La guerra per le risorse del Congo: oltre il 90% degli abusi documentati nelle zone di conflitto armato

Onu, sostegno al piano di transizione per preparare l'uscita ordinata e responsabile da MONUSCO

[6 Ottobre 2021]

Presentando al Consiglio per i diritti umani dell’Onu un rapporto che copre il periodo tra il 1 giugno 2020 e il 31 maggio 2021, la Vice Alto Commissario Onu per la Repubblica Democratica del Congo (RDC), Nada Al Nashif, ha evidenziato che «Nonostante un calo complessivo del numero di abusi segnalati, nella Repubblica Democratica del Congo il numero delle vittime di esecuzioni sommarie ed extragiudiziali da parte di gruppi armati è aumentato. La continua violenza pone seri problemi per la protezione dei civili».

Dal rapporto emerge che «La stragrande maggioranza delle abusi e violazioni dei diritti continuano a verificarsi nelle aree di conflitto armato.Oltre il 90% delle violazioni e degli abusi è stato documentato nelle province in cui sono attivi gruppi armati. Si tratta in particolare del Nord Kivu e dell’Ituri, e in misura minore nelle province del Sud Kivu e del Tanganica». Tutte Province della RDC dove milizie, eserciti regolari e le multinazionali che li finanziano e ci commerciano cercano di impossessarsi delle immense risorse naturali e minerarie di uno dei Paesi più poveri del mondo.

Ma Nada Al Nashif  fa notare che «Questa insicurezza nelle zone di conflitto si è anche tradotta in un desiderio di responsabilità. Durante il periodo di riferimento, almeno 107 membri delle Forces armées de la RDC, 55 agenti della Police nationale congolaise e 134 membri di gruppi armati sono stati condannati per aver commesso atti che costituiscono violazioni dei diritti umani, compresi crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Questi risultati sono incoraggianti».

Però, per i servizi dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet. «E’ essenziale garantire che le indagini e le azioni penali sui colpevoli continuino a essere condotte secondo gli standard del giusto processo, anche nella provincia del Kasai, e nei confronti dei presunti responsabili di violenza sessuale».

L’Ufficio dell’Alto Commissario ha rilevato una riduzione delle violazioni dei diritti civili e politici, ma ha detto di continuare a ricevere segnalazioni di attacchi e minacce contro giornalisti, difensori dei diritti umani e altri attori della società civile. Inoltre, ha aggiunto la Al-Nashif , «Il livello di discorsi d’odio e di incitamento all’odio e all’ostilità continua a essere allarmante in tutto il Paese. In queste condizioni, chiediamo ai leader politici e comunitari di incoraggiare i loro attivisti e simpatizzanti ad astenersi da qualsiasi discorso di odio e ad utilizzare mezzi pacifici di comunicazione e dibattito. Questo è l’unico modo per garantire che il processo elettorale sia equo e pacifico».

Mentre la RDC si avvia alle elezioni nazionali previste per il dicembre 2023, l’Alto Commissario invita pressantemente il governo di Kinshasa a «Consolidare l’apertura dello spazio democratico osservata dall’inizio del 2019, in particolare il rispetto del diritto di riunione pacifica e della libertà di espressione. Si tratta anche di garantire che la riforma della legge elettorale e il processo di selezione dei membri della commissione elettorale siano trasparenti e inclusivi».

Nonostante questo calo delle tensioni politiche, Denis Mukwege, Premio Nobel per la pace 2018  e fondatore del Panzi Hospital che cura le vittime di questa eterna guerra per le risorse, ha ricordato che «La situazione dei diritti umani nella RDC è una delle peggiori al mondo. Nessuno può dire che non sappiamo cosa sta succedendo nella RDC da 25 anni. Diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza hanno evidenziato che la cultura dell’impunità è stata e rimane uno dei principali ostacoli all’instaurazione della pace nella RDC. Questo spiega in gran parte la perpetuazione delle atrocità di massa avvenute fino ad oggi nelle province di Kivu e Ituri. Per questo invito le Nazioni Unite a fornire un sostegno efficace alle autorità congolesi e alla società civile al fine di adottare e attuare senza ulteriori indugi una strategia nazionale olistica per la giustizia di transizione. Ma, prima che questi meccanismi di giustizia di transizione siano stabiliti, invito  i membri del Consiglio per i diritti umani a sostenere l’istituzione di un team di investigatori integrato all’interno della Missione Onu in RDC. Tale organismo dovrebbe comprendere, tra gli altri, esperti in antropologia forense, per riesumare le numerose fosse comuni al fine di raccogliere e conservare prove di atti che potrebbero costituire crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini di genocidio perpetrati nella RDC».

Per quanto riguarda la situazione nel Kasai – una delle aree con le risorse minerarie più ricche del mondo – Bacre Waly Ndiaye, a capo del team di esperti internazionali sulla situazione nel Kasai, ha detto che «La crisi di Kamuina Nsapu, che ha portato lutto e devastazione nel Grand Kasaï soprattutto dal 2016 – 2017, ora si è ridotta, con alcuni incidenti. Tuttavia, le cause dell’esplosione della violenza rimangono e possono ravvivarsi. Gli innumerevoli sfollati che a un certo punto hanno raggiunto il milione e mezzo, i profughi con cui si sono mescolati gli espulsi o i rientrati dall’Angola, i sopravvissuti alle stragi e agli stupri, quelli che hanno deposto le armi senza essere stati realmente disarmati e reintegrati, l’aumento della criminalità, delle estorsioni, delle rapine a mano armata e anche delle donne e dei bambini tenuti in schiavitù ne sono purtroppo i testimoni. In queste condizioni, l’attuazione delle raccomandazioni dell’indagine condotta dal team di esperti internazionali durante il suo primo mandato rimane più che mai una reale necessità. Di fronte all’assenza di giudizio nei 16 casi prioritari individuati da quasi 3 anni, sono possibili azioni semplici ma efficaci per porvi rimedio».

Per questo gli esperti hanno raccomandato alla giustizia militare della RDC di reclutare personale e di porre fine a un congelamento di 10 anni delle sue assunzioni. Per Bacre Ndiaye,  intanto dovrebbe beneficiare di «Un importante contributo mediante il dispiegamento temporaneo di magistrati assegnati al Kasai in località dove non sono in condizioni di lavoro e che rimangono inattivi a Kinshasa. Con i mezzi appropriati, questi magistrati possono aiutare la manciata di magistrati militari attivi nel Kasai a finalizzare finalmente le istruzioni e le udienze nei 16 casi prioritari individuati tra cui il caso di Zeida Catalan e Michael Sharp e dei loro accompagnatori congolesi che era stato fattoi oggetto di 187 udienze al 30 giugno 2021».

Le autorità della RDC hanno ribadito la volontà del governo di «Sanzionare gli autori di violazioni dei diritti umani» e il ministro dei diritti umani della RDC, Albert Fabrice Puela, ha confermato che «I procedimenti giudiziari dei presunti autori di tali violazioni sono efficaci anche attraverso l’organizzazione di udienze mobili anche nelle aree più remote» e ha aggiunto  che «E’ questo atteggiamento che ha permesso la riapertura del processo agli assassini dei difensori dei diritti umani Floribert Chebeya e Fidèle Bazana; il proseguimento delle audizioni dei presunti assassini di due esperti dell’Onu Michael Sharp e Zaïda Katalan e dei loro accompagnatori e la ripresa del processo ai presunti assassini di Rossy Mukendi».

Il governo centrale di Kinshasa intende lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione nazionale su questioni relative ai discorsi d’odio e all’incitamento all’odio che sono identificati come fonte di conflitti comunitari nella RDC. Puela  ha segnalato che «Nella nota sulla situazione dei diritti umani nel primo semestre del 2021, il suddetto Ufficio congiunto ha rilevato una diminuzione delle violazioni dei diritti umani del 14% rispetto allo stesso periodo dell”anno precedente».

Il 5 ottobre,  la Rappresentante speciale dell’Onu per la RDC e capo della Mission de l’Organisation des Nations Unies pour la stabilisation en République démocratique du Congo (MONUSCO), Bintou Keita,  ha invitato il Consiglio di sicurezza a «Continuare il suo sostegno al popolo e al governo congolesi rinnovando il mandato di MONUSCO, la missione di pace delle Nazioni Unite nel Paese.

Secondo la Keita, «Il Piano di transizione congiunto presentato al Consiglio è una vera opportunità e una road-map per preparare l’uscita ordinata e responsabile della missione negli anni a venire. Questo non dovrebbe oscurare il fatto che molto resta da fare per mettere a tacere le armi nelle province orientali, favorire il dialogo politico necessario per aprire la strada a elezioni credibili e trasparenti nel 2023 e sostenere il rafforzamento a lungo termine delle istituzioni del Paese».

La Keita ha evidenziato «La grande sfida che resta la situazione della sicurezza che deve affrontare la RDC. La sicurezza e la protezione dei civili nell’est del Paese resta la prima sfida ed è senza dubbio la più grande. Lo stato d’assedio messo in atto dal governo nell’est del Paese ha consentito un rafforzamento del partenariato tra MONUSCO e le forze armate nazionali (FARDC), che a sua volta si traduce in progressi. in termini di pianificazione e esecuzione delle operazioni. A questo proposito, tutte le unità di reazione rapida dovrebbero essere schierate entro la fine di ottobre per rafforzare le nostre capacità di proteggere i civili durante le operazioni congiunte contro i gruppi armati, in conformità con la politica di due diligence sui diritti dell’uomo. Tuttavia, resta ancora molto da fare, anche per garantire che i diritti umani della popolazione siano sistematicamente rispettati nella lotta contro i gruppi armati».

La capo della MONUSCO ha ricordato «Il preoccupante numero di violazioni dei diritti umani. attori non statali, in particolare nelle province di Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu. Tra giugno e agosto, 367 persone sono state vittime di esecuzioni arbitrarie ed extragiudiziali. 203 persone, soprattutto donne e bambini, hanno subito violenze sessuali, In alcune regioni, in particolare nel Sud Kivu, i conflitti intercomunitari sono alimentati dall’incitamento all’odio.  Condanno con tutto il cuore tutti i discorsi di odio, comprese le recenti dichiarazioni che incoraggiano la “pulizia” degli altopiani e giustificano l’omicidio di membri della comunità Banyamulenge. Questi discorsi populisti e bellicosi sono un pericolo per la stabilità del Paese e dovrebbero essere oggetto di sanzioni giudiziarie esemplari».

La rappresentante dell’Onu nella RDC  ha tracciato un quadro molto preoccupante: «La situazione della sicurezza e le limitazioni all’accesso nell’est del Paese continuano a ostacolare le operazioni umanitarie, in un contesto in cui una persona su tre ha bisogno di assistenza. L’insicurezza alimentare e le epidemie cicliche sono le principali preoccupazioni. Gli attacchi a scuole e ospedali hanno esacerbato le sfide umanitarie in diverse parti dell’est, in particolare nell’Ituri. Con oltre 5 milioni di sfollati interni, il Paese ha il più alto numero di sfollati interni nel continente africano. Più di 26 milioni di congolesi soffrono di insicurezza alimentare, ovvero il 29% della popolazione. Esorto gli Stati membri ad aumentare i loro contributi al piano di risposta umanitaria 2021, che fornisce 1,98 miliardi di dollari per far fronte ai bisogni prioritari e che ad oggi è finanziato solo per poco più di un quarto».

La Keita ha confermato «Il fermo impegno di MONUSCO e del Country Team delle Nazioni Unite a seguire una politica di tolleranza zero per lo sfruttamento e gli abusi sessuali e fornire assistenza completa alle vittime. In seguito alle recenti accuse riguardanti la risposta all’Ebola, il team umanitario nella RDC ha rafforzato i suoi sistemi per prevenire e combattere lo sfruttamento e gli abusi sessuali. Per fare ciò, sono stati messi a disposizione 1,5 milioni di dollari attraverso il Fondo umanitario comune».

La capo della MONUSCO ha concluso: «Mentre la formazione di un nuovo governo nell’aprile di quest’anno è stata un’opportunità per andare avanti su riforme essenziali, l’attenzione degli attori politici e della società civile è sempre più concentrata sulle elezioni del 2023, Il processo di consolidamento democratico e la seconda sfida nella RDC. La mancanza di consenso sulla composizione della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente evidenzia la necessità di un processo elettorale inclusivo e pacifico, basato sul dialogo, la fiducia e la trasparenza. MONUSCO sta continuando ad esercitare i suoi buoni uffici con gli attori di tutto lo spettro politico, in particolare per sostenere una maggiore partecipazione delle donne a questo processo».