Myanmar: dal golpe militare alla catastrofe multidimensionale dei diritti umani

Bachelet: impatto grave e di vasta portata sui diritti umani, pace, sicurezza e sviluppo sostenibile

[7 Luglio 2021]

Intervenendo alla 47esima sessione dell’United Nations  Human Rights Council,  la Alto commissario Michelle Bachelet ha detto che «Quello che è iniziato come un colpo di Stato dell’esercito del Myanmar si è rapidamente trasformato in un attacco totale contro la popolazione civile che è diventato sempre più diffuso e sistematico».

La ex presidente socialista del Cile ha ricordato che  «La situazione nel paese si è evoluta da una crisi politica all’inizio di febbraio a una catastrofe multidimensionale dei diritti umani». Dall’inizio del golpe sono state uccise quasi 900 persone e circa 200.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case a causa di violenti raid militari nei quartieri e nei villaggi.

La Bachelet ha avvertito che «La sofferenza e la violenza in tutto il Paese sono prospettive devastanti per lo sviluppo sostenibile e aumentano la possibilità di un fallimento dello Stato o di una guerra civile più ampia».

Infatti, sempre più giovani si danno alla clandestinità per raggiungere l’opposizione armata nata dalla coalizione tra la Lega nazionale per la democrazia e le milizie e i veri e propri eserciti delle minoranze etniche che praticamente si battono contro l’esercito fin dall’indipendenza dell’allora Birmania.

La Bachelet ha spiegato che «Da febbraio, gli sviluppi catastrofici hanno avuto un impatto grave e di vasta portata sui diritti umani, la pace e la sicurezza e lo sviluppo sostenibile. Stanno generando un chiaro potenziale per una massiccia insicurezza, con ricadute per una regione più ampia».

La Alto Commissario dell’Onu ha esortato la comunità internazionale a «Rimanere unita nel fare pressione sui militari per fermare i suoi continui attacchi contro il popolo del Myanmar e riportare il Paese alla democrazia, riflettendo così la chiara volontà del popolo». Ma, citando la 2019 review of UN action in Myanmar di Gert Rosenthal., ha aggiunto che «Il sistema delle Nazioni Unite non deve fallire una seconda volta nel Paese» e ha sollecitato «Un’azione rapida per ripristinare una democrazia funzionante, prima che la situazione dei diritti umani nel Paese si deteriori ulteriormente. Questo dovrebbe essere rafforzato dall’azione del Consiglio di sicurezza. Esorto tutti gli Stati ad agire immediatamente per dare effetto all’appello dell’Assemblea Generale per impedire l’afflusso di armi in Myanmar”, ha detto la signora Bachelet.

La Bachelet ha affermato che «Il Covid ha avuto un impatto disastroso su un’economia che si basava sulle rimesse, sull’industria dell’abbigliamento e su altri settori che sono stati devastati dalla conseguente recessione globale». Le agenzie Onu stimano che in Myanmar oltre 6 milioni di persone abbiano urgentemente bisogno di aiuti alimentari e prevedono che quasi la metà della popolazione potrebbe sprofondare nella povertà più nera entro l’inizio del 2022.

Per la Bachelet, «Si è aperto un vuoto perché fioriscano le forme più dannose – e criminali – di economia illecita». Nel frattempo, uno sciopero generale in tutto il Paese, insieme a licenziamenti dei dipendenti pubblici, inclusi educatori e personale medico, ritenuti ostili alla dittatura ha bloccato molti servizi essenziali. Dal 1° febbraio, almeno 240 attacchi a strutture sanitarie, personale medico, ambulanze e pazienti hanno impedito test, cure e vaccinazioni per il Covid-19.

La Bachelet da denunciato «Attacchi aerei indiscriminati, bombardamenti, uccisioni di civili e sfollamenti di massa. Anche le voci civili vengono messe a tacere: oltre 90 giornalisti sono stati arrestati e 8 importanti media sono stati chiusi. Abbiamo anche ricevuto numerose segnalazioni di sparizioni forzate; brutali torture e morti di persone in custodia e l’arresto di parenti o figli al posto della persona ricercata».

La Alto Commissario delle Nazioni Unite ha fatto notare che «Nonostante la repressione, la leadership militare non si è assicurata con successo il controllo del Myanmar, né ha ottenuto il riconoscimento internazionale che cerca. Al contrario, le sue tattiche brutali hanno innescato una rivolta nazionale che ha cambiato l’equazione politica. In tutto ilo Paese, le persone continuano le proteste pacifiche nonostante l’uso massiccio della forza letale, comprese le armi pesanti, e un movimento di disobbedienza civile ha bloccato molte strutture governative controllate dai militari. Alcune persone, in molte parti del Myanmar, hanno preso le armi e formato gruppi di autoprotezione. Questi gruppi di nuova formazione hanno lanciato attacchi in diverse località, ai quali le forze di sicurezza hanno risposto con una forza sproporzionata».

La Bachelet ha concluso: «Sono preoccupata per il fatto che questa escalation di violenza possa avere conseguenze orribili per i civili. Tutti i protagonisti armati devono rispettare e proteggere i diritti umani e garantire la protezione dei civili e delle strutture civili come i centri sanitari e le scuole. Qualsiasi futuro governo democratico in Myanmar deve avere l’autorità per esercitare un effettivo controllo civile sui militari. Fino a quando misure di giustizia transitoria non diventeranno realmente possibili anche a livello nazionale, la comunità internazionale dovrebbe basarsi sulla gamma di meccanismi di responsabilità internazionale già attivati».