Haiti dopo l’assassinio del suo contestato presidente Jovenel Moïse

Il Paese più povero delle Americhe rischia di sprofondare in un caos istituzionale molto pericoloso

[8 Luglio 2021]

La polizia nazionale haitiana ha arrestato i presunti componenti del commando di killer che hanno assassinato il contestato presidente Jovenel Moïse in un agguato attuato nella sua residenza privata a Port-au-Prince- Secondo Frantz Exantus il portavoce del governo di Haiti (sciolto dallo stesso Moïse), ieri «I presunti assassini del presidente sono stati intercettati dalla polizia nazionale poco prima delle 18 di questo pomeriggio».

Il direttore della polizia nazionale, Léon Charles, ha confermato che mercoledi sera  4 dei sospetti sono stati uccisi e altri 2 sono stati arrestati durante un’operazione nella quale sarebbero stati liberati anche 3 agenti tenuti in  ostaggio dal commando.

L’omicidio di Moïse è avvenuto intorno all’una del mattino, quando un gruppo di individui armati ha attaccato la residenza privata del presidente nel quartiere Pelerin di Port-au-Prince, la first lady di Haiti, Martine Moïse, è stata ferita ed è in cura  in un ospedale di Port-au-Prince. Fonti della polizia dicono che alcuni membri del commando omicida parlavano spagnolo e non il ce<reolo e il francese che si parla ad Haiti.

L’assassinio è avvenuto a meno di 3 mesi dalle elezioni presidenziali e legislative ad Haiti, previste per il 26 settembre, alle quali Moïse non si sarebbe potuto presentare. Così, alla testa del Paese si è trovato il primo ministro ad interim di Haiti, Claude Joseph, che ha dichiarato lo stato d’assedio in tutto il paese.

Fedner Gay, analista politico e professore all’Università di Notre Dame di Haiti, è molto preoccupato per il caos istituzionale nel quale l’assassinio del presidente sprofonda ancora di più Haiti. Gay ritiene che «Il Paese non abbia canali legali per nominare un sostituto del presidente assassinato. Secondo la Costituzione di Haiti, l’Assemblea nazionale deve eleggere un presidente, ma in questo momento non esistono né questa né altre istituzioni».

Moïse, nato a Trou-du-Nord, nel nord-est di Haiti, nel 1968, figlio di una sarta e di un agricoltore,  era un outsider arrivato alla presidenza di Haiti, il Paese più povero e instabile delle Americhe. E’ stato definito inesperto, delfino politico, dittatore. Sicuramente non godeva più della fiducia del suo popolo al quale nel 2016 aveva promesso salute, pace e ordine. Impegni non mantenuti in un Paese che non è ancora riuscito a risollevarsi dal terremoto del 2010, che fece più di 200.000 morti e che è schiacciato da una crisi energetica esacerbata dall’incapacità dello Stato di pagare i debiti milionari verso i grandi fornitori di combustibili. La sicurezza promessa da Moïse si è trasformata nello strapotere di gang criminali organizzati dedite a saccheggi, rapine, sequestri ed estorsioni. La salute è rappresentata da una speranza di vita che non raggiunge i 63 anni e l’inflazione è superiore al 12%, insostenibile per oltre il 60% della popolazione che vive in condizioni di povertà estrema.  Nei 4 anni e 5 mesi in cui ha governato Haiti, Moïse non è riuscito a «rimettere in piedi il Paese», come aveva promesso e circa 500.000 haitiani sono stati costretti a migrare nella vicina Repubblica Dominicana.

Il malcontento è aumentato quando il presidente assassinato ha annunciato che il suo mandato sarebbe scaduto nel febbraio 2022 e non nel 2021, come prevede la Costituzione. Però, all’inizio del 2020, Moïse ha sciolto il Parlamento dicendo che il suo mandato era concluso e ha deciso di continuare a governare per decreto. In risposta, l’opposizione ha proclamato il giudice della Corte Suprema Joseph Mécène Jean-Louis presidente ad interim del parlamento, subito rimosso da Moïse, sebbene non avesse poteri costituzionali per farlo.

Mentre fioccavano le accuse di autoritarismo contro di lui, il presidente haitiano ha denunciato l’esistenza di una cospirazione di uomini d’affari per compiere un colpo di stato ai suoi danni e a fewbbraio ha accusato «Un piccolo gruppo di oligarchi, appartenenti all’élite economica» di voler condizionare le decisioni del suo governo e di voler «Compiere un colpo di Stato per impadronirsi di Haiti».

Il segretario generale dell’Onu,e António Guterres ha condannato con la massima fermezza l’assassinio del presidente haitiano: «Gli autori di questo crimine devono essere assicurati alla giustizia – ​​ha detto il suo portavoce –  Il Segretario Generale porge le sue più sentite condoglianze al popolo e al governo haitiani, nonché alla famiglia del defunto presidente».

Guterres ha invitato tutti gli haitiani a «Preservare l’ordine costituzionale, a rimanere uniti di fronte a questo atto atroce ea respingere ogni violenza. L’Onu continuerà ad essere al fianco del governo e del popolo haitiano»

Il rappresentante permanente della Francia all’Onu, Nicolas de Rivière, il presidente di turno del Consiglio di sicurezza, ha detto che «I membri del Consiglio esprimono il loro profondo shock per l’assassinio del presidente Moïse, avvenuto a Port-au-Prince, e la loro preoccupazione per la sorte della First Lady, Martine Moïse, che è rimasta ferita nel attacco. I membri del Consiglio esprimono la loro profonda vicinanza alla famiglia del Presidente, nonché al governo e al popolo haitiano».

L’Onu però ricorda che «Il paese più povero delle Americhe, Haiti ha sperimentato una grave instabilità politica, economica e umanitaria per diversi anni. Dall’inizio del mandato del presidente Moïse, sei primi ministri si sono succeduti e un settimo era stato nominato dal capo di Stato haitiano il giorno prima del suo assassinio». Venerdì scorso, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha sottolineato l’urgenza di organizzare le elezioni ad Haiti entro quest’anno.