«Fine dei combattimenti, Dappertutto. Subito. Questo è quello di cui noi tutti, membri della famiglia umana, abbiamo bisogno. Oggi più che mai»

Onu, Guterres: cessate il fuoco mondiale per affrontare insieme un nemico implacabile come il coronavirus

In Libia è stato finalmente accettato un cessate il fuoco umanitario

[24 Marzo 2020]

«Di fronte al nemico comune che costituisce il COVID-19», il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha lanciato un appello per un cessate il fuoco mondiale. Secondo Guterres, «Bisogna mettere fine al flagello della guerra e lottare contro la pandemia che devasta il mondo. La furia con la quale il virus si abbatte dimostra bene che farsi la guerra è una follia. E’ la ragione per cui oggi chiedo un cessate il fuoco immediato dappertutto nel mondo. E’ arrivata l’ora di lasciarsi i conflitti armati dietro le spalle per concentrare i nostri sforzi sul vero combattimento delle nostre vite».

L’Onu ricorda che il nuovo Coronavirus, partito dalla Cinaa dicembre, ieri aveva infettato più di 357.000 persone e fatto più di 15.000 morti in tutto il mondo e che i Paesi con più casi attualmente sono Italia, Cina, Usa e Spagna.

Guterres ha sottolineato che «Il virus non risparmia nessuna nazionalità, comunità o religione e attacca tutti quelli che trova sul suo cammino, implacabilmente. Sono le persone più vulnerabili – le donne e i bambini, le persone con handicap, le persone marginalizzate e sfollate – che corrono il rischio più grande di subire delle perdite devastanti a causa del COVID-19. Non dimentichiamo che nei Paesi devastati dalla guerra i sistemi sanitari sono crollati. I professionisti della sanità, che erano già poco numerosi, sono stati presi come bersagli. I rifugiati e tutte le persone sfollate da di conflitti violenti sono doppiamente vulnerabili».

Per questo il capo dell’Onu ha lanciato un appassionato appello al cessate il fuoco, a smetterla con la guerra: «Rinunciate alle ostilità. Lasciate da parte la sfiducia e l’animosità. Posate le armi, fate tacere I cannoni, mettete fine agli attacchi aerei».

Secondo Guterres questo cessate il fuoco mondiale «Serve essenzialmente per poter stabilire dei corridoi umanitari c he salveranno delle vite, per riprendere il dialogo e dare una chance alla diplomazia e per riportare la speranza in alcuni dei luoghi più vulnerabili di fronte al COVID-19. Mettiamo fine al flagello della guerra e lottiamo contro la malattia che devasta il nostro mondo. Questo comincia dalla fine dei combattimenti, Dappertutto. Subito. Questo è quello di cui noi tutti, membri della famiglia umana, abbiamo bisogno. Oggi più che mai».

E Guterres si è felicitato per la risposta positive che gli era arrivata già il 21 marzo dal governo della Libia e da suoi avversari della Libyan National Army (LNA) che hanno accettato una tregua umanitaria per mettere fine ai combattimenti nella capitale Tripoli.

In una dichiarazione del portavoce del segretario generale dell’Onu si ricorda che Guterres, «di fronte a una situazione umanitaria già in Libia e al potenziale impatto della pandemia COVID-19 ha chiesto alle parti di unire le loro forze per far fronte alla minaccia e assicurare un accesso senza ostacoli all’aiuto umanitario in tutto il Paese».

Anche l’United Nations support mission in Libya (Unsmil) aveva chiesto ai due governi che si contendono la Libia di «unire le loro forze per lavorare insieme e riorientare i loro poteri e le loro risorse per aiutare i libici e le autorità locali a migliorare la loro preparazione contro questa pandemia prevenendone le conseguenze catastrofiche.  Si tratta in particolare di permettere un accesso senza ostacoli all’aiuto umanitario, ai beni e alle derrate alimentari e di permettere all’Organizzazione tmondiale della snità e ai suoi partnerdel settore di lavorare senza ostacoli in tutte le regioni del Paese».

L’Onu spera che in Libia la tregua umanitaria si concluda con un cessate il fuoco durevole e Guterres ha invitato le parti in conflitto (e le potenze straniere che le appoggiano e le armano) di «accettare il progetto di cessate il fuoco emanato dai colloqui della 5+5 Joint Military Commission promossi dalle Nazioni Unite a Ginevra il mese scorso».