Ma come abbiamo visto, con l’intensificarsi delle ostilità, i giornalisti e gli operatori dei media devono affrontare crescenti pericoli nel loro lavoro. Finora, 7 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi in Ucraina dal 24 febbraio e 12 sono stati attaccati armati, con 6 feriti. Almeno un giornalista è scomparso, la sua ultima posizione nota era in una zona di ostilità attive».

Inoltre, all’HRMMU sono «Fortemente preoccupati per la difficile situazione delle persone che si trovavano già in situazioni vulnerabili prima dell’attacco militare. Le persone con disabilità hanno faticato per raggiungere i rifugi antiaerei o altre aree sicure. Sono inoltre lasciati senza accesso ai medicinali essenziali a causa dell’alto livello di insicurezza. Le strutture di assistenza a lungo termine per le persone con disabilità e gli anziani nelle regioni di Kiev, Kharkiv e Luhansk si trovano ad affrontare una terribile situazione umanitaria. Tra i combattimenti e la mancanza di cibo, acqua, riscaldamento, elettricità e medicine, i residenti di tali strutture sono tanto più vulnerabili in quanto dipendono dagli altri per la loro cura e sostegno».

Ma la situazione è difficile anche  per i lavoratori umanitari dell’Onu che garantiscono l’arrivo e la distribuzione imparziale di aiuti in Ucraina. La rappresentante dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) in Ucraina, Karolina Lindholm Billing, ha detto che «Oltre  3,7 milioni di persone sono fuggite  dal territorio ucraino. Si stima che circa 13 milioni di persone siano bloccate nelle aree colpite o impossibilitate partire a causa dell’aumento dei rischi per la sicurezza, della distruzione di ponti e strade e della mancanza di risorse e informazioni su dove trovare sicurezza e riparo».

Parlando  da Leopoli in collegamento con una coinferenza stampa tenutasi a Ginevra, la Lindholm Billing ha evidenziato che «Milioni di ucraini vivono nella  paura costante di bombardamenti indiscriminati, in mezzo agli attacchi sistematici a città, paesi, ospedali, scuole e rifugi. Questa situazione ha costretto le persone a  rifugiarsi nei bunker, giorno e notte. Per aiutare queste persone, i team dell’UNHCR e i partner locali  forniscono loro protezione, riparo, denaro e assistenza in natura presso i posti dispiegati ai valichi di frontiera e nei centri di transito e accoglienza».

Anche il World Food Programme (WFP) ha denunciato che «La catena di approvvigionamento alimentare è stata interrotta in Ucraina con camion e treni distrutti, aeroporti bombardati, ponti caduti,  supermercati saccheggiati e magazzini svuotati.

Il portavoce del WFP Tomson Phiri ha avvertito che «La situazione è  più disperata che mai  nella città meridionale di Mariupol, che è stata costantemente bombardata dalla Russia. La città circondata di Mariupol sta finendo le sue ultime scorte di cibo e acqua. Nessun aiuto umanitario è stato consentito  nella città da quando è stata circondata il 24 febbraio. L’unico modo per arrivarci è attraverso i convogli umanitari che finora non sono riusciti a passare».

La Bogner ha concluso: «Chiediamo a tutte le parti di garantire corridoi sicuri per l’evacuazione dei civili dalle aree pericolose e di consentire la tempestiva consegna dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile in tutto il Paese. E, per finire, come ha affermato il Segretario Generale il 22 marzo, la guerra non porta da nessuna parte e il popolo ucraino sta vivendo un inferno. E’ tempo di fermare i combattimenti, ora».