L’Etiopia bombarda il Tigray ribelle. Intanto è carestia per 400.000 persone

Onu fortemente preoccupata: non possiamo portare aiuto a chi ne ha bisogno

[19 Ottobre 2021]

Il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) aveva avvertito qualche giorno fa che l’Etiopia stava ammassando truppe regolari e milizie tribali ai confini della regione/stato ribelle per scatenare una nuova offensiva e riprendersi i territori occupati dalle milizie del TPLF che avevano costretto Etiopia (ed Eritrea) a un cessate il fuoco mai davvero rispettato da entrambi i fronti e a una ritirata incalzata dai guerriglieri tigrini.

La conferma è arrivata ieri quando  Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu António Guterres, ha detto in conferenza stampa che «Abbiamo ricevuto allarmanti segnalazioni di attacchi aerei questa mattina, e sarebbero avvenuti nelle zone residenziali della capitale del Tigray, Mekelle. Stiamo ancora cercando di verificare i dettagli degli attacchi aerei, ma siamo profondamente preoccupati per il potenziale impatto sui civili che risiedono o lavorano nelle aree colpite».

Inizialmente, il governo etiope aveva negato di aver colpito obiettivi nella capitale del Tigray, ma poi l’agenzia stampa statale etiope ha ammesso gli attacchi su Mekelle ma dicendo che hanno  preso di mira solo le comunicazioni e le strutture armate dei ribelli. I media controllati dal TPLF ribattono che sono stati uccisi almeno 3 civili.

Il Ministero degli esteri etiope ha continuato ad accusare il TPLF di aver ucciso almeno 30 civili nei recenti attacchi negli stati regionali di Amhara e Afar, confinanti con il Tigray.

“I terroristi sono quelli che attaccano le città con civili innocenti, non il governo», ma poche ore dopo i media statali hanno annunciato il successo degli attacchi aerei contro una città «Con l’obiettivo di prevenire vittime civili». Il TPLF accusa il governo di aver deliberatamente effettuato due attacchi nel giorno di mercato, proprio per terrorizzare la popolazione civile. Come spiega BBC News , «E’ difficile confermare in modo indipendente i dettagli in quanto nella regione c’è un blackout delle comunicazioni».

L’esercito etiope ha preso il controllo della maggior parte della regione settentrionale del Tigray nel novembre 2020, dopo che le forze del TPLF hanno sequestrato una base militare.

La guerra nel Tigray prosegue ormai quasi da un anno, da quando l’esercito etiope, appoggiato da milizie Amhara e dall’esercito eritreo, attaccarono il TPLF, la forza politica di orientamento socialista/marxista egemone nel Tigray e che aveva guidato la lotta di liberazione dal regime militare “comunista” del DERG. A giugno, i ribelli hanno riconquistato il Tigray con un attacco a sorpresa e poi hanno compiuto incursioni in alcune aree delle regioni vicine. L’Etiopia ha dichiarato il TPLF organizzazione terroristica, ma il TPLF si considera – anche in base ad elezioni vinte in maniera plebiscitaria – il governo legittimo del Tigray.

L’Onu dice che in questi mesi «Si teme che migliaia di persone siano uccise tra le accuse di diffuse violazioni dei diritti umani, con oltre 2 milioni costretti a fuggire dalle proprie case.  Negli ultimi mesi, i bisogni umanitari sono cresciuti, tra uccisioni, saccheggi e distruzioni di centri sanitari e infrastrutture agricole, compresi i sistemi di irrigazione che sono vitali per lo sforzo produttivo».

Guterres è fortemente preoccupato per l’escalation del conflitto nel nord dell’Etiopia, dimostrata dagli attacchi aerei a Mekelle e sottolinea che «Tutte le parti devono evitare di prendere di mira civili o infrastrutture civili». Dujarric  ha ribadito l’appello del capo dell’Onu alla cessazione delle ostilità e ha esortato governo etiope e TPLF a «Dare la priorità al benessere delle persone e a fornire il supporto necessario per l’afflusso di assistenza umanitaria fondamentale, compresa la facilitazione del movimento di carburante e medicinali. Come abbiamo già detto, la mancanza di forniture essenziali, in particolare contanti e carburante, sta interrompendo gravemente le operazioni di aiuto nel Tigray, dove almeno 400.000 persone stanno affrontando condizioni simili alla carestia. Ricordiamo ancora una volta a tutte le parti in conflitto i loro obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale di proteggere i civili e le infrastrutture civili. Ciò include centinaia di operatori umanitari sul campo che lavorano instancabilmente per fornire assistenza a milioni di civili coinvolti nei combattimenti. Il fatto che i civili siano coinvolti nei combattimenti e che combattano loro stessi ci costringe a ridurre le operazioni di salvataggio quando le persone ne hanno più bisogno, comprese le distribuzioni di cibo, acqua e servizi sanitari».

La guerra del Tigray si è estesa  anche alle vicine regioni/stati di Amhara e Afar, sia per la controffensiva del TFPL che per scontri interetnici. Secondo il World Food Program (WFP) nelle tre regioni – Tigray, Amhara e Afar – fino a 7 milioni di persone hanno ora un disperato bisogno di assistenza alimentare. La maggior parte di loro, circa 5,2 milioni, si trova nel Tigray. Dujarric  ha avvertito: «La nostra capacità di raggiungere le persone che hanno un disperato bisogno di assistenza, comprese molte persone che sono state sfollate più volte, è stata ostacolata dall’escalation dei combattimenti. Chiediamo urgentemente a tutte le parti di consentire e facilitare il passaggio rapido e senza ostacoli di aiuti e personale umanitario in tutte le aree con esigenze umanitarie, comprese quelle colpite dai recenti combattimenti. Queste forniture includono carburante e denaro, senza i quali gli umanitari non possono svolgere il loro lavoro, e medicinali, così che  nostri colleghi possano raggiungere le persone che hanno un disperato bisogno di assistenza».