Il Burkina Faso ha chiesto che l’ambasciatore francese se ne vada

I militari golpisti accelerano la rottura con l’ex potenza coloniale accusandola di intromettersi negli affari interni e di non combattere davvero i Jihadisti

[5 Gennaio 2023]

Secondo l’Unicef, quella che sta vivendo il Burkina Faso è una delle 11 crisi peggiori al mondo e che richiede più attenzione e aiuti: «La fragilità politica, gli impatti dei cambiamenti climatici e le crisi economiche e sanitarie hanno contribuito allo sfollamento interno di circa 1,7 milioni di persone in Burkina Faso, il 60% delle quali bambini. L’ansia, la depressione e altri problemi legati allo stress associati al trasloco possono influenzare la salute emotiva e fisica dei bambini per tutta la vita. L’Unicef e i suoi partner si concentrano sulla creazione di spazi sicuri che forniscano attività regolari e strutturate per aiutare i bambini e gli adolescenti a sviluppare le capacità per affrontare le crisi, risolvere i problemi, regolare le loro emozioni, creare legami e nutrire le relazioni».

E’ in questo contesto che stanno crescendo le già forti tensioni tra la Francia (ex potenza coloniale nel Paese) e la giunta militare golpista del Burkina Faso: Ouagadougou ha chiesto che Parigi sostituisca il suo ambasciatore Luc Hallade. Notizia data per prima da Jeune Afrique  e confermate da Le Monde, che citano fonti ufficiali francesi secondo le quali, a fine dicembre, la ministra degli esteri del governo militare di transizione del Burkina Faso, Olivia Rouamba, ha inviato una lettera ufficiale ministro degli esteri francese nella quale chiede a Parigi di poter «Cambiare interlocutori». La cosa è stata successivamente confermata a  Jeune Afrique anche da una fonte governativa burkinabè: «Abbiamo chiesto la sua sostituzione». Interpellato dall’AFP, un portavoce del ministero degli esteri francese ha confermato che il Quai d’Orsay ha «Ricevuto una lettera dalle autorità di transizione burkinabè», sottolineando che «Questo non è un approccio usuale e non abbiamo commenti pubblici da fare in risposta» e si è rifiutato di fornire dettagli sul contenuto della lettera. Una fonte diplomatica francese citata dall’AFP ha sottolineato che «Luc Hallade è ancora al lavoro a Ouagadougou» e che « «L’ équipe ha fatto un lavoro straordinario in condizioni difficili».

Anche se né Parigi né Ouagadougou  hanno ancora rivelato il vero motivo della richiesta delle autorità golpiste del Burkina Faso, non è un mistero che negli ultimi mesi, dopo il colpo di stato militare del 30 settembre 2022 che ha portato al potere il capitano Ibrahim Traoré, rovesciando il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba che a sua volta aveva preso il potere con un putsch il 24 gennaio 2022, i rapporti tra Parigi e Ouagadougou si sono molto deteriorati e che in Burkina Fasio ci sono spesso manifestazioni contro la presenza militare francese nel Paese.

Nel luglio 2022, Luc Hallade aveva irritato il governo militare golpista quando, di fronte al Senato francese  aveva affermato che «Il conflitto endogeno in Burkina Fasoè in realtà una guerra civile» e il ministero degli esteri burkinabè lo aveva invitato con un comunicato del 21 luglio a  usare toni più sfumati, poi lo aveva convocato per esprimergli tutta la contrarietà della giunta militare verso quella che considera ingerenze francesi nella politica interna burkinabè e da allora, le manifestazioni antifrancesi si sono moltiplicate: il 2 ottobre l’ambasciata francese è stata assalita da diverse diverse centinaia di persone hanno chiesto che la Francia uscisse dal Paese; altre manifestazioni antifrancesi ci sono state il 28 ottobre e il 18 novembre  e il ministro delle Forze armate francese, Sebastien Lecornu, non ha escluso il ritiro delle sue forze speciali dalla loro base in Burkina Faso.

Secondo Le Monde, l’ultima goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso dell’irritazione della giunta militare burkinabè  sarebbe una lettera inviata da Hollande il 12 dicembre ai cittadini francesi residenti a Koudougou nella quale li invita insistentemente  a «Trasferirsi nella capitale o nel sud-ovest del Paese, a Bobo-Dioulasso» perché Koudougou «E’ passata in zona rossa dopo il colpo di Stato del 30 settembre 2022 e rimanervi rappresenta quindi un rischio significativo». Secondo Le Monde, l’ambasciatore francese era stato convocato dal ministero degli esteri burkinabé a seguito di questa lettera, ma non si è mai presentato all’incontro con la Rouamba.

E’ evidentemente che il rapporto tra i due Paesi è a una svolta  dopo decenni di colonialismo e neocolonialismo francese (Parigi ha anche lo zampino nel golpe che portò all’uccisione del presidente socialista Thomas Sankara, un mito in Burj kina Faso e in tutta l’Africa)  e che la cosa potrebbe avere conseguenze geopilitiche inaspettate in un Paese che è sotto attacco da parte delle milizie  e che si sta sempre più impoverendo a causa dell’isolamento politico, della guerra e di un devastante cambiamento climatico.

La Francia è presente militarmente in Burkina Faso con la forza Saber, un contingente di forze speciali acquartierato a Kamboinsin, alla periferia di Ouagadougou. Ma il 29 novembre, al termine del primo – e unico – incontro tra l’ambasciatore francese e il primo ministro Apollinaire Joachim Kyelem de Tambela, Parigi aveva spiegato che erano in corso trattative per sviluppare la cooperazione militare, sottolineando però che «Le forze speciali francesi rimarranno fintanto che lo desiderano le autorità burkinabè, ma in una forma adattata e più ristretta». Pochi giorni dopo, la giunta militare golpista ha annunciato la sospensione della trasmissione dei programmi Radio France International (RFI) e poi ha espulso  due cittadini francesi accusati di spionaggio.  Una situazione che rispecchia ormai quella del confinante Mali,  governato da una giunta militare dopo il golpe del  2020 e dove la Francia, ex potenza coloniale, è sempre più accusata di non aver saputo affrontare le rivolte jihadiste, mentre, sia in Mali che in Burkina Faso – alle manifestazione anti-francesi sono comparse bandiere russe e i manifestanti – incoraggiati dai militari – invocano un più stretto rapporto militare con Mosca. E, secondo Jeune Afrique, all’inizio di dicembre il primo ministro del Burkina Faso si è recato discretamente a Mosca, alimentando le voci su un imminente riavvicinamento con la Russia.

Se così fosse, i militari golpisti di entrambi i Paesi avrebbero trovato un interlocutore ancora più disponibile degli ex padroni coloniali francesi e i militari e i mercenari russi – già presenti nel Sahel – potrebbe sostituire le forze speciali francesi nel cuore turbolento del Sahel, a un passo da enormi risorse petrolifere e minerarie che sono le stesse sulle quali vogliono mettere le mani sia i militari golpisti che le milizie jihadiste le gate ad Al Qaeda e allo Stato Islamico/Daesh.