Giappone: la vittoria a metà di Abe che non può cambiare la Costituzione pacifista

Successo dei candidati unitari antimilitaristi dell’opposizione. Ma l’alternativa non c’è ancora

[23 Luglio 2019]

Dopo aver vinto – ma non stravinto e perso voti – le elezioni del 21 luglio per il rinnovo di un terzo della Camera Alta, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha invitato il blocco di opposizione a riprendere le discussioni alla Dieta (il Parlamento di Tokyo) sull’emendamento costituzionale che stravolgerevbbe la Costituzione pacifista Giapponese, adottata dopo l’olocausto nucleare di Nagasaki e Hiroshima e che vita la ricostituzione di un vero e proprio esercito nipponico (anche se le attuali “Fors ze di autodifesa” ci somigliano sempre di più).

Abe, che ha detto che i risultati delle elezioni rappresentano un via libera dell’elettorato giapponese alla modifica costituzionale, sa benissimo che la sua proposta è inaccettabile  perché per i Partiti di opposizione accettarla equivarrebbe a un suicidio. Infatti, la precaria coalizione dell’opposizione ha risposto che non se ne parla proprio e che in realtà la coalizione di governo del Partito liberaldemocratico (Ldp) e del New Komeito buddista non è riuscita a ottenere la maggioranza assoluta di due terzi alla Camera alta, alla quale puntava dichiaratamente Abe per cambiare la Costituzione in senso militarista, per poter ignorare proprio l’opposizione che ora blandisce.

Abe ha cercato di presentare i risultati delle elezioni come un trionfo per il suo Partito: «L’opinione pubblica ha emesso il verdetto che dovremmo almeno iniziare le discussioni. I partiti di opposizione dovrebbero prendere sul serio la volontà del popolo». Ma in realtà il numero totale dei seggi alla Camera alta di Ldp, New Komeito e Nippon Ishin (Partito dell’innovazione giapponese) destra nazionalista all’opposizione e degli indipendenti favorevoli a cambiare la Costituzione sono 4 in meno della maggioranza dei due terzi.

E se Abe ha fatto notare che «Non tutti i parlamentari dell’opposizione sono contrari alla revisione costituzionale. Ci sono molti legislatori nel Partito Democratico per il Popolo che credono che la Dieta dovrebbe iniziare discussioni. Inoltre, sono emersi nuovi partiti politici», ha sorvolato sul fatto che all’interno del suo stesso Partito e ancora di più nel Komeito la fronda contro la revisione costituzionale è consistente.

Yukio Edano, leader del Partito Democratico, la principale forza politica della coalizione di opposizione, ha negato la necessità di discussioni immediate e perfino Natsuo Yamaguchi, a capo del Komeito, ha preso le distanze dalle dichiarazioni postelettorali di Abe: «E’ inverosimile vedere il risultato elettorale come un via libera a mandare avanti i colloqui  – ha detto Yamaguchi al telegiornale di TV Tokyo Corp – Non è chiaro dove sia la necessità di incrementare il dibattito sugli emendamenti». Edano e Yamaguch sanno entrambi che l’opinione pubblica giapponese è in maggioranza contraria alla modifica della Costituzione pacifista, anche se poi finisce per votare per Abe.

Inoltre, l’ampia coalizione di 11 Partiti di opposizione, che ha presentato candidati unitari in tutte le 32 circoscrizioni uninominali che andavano al rinnovo, ha avuto per la prima volta da anni qualche buon risultato: i candidati dell’opposizione s sono imposti in 10 dei collegi elettorali uninominali, uno dei quali era considerato una roccaforte inespugnabile dell’Ldp. Un risultato molto migliore di 6 anni fa, quando i Partiti di opposizione divisi si aggiudicarono solo 2 seggi uninominali.

Come fa notare l’Asahi Shimbun, «In sette prefetture tra cui Akita, dove le elezioni ruotavano principalmente attorno a una controversia sul piano del governo di dispiegare il sistema di difesa missilistica Aegis Ashore di fabbricazione americana, i membri della Camera alta dell’Ldp sono stati sconfitti da candidati unitari  dell’opposizione. L’alleanza dell’opposizione apparentemente ha funzionato come una piattaforma efficace per attirare voti contro il governo. Dei 10 vincitori dell’opposizione in questi collegi elettorali, 9 erano  candidati alla loro prima esperienza e 5 di questi erano donne. Questi fatti sembrano suggerire che la strategia dell’opposizione è riuscita a fare appello agli elettori che desiderano vedere cambiamenti e nuove possibilità nella politica giapponese. 8 dei 10 candidati dell’opposizione che hanno vinto erano indipendenti. I loro successi hanno dimostrato che, se ottengono un solido sostegno coordinato dai Partiti dell’opposizione, anche dei principianti senza affiliazione a un partito potrebbero battere gli amministratori storici del partito al potere».

Ma il quadro generale che emerge dalle elezioni evidenzia una serie di gravi problemi della democrazia giapponese: ha votato solo il 48,8% degli aventi diritto, la seconda partecipazione più bassa mai registrata per le elezioni della Camera alta. L’Ldp canta vittoria, ma nel proporzionale ha ottenuto 17,71 milioni di voti, in netto calo rispetto ai  20,11 milioni del 2016. Nonostante il suo appeal sugli elettori sia in calo, la coalizione di centro-destra al potere ha vinto soprattutto grazie alla debolezza dell’opposizione che è stata lenta a proporre candidati unitari e che sta insieme solo grazie a una piattaforma elettorale basata su 13 assi politici e creata da un’unione di cittadini chiamata Civil Alliance for Peace and Constitutionism. Ma, tolta la difesa della Costituzione pacifista, i Partiti di opposizione hanno priorità politiche diverse che dovranno assolutamente cercare di limare in vista del prossimo appuntamento politico: il rinnovo della Camera bassa, che dovrebbe esserci entro circa due anni. Abe ha dichiarato che, per il momento non ha in programma di sciogliere la Camera bassa per andare a elezioni anticipate, ma ha aggiunto che non esclude alcuna opzione.

Per i Partiti di opposizione sarà molto più difficile fare un’alleanza e proporre candidati unici in molte delle 289 circoscrizioni uninominali della Camera bassa: dovrebbero riuscire a sintetizzare una visione politica comune affidabile, superando le loro differenze rispetto alle questioni politiche di base. Dopo le elezioni del 21 luglio, Edano si è impegnato a presentare una solida indicazione su quale tipo di governo di coalizione formerebbe il Patito Democratico con i suoi alleati in caso di vittoria, riuscendo a mettere in piedi un’alternativa alla coalizione Lpd – Komeito al potere, criticata da molti per la sua arroganza politica e per episodi di nepotismo e corruzione.

Ma i Partiti tradizionali devono fare i conti con una nuova forza politica, il partito Reiwa Shinsengumi che, fondato solo ad aprile, ha ottenuto 2 seggi e oltre 2,2 milioni di voti al proporzionale. Il capo del nuovo Partito, Taro Yamamoto, che ha fatto un’efficace campagna elettorale utilizzando soprattutto i social media e con incontri con i cittadini per strada, stimolando a quanto pare una rinnovata partecipazione di molti elettori.

Asahi Shimbun conclude: «L’impressionante performance del partito ha messo in evidenza una sfida cruciale per tutti i Partiti: come ridurre la distanza tra politica e popolo». Vi ricorda qualcosa?