La vittoria dei “nessuno”. Rivoluzione in Colombia: la sinistra vince le elezioni

Gustavo Petro presidente, sconfitta la destra populista e tradizionale. La vicepresidente è Francia Márquez Mina, un’afrodiscendente femminista e ambientalista

[21 Giugno 2022]

Sembrava che la destra avrebbe governato per sempre la Colombia, il più fedele alleato degli Stati Uniti nella regione e il Paese che ha avuto la guerra interna più lunga del Continente: esercito e milizie di destra e narcos contro Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo (FARC) e altri gruppi armati minori di sinistra, un Paese dove la violenza non è cessata nemmeno dopo gli accordi di pace con le FARC e dove c’è il record di leader sociali e ambientalisti assassinati, con il traffico di droga che si è consolidato da decenni come il business multimilionario e illegale che permea tutti gli strati della società.

Ma l’impossibile è avvenuto: con il 50,44 % dei voti, Gustavo Petro è il primo presidente di sinistra della Colombia, ha sconfitto in una tesissima campagna elettorale il populista di destra Rodolfo Hernández, della Liga de Gobernantes Anticorrupción, che si è fermato al 47,32 %, il resto sono schede nulle e bianche.  Ha vinto il Pacto Historico, una coalizione che va dai Partiti di centro-sinistra alla sinistra di Colombia Umana di Petro, fino al Partido Comunista Colombiano, passando per forze ambientaliste e indigene e per  la sinistra ecologista e femminista della nuova vicepresidente colombiana. l’afrodiscendente Francia Márquez Mina, che ha commentato così la rivoluzione colombiana avvenuta nelle urne e non con i kalashinikov delle FARC; «Questo è per le nostre nonne e nonni, le donne, i giovani, le persone LGBTIQ+, gli indigeni, i contadini, i lavoratori, le vittime, i miei neri, coloro che hanno resistito e coloro che non ci sono più… In tutta la Colombia Oggi iniziamo a scrivere una nuova storia!» E la Marquez, la prima donna e la prima nera ad arrivare ai vertici dello Stato Colombiano, un’attivista ambientalista Premio Goldman per l’ambiente 2018, che ha subito un attentato ed è stata più volte minacciata dagli squadroni della morte fascisti, ha voluto così ricordare i poveri, gli ignorati, i perseguitati per decenni da una élite politica corrotta che voleva solo mantenere i suoi privilegi e che non ha mai risolto i veri problemi quotidiani dei cittadini, sostenuta dagli Usa nello scontro con la guerriglia marxista leninista delle Farc. La sinistra ha vinto in elezioni record: hanno votato più di 22 milioni di colombiani, il 58,09% degli aventi diritto, la cifra più alta del XXI secolo.

Tra loro ci sono “Los nadie” ai quali si sono rivolti in campagna elettorale Petro e la Márquez, sono loro che hanno permesso alla sinistra di vincere la elezioni, di fare l’impossibile andando a votare in massa, chi in groppa ai muli, in canoa, sperando che questa vittoria segni l’inizio di un cammino verso la giustizia sociale.

Ecco perché da domenica in Colombia si festeggia tra lacrime, sorrisi, abbracci e si balla la cumbia, si sparano fuochi d’artificio, si fanno concerti di chitarre e domenica sera le strade di Bogotà e delle altre città erano piene di tassisti e motociclisti che suonavano i clacson. Nelle strade, nei quartieri, hanno celebrato i risultati di un processo che, al di là di ciò che la gestione di Petro realizzerà (o meno), è già trascendentale perché modifica completamente la mappa politica del Paese sudamericano.

Ma, come scrive la giornalista messicana Cecilia González «Il potere della “casta” dominante, come l’ha definita Petro, aveva già iniziato a incrinarsi nel 2019 , durante una prima rivolta sociale che si è registrata insieme a quella avvenuta in Cile e che ha mostrato che la stanchezza sociale stava raggiungendo il limite. Le manifestazioni contro il presidente Iván Duque in particolare, e contro il neoliberismo in generale, si sono ripetute nel 2021. Mai prima d’ora la mobilitazione popolare in Colombia aveva mostrato adesioni così massicce».

La risposta del governo di destra colombiano è stata la frepressione <, con decine di morti, feriti e desaparecidos, violenze etnico-razziali o di genere e attacchi ai giornalisti. Ma la durissima repressione di Duque, sostenuta sia da Donald Trump che da Joe Bieden, non ha spento la rabbia e la protesta e la sinistra, una sinistra completamente nuova, moderna e unitaria, è riuscita per la prima volta nella storia e rompere il bipartitismo conservatori – liberali che racconta Gabriel Garcia Marquez nei suoi libri e al ballottaggio sono andate due nuove formazioni: il Pacto Historico dell’ ex sindaco di Bogotá ed ex guerrigliero dell’M-19 Petro e la Liga de Gobernantes Anticorrupción deall’imprenditore milionario Adolfo Hernández, sul quale nessuno scommetteva un peso quando si è presentato.

Per l’uribismo, la destra neoliberista dell’ex presidente Álvaro Uribe che non ha mai accettato il patto di pace con le FARC, ha subito un colpo letale e argomenti prima tabù, come il razzismo, il femminismo e la diversità sessuale sono diventati temi di campagna in uno dei paesi più conservatori dell’America Latina.

Una rivolta progressista, ma popolare, che sembra aver preso completamente di sorpresa le élite colombiane che si credevano eterne. E’ stato addirittura inutile agitare lo spauracchio del comunismo e della venezuelana («La Colombia sta per diventare ilVenezuela»). Un’ élite conservatrice in confusione che ha usato gli stessi slogan che la destra ha usato senza successo per cercare di battere la sinistra alle elezioni in Messico, Argentina, Bolivia, Honduras, Perù e Cile.

Non è servita nemmeno la feroce campagna mediatica contro Petro che può essere riassunta nella copertina di  Semana, che, a pochi giorni dalle elezioni, diceva che la Colombia doveva scegliere tra un ingegnere ( Hernández) o un ex guerrigliero (Petro). Più del 50% della popolazione ha scelto Petro, anche perché in America Latina di esempi ex guerriglieri che hanno governato bene – a cominciare dall’ex presidente dell’Uruguay Josè “Pepe” Mujica – non mancano.

l segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha fatto buon viso a cattivo gioco e ha  subito assicurato la volontà di mantenere lo stretto rapporto privilegiato tra Bogotà  e Washington. Ma sarà difficile che la sinistra colombiana accetti lo stesso rapporto di ingerenza, servilismo e dipendenza che gli Usa hanno instaurato in Colombia, dettando l’agenda politica della destra e sprofondando il Paese in una tragica quanto inefficace “guerra alla droga” che ha aperto la strada a bande di narcotrafficati di destra usate per contrastare i guerriglieri di sinistra e reprimere le comunità indigene.

Il 7 agosto Petro sarà ufficialmente presidente della Colombia e si andrà ad aggiungere a quelli che – con alterne fortune – hanno vinto le elezioni in Messico, Perù, Cile, Bolivia, Honduras e Argentina. Ma la sinistra colombiana è molto diversa – anche se non le osteggia – da quelle di Venezuela, Nicaragua e Cuba e per questo politicamente pericolosa per gli Usa, mentre il governo di destra del vicino Ecuador e nuovamente contestato dagli indios ai quali deve la sua vittoria che non ci sarebbe mai stata senza una divisione tra la sinistra indigena e quella Correista. Lo scenario potrebbe ulteriormente cambiare con il ritorno al potere in Brasile di Luiz Inacio Silva che potrebbe mettere fine al breve e catastrofico regno del neofascista Jair Bolsonaro.

Petro e la Márquez hanno vinto anche contro i sondaggi pilotati che li davano per sconfitti. La Márquez ha promesso «La riconciliazione senza paura. O dobbiamo a chi ha i calli sulle mani, lo dibbiamo alle nessune e ai nessuni, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle». E Petro ha concluso: «Qui quello che sta arrivando è un vero cambiamento, un cambiamento reale, nel quale impegniamo l’esistenza, la vita stessa. Non tradiremo questo elettorato. È ciò che i “nessuno” si aspettano da coloro che sono diventati protagonisti della storica svolta politica colombiana. E’ quello che hanno gridato al Paese, alla storia, è che  da oggi la Colombia cambia, la Colombia è diversa».

Tra le principali proposte per il periodo 2022-2026 di Petro e della Márquez ci sono un “nuovo contratto sociale” e un cambiamento nel modello economico, che prevede una riforma fiscale e soprattutto la riforma agricola, che in Colombia si aspetta da sempre. Ma la sinistra proibirà anche il fracking per estrarre gas e petrolio e punterà decisamente sulle energie rinnovabili, promuoverà i diritti delle donne, e punta ad attuare (rischiosissime) riforme nelle Forze di sicurezza (notoriamente reazionarie) e l’Accordo di pace con le FARC. Caracas ristabilirà anche le relazioni diplomatiche col Venezuela, interrotte dopo che Duque aveva riconosciuto l’oppositore venezuelano Juan Guaidó che si era autoproclamato “presidente in carica” del Venezuela.

Sarà dura: Petro e la Márquez  dovranno governare – cambiandolo rapidamente –  un Paese segnato dalla violenza, con il 39,3% di persone in povertà, con il record di produzione di cocaina, con intere aree in mano ai narcos/milizie di destra e a guerriglieri dissidenti (che trafficano cocaina) che non a hanno accettato l’accordo di pace con le FARC. E il Pacto Historico non ha la maggioranza in Parlamento, dove ha meno deputati del Partido Liberal e quindi sarà costretto a cercare accordi con altri gruppi e organizzazioni.