Nel 2023 in Myanmar ci saranno oltre 17 milioni di persone bisognose di aiuto
E i profughi Rohingya rischiano la vita in mare e in esilio
[2 Gennaio 2023]
L’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) prevede che nel 2023 «Più di 17 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria in Myanmar, 4,5 milioni dei quali hanno la priorità per l’assistenza di emergenza». Mentre le dinamiche della guerra civile scatenate dal colpo di Stato militare «Dovrebbero rimanere stabili o peggiorare nel 2023, in particolare nel nord-ovest e nel sud-est di questo Paese dal sud-est asiatico. I bisogni umanitari e di protezione stanno aumentando, costringendo le persone ad adottare meccanismi negativi per sopravvivere».
L’OCHA ricorda che «Di fronte a queste preoccupanti previsioni, gli operatori umanitari sono impegnati a soddisfare i bisogni della popolazione, fornendo cibo, riparo, servizi sanitari, acqua e servizi igienico-sanitari, istruzione e protezione alle persone colpite dalla crisi e sfollate in tutto il Myanmar. Tuttavia, la mancanza di un accesso e di un finanziamento sostenibili rimane un ostacolo importante. Al 28 dicembre, il Piano di risposta umanitaria del 2022 era finanziato solo per il 35%, ovvero solo 290 milioni di dollari su un totale di 826 milioni necessari. Questo lascia significativi bisogni insoddisfatti che continueranno nel 2023. Un tale livello di finanziamento nel 2023 avrebbe conseguenze disastrose. Si noti che il piano di risposta del 2023 è stimato a 764 milioni di dollari».
Il braccio umanitario dell’Onu denuncia che «Nonostante la catastrofica situazione umanitaria affrontata dalle persone colpite, compresi gli sfollati, le autorità de facto (la giunta militare fascista) continuano a controllare e limitare il trasporto di riso, medicine e carburante, nonché l’accesso degli operatori umanitari alle persone bisognose in molte parti del Paese, ma soprattutto nel nord-ovest».
In Myanmar ci sono ancora più di 1,5 milioni di persone sfollate a causa dell’insicurezza e della violenza: più del doppio di un anno fa. L’OCHA sottolinea che «Gli sfollati ora vivono in condizioni poco dignitose e di grande bisogno in luoghi di difficile accesso. Quasi due anni dopo che i militari hanno preso il potere nel 2021, il popolo del Myanmar continua a soffrire tra le ostilità e una crisi economica paralizzante, aggravata dall’inflazione».
E gli scontri armati, anche con uso di armi pesanti, tra l’esercito del Myanmar e diverse organizzazioni armate etniche (EAO) e le People’s Defence Force (PDF- Pyíthù Kákwéyāy Tatmataw) negli Stati e regioni del Mu yanmar sono diventati eventi quotidiani.
La guerra dei militari contro il popolo birmano e le altre etnie che costituiscono il Myanmar continua, così come continuano a crescere i bisogni umanitari e le preoccupazioni in materia di protezione, «Esponendo molti uomini, donne, ragazzi e ragazze a rischi costanti che minacciano la loro sicurezza fisica e il benessere mentale», dice l’OCHA.
Anche la situazione economica rimane fragile ed è stata ulteriormente indebolita dall’inflazione che ha fatto salire il costo dei generi alimentari di base e del carburante e a fine 2023 si prevede che in Myanmar ci saranno 5,2 milioni di persone in una situazione di insicurezza alimentare grave o moderata, rispetto ai 13,2 milioni del 2022. L’OCHA spiega che «Per sopravvivere a questa crisi multidimensionale, le persone colpite e sfollate hanno fatto ricorso a meccanismi di adattamento negativi, tra cui la riduzione del consumo di cibo, la vendita di beni, l’abbandono scolastico, il coinvolgimento in migrazioni rischiose e il matrimonio precoce dei loro figli. Ma, nonostante la drammatica situazione umanitaria, l’accesso agli aiuti umanitari continua ad essere ostacolato dall’imposizione di vari vincoli amministrativi e fisici alla circolazione di persone e merci. La comunità umanitaria è profondamente preoccupata per i nuovi requisiti amministrativi stabiliti il 28 ottobre 2022, che stabiliscono un sistema di registrazione obbligatorio per le organizzazioni non governative (ONG) e le organizzazioni della società civile. Queste nuove regole rischiano di ridurre la consegna rapida ed efficace degli aiuti umanitari alle persone bisognose in Myanmar e di ostacolare seriamente il lavoro delle agenzie che costituiscono la spina dorsale dell’operazione umanitaria».
Volker Türk, il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha affrontato le ricadute di un altro drammatico problema causato dagli scontri etnici in Myanmar, quello dei profughi musulmani Rohingya e ha chiesto «Un approccio regionale coordinato per proteggere le migliaia di Rohingya disperati che rischiano la vita intraprendendo pericolosi viaggi per mare».
Türk ha ricordato che «Più di 2.400 Rohingya hanno cercato di lasciare il Bangladesh e il Myanmar solo nel 2022, e sono profondamente rattristato dal fatto che oltre 200 abbiano perso la vita durante il viaggio. Rapporti recenti indicano che barche sovraffollate e pericolose che trasportano Rohingya sono state lasciate alla deriva per giorni e giorni senza alcun aiuto. Mentre la crisi in mare continua, esorto i Paesi della regione a mettere in atto un meccanismo di coordinamento per garantire la ricerca e il salvataggio proattivi, lo sbarco dei rifugiati Rohingya nei loro territori e la loro effettiva protezione».
L’Alto Commissario per i diritti umani ha invitato i Paesi della regione e del mondo ad «Aiutare il Bangladesh a sostenere gli oltre un milione di rifugiati Rohingya che vi hanno cercato protezione dal 2017. Chiaramente, occorre trovare una soluzione urgente per consentire il ritorno volontario di tutti i Rohingya, con pieno rispetto della loro dignità e dei diritti umani come cittadini a pieno titolo e uguali del Myanmar».
Türk ha anche fatto una riflessione d fine e inizio anno «Sulla storia che vorremmo scrivere per il nostro futuro» e ha detto che «La mia speranza per il prossimo anno è che conduciamo le nostre vite, individualmente e collettivamente, con gentilezza, empatia e unità. Nel modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri. Nelle nostre case, quartieri, scuole, luoghi di lavoro e online. Se i diritti umani non sono protetti nei piccoli posti, mancano di significato ovunque. C’è bisogno di proteggere i diritti delle donne a casa e in pubblico, le donne e le ragazze devono avere piena uguaglianza e libertà dalla discriminazione. Gli occhi dei bambini devono essere aperti anche suagli errori del passato, in modo che possano scrivere una storia di speranza e di unità per creare un mondo migliore nel quale celebriamo la diversità, convinti che siamo più forti insieme che separati. Spero in un futuro di espressione online, protetto dall’odio e dalla disinformazione con considerazione per altri punti di vista, con disaccordi rispettosi e che accolga la diversità. Pensate alla persona dall’altra parte dello schermo, non c’è posto per disumanizzare l’altro usando etichette riduzioniste o politiche identitarie. Spero che la nostra comune umanità sia la nostra guida».