L’Afghanistan colpito da un devastante terremoto. I talebani collaborano con agenzie Onu e ong

L’Onu al lavoro tra le macerie: migliaia di morti, feriti e profughi in un Paese dimenticato dopo la fuga di Usa e NATO

[23 Giugno 2022]

Un primissimo bilancio del forte terremoto che ha colpito l’Afghanistan meridionale alle 01,30 ora locale del 22 giugno, parlava di 255 morti ed oltre 150 feriti, poi le cife ufficiali sono rapidamente salite a più di 900 morti e oltre 600 feriti, poi i morti hanno superato i mille… ma probabilmente le vittime sono molte di più e i danni incalcolabili. A dirlo è la radio internazionale iraniana IRIB che cita le dichiarazioni di Sharafuddin Muslim, indicato dalla TV afghana Tolo News come il vice ministro per la gestione delle emergenze del governo ad interim dell’emirato talebano al potere dall’agosto 2021 dopo la rovinosa ritirata delle truppe Usa/NATO.

Il Dipartimento meteorologico dell’Iran  ha stimato una scossa di magnitudo 6,1 con epicentro a circa 44 km dalla città afghana di Khost, vicino al confine con il Pakistan, che avrebbe distrutto circa 2.000 case e q gli d sfollati d sarebbero centinaia. Altre fonti parlano di una scossa di di magnitudo 5.9, che è stata avvertita nel raggio di 500 km dall’epicentro fino in Pakistan e in India e ha provocato feriti, morti e distruzione nei distretti di Barmal, Zirok, Nika e Giyan della provincia di Paktika. Stefano Sozza, country director di Emergency in Afghanistan, conferma l’estrema gravità della situazione: «Abbiamo inviato sette ambulanze e staff nelle zone più vicine al terremoto per supportare i soccorsi in loco e trasportare i feriti nei nostri centri di primo soccorso adiacenti alla zona colpita, in particolare nei distretti di Ghazni e Andar nella provincia di Paktika dove il terremoto ha provocato il maggior numero di vittime. Il timore è che le vittime possano aumentare ancora, perché molte persone potrebbero essere rimaste bloccate sotto gli edifici crollati. Daremo nuovi aggiornamenti quanto prima, perché i numeri sono in crescendo».

Le ultime ONG umanitarie rimaste in Afghanistan ieri si sono riunite per un vertice di emergenza e Sozza  sottolinea che «Questa ennesima tragedia non fa che peggiorare ancora una volta la condizione di fragilità e difficoltà economica e sociale in cui da mesi versa l’Afghanistan. Ora si renderà ancor più necessario sbloccare e aumentare tutti gli aiuti umanitari necessari al Paese». Invece, sembrano del tutto dimentica te le solenni promesse – fatte anche dal governo italiano  . di non abbandonare gli afghani e le afghane al loro destino di miseria e oppressione.

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres si è detto rattristato per la tragica perdita di vite umane e ha fatto notare che «Gli afgani stavano già vacillando per l’impatto di anni di guerra, difficoltà economiche e fame», ma ha aggiunto che «Le Nazioni Unite in Afghanistan sono pienamente mobilitate. I nostri team sono già sul campo per valutare i bisogni e fornire supporto iniziale. Contiamo sulla comunità internazionale per aiutare a sostenere le centinaia di famiglie colpite da questo ultimo disastro. Ora è il momento della solidarietà».

I bisogni immediati includono cure di emergenza per traumi, rifugi di emergenza e articoli non alimentari, assistenza alimentare e supporto per acqua e servizi igienici. Secondo l’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs dell’ONU (OCHA), che sta coordinando la risposta alle emergenze per conto delle agenzie Onu e dei partner umanitari, «Il Ministero della Difesa dell’Afghanistan sta guidando gli sforzi di risposta. Le autorità afghane hanno inviato cinque elicotteri nella provincia di Paktika per facilitare le evacuazioni mediche e più di 45 ambulanze. Un’équipe medica è stata inviata anche nel distretto di Gayan».

Durante una videoconferenza con i giornalisti, Ramiz Alakbarov, coordinatore umanitario Onu in Afghanistan, ha assicurato che «Tutti rispondono in modo molto rapido. E’ in corso una valutazione veloce della situazione. Saranno necessari 15 milioni di dollari per rispondere ai bisogni immediati. Team mobili hanno già raggiunto tutte le località.  Naturalmente, come Onu non abbiamo attrezzature specifiche per togliere le persone da sotto le macerie. Questo deve fare affidamento principalmente sugli sforzi delle autorità de facto, che hanno anche alcune limitazioni al riguardo».

Il devastante terremoto è arrivato mentre l’Onu stava già organizzando in Afghanistan una delle più grandi operazioni umanitarie al mondo. Nel Paese dei talebani quasi 20 milioni di persone, circa la metà della popolazione, stanno soffrendo la fame. Quindi, era già presente sul terreno personale sufficiente per essere dispiegato immediatamente. L’OCHA dice che fino a ieri «Circa 10 tonnellate di forniture mediche e medicinali essenziali sono state spedite nelle aree colpite. Questo aiuto include 30 kit sanitari di emergenza e 50 kit sanitari chirurgici.  Sono state inviate anche squadre di chirurghi, medici e diversi medici specialisti. Vengono anche consegnati cibo e tende e le persone colpite vengono indirizzate agli ospedali regionali». L’Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato con un post su Twitter, che entro poche ore” i suoi team avrebbero supportato gli operatori sanitari locali nel salvare vite umane e prendersi cura delle persone colpite dal disastro.  L’Oms ha già consegnato 100 pacchi di medicinali di emergenza nei distretti di Barmal e Giyan a Patkika. Nei prossimi giorni verranno effettuate valutazioni congiunte dei bisogni tra le agenzie Onu in entrambi i distretti.

Però Alakbarov fa notare che «Le operazioni di soccorso e di sostegno umanitario sono in corso in una zona montuosa vicino al confine con il Pakistan, e in condizioni meteorologiche sfavorevoli, a causa di neve, pioggia e temperature in calo.  Siamo preoccupati non solo per gli articoli non alimentari e per l’accoglienza delle persone in rifugi e per la fornitura di forniture mediche, ma anche per la prevenzione delle malattie trasmesse dall’acqua. E questo potrebbe essere uno scenario molto, molto sgradevole».

L’Unicef ha inviato diversi team mobili per fornire il primo soccorso ai feriti e cibo agli sfollati.  Mohamed Ayoya, rappresentante dell’Unicef in Afghanistan, ha affermato che «Lo staff sta distribuendo anche aiuti fondamentali, comprese le attrezzature per la cucina; forniture per l’igiene come sapone, detersivo, asciugamani e assorbenti, oltre a vestiti caldi, scarpe, coperte, tende e teloni.  Le autorità de facto hanno chiesto il sostegno dell’Unicef e di altri team delle agenzie delle Nazioni Unite che stanno unendo gli sforzi per valutare la situazione e rispondere ai bisogni delle comunità colpite. Siamo solidali con i bambini e le famiglie colpite in questo momento difficile». L’Unicef ha schierato almeno 12 team di operatori sanitari nel distretto di Giyan, il più colpito nella provincia di Patkika, e diversi team mobili di salute e nutrizione nel distretto di Barmal e spera di poterlo fare presto anche nel distretto di Paktika nella provincia di Khost.

Intanto il World Food Programme (WFP) sta preparando l’invio di 239 camion carichi di aiuto per i bisognosi. Il WFP attualmente fornisce cibo in circa 800 siti di distribuzione in tutte le 34 province dell’Afghanistan, una delle emergenze più urgenti dell’agenzia Onu

Il governo dell’emirato talebano sta rispondendo e collaborando con le agenzie Onu e le ONG, anche con iniziative  di ricerca e soccorso di vittime e feriti, ma forti piogge e vento stanno ostacolando il lavoro degli elicotteri che ieri pomeriggio non sono stati in grado di atterrare questo pomeriggio. L’OCHA evidenzia che «Coloro le cui case sono state danneggiate o distrutte stanno cercando rifugio presso la famiglia e gli amici, con alcuni che secondo quanto riferito vivono all’aperto. Le autorità de facto hanno consegnato cibo e tende di emergenza ad alcune di queste famiglie, ma è necessaria maggiore assistenza. A causa delle forti piogge e del freddo fuori stagione, il riparo di emergenza è una priorità immediata. Altri bisogni immediati includono cure di emergenza per traumi, articoli non alimentari, assistenza alimentare e supporto per l’igiene dell’acqua e i servizi igienici.

L’Afghanistan è una delle emergenze più urgenti del WFP.< che ricorda che «Condizioni simili alla carestia sono state segnalate per almeno 20.000 persone nella provincia di Ghor, mentre quasi la metà della popolazione del Paese – 20 milioni di persone – non ha abbastanza da mangiare. Un’economia in calo, stagioni di siccità consecutive, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la pandemia di Covid-19 contribuiscono a far continuare la sofferenza di milioni di persone».

Dopo che l’agenzia Onu e i suoi partner umanitari hanno contribuito a scongiurare la carestia durante i duri mesi invernali, Mary-Ellen McGroarty, direttrice nazionale del WFP per l’Afghanistan, aveva a recentemente chiesto ai donatori internazionali di mantenere le promesse e di aumentare il loro sostegno al Paese e ha sottolineato che «Finora quest’anno, il WFP ha fornito assistenza alimentare e nutrizionale di emergenza a 18 milioni di persone in tutto l’Afghanistan. A maggio abbiamo assistito 320.000 persone a Khost e più di 590.000 nelle province di Paktika. Il WFP è sempre pronto ad agire rapidamente e chiede 1,15 miliardi di dollari per rispondere ai bisogni in Afghanistan per i prossimi 6 mesi».

L’Iran ha espresso solidarietà e cordoglio e ha promesso pieno sostegno al Paese vicino. La Repubblica islamica dell’Iran ha annunciato l’invio di due aerei cargo per trasportare aiuti alle zone colpite in Afghanistan.