Fallimento della conferenza per gli aiuti: una condanna a morte per il popolo yemenita

La comunità internazionale abbandona al loro tragico destino milioni di persone innocenti

[2 Marzo 2021]

Concludendo l’High-Level Pledging Event sullo Yemen, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, non ha potuto nascondere tutta la sua amarezza per un esito che ha definito «Deludente» e con «Impegni sono stati inferiori alla risposta umanitaria dello scorso anno e di un miliardo di dollari in meno rispetto alla cifra raccolta nel 2019».

Mentre dei Paesi che sono in gran parte co-responsabili della tragedia yemenita fanno i taccagni, milioni di yemeniti vittime delle bombe e delle armi con le quali hanno fatto lucrosi affari hanno disperatamente bisogno di più aiuto per sopravvivere. Ma con gli 1,7 miliardi di dollari promessi alla fine del summit la comunità internazionale resta molto lontana dai 3.85 miliardi di dollari che l’Onu aveva chiesto per salvare milioni di vite umane dalla fame.

Guterres no ha usato giri di parole_ «Il taglio degli aiuti è una condanna a morte. Il meglio che si può dire di oggi è che rappresenta un acconto».  L’Italia si è lavata la coscienza – molto sporca, visti le bombe che abbiamo venduto ai sauditi –  promettendo 6,12 milioni di dollari, quanto i piccoli Belgio e Irlanda, meno dell’Austria e meno della metà della Francia. La Germania si è impegnata a donare 244.8 milioni di dollari. Il più grosso Paese donatore risulta l’Arabia Saudita con 430 milioni di dollari, ma finiranno tutti  – come i d 230 milioni di dollari degli Emirati arabi uniti –  nelle aree controllate dal governo fantoccio sunnita del sud Yemen e non certo nei governatorati che continua a bombardare.

Ringraziando coloro che si sono impegnati generosamente, Guterres ha esortato gli altri a «Riconsiderare cosa possono fare per  aiutare a scongiurare la peggiore carestia che il mondo abbia visto da decenni. Alla fine, l’unica via per la pace passa attraverso un cessate il fuoco immediato a livello nazionale e una serie di misure di rafforzamento della fiducia, seguito da un processo politico inclusivo guidato dallo Yemen sotto l’egida delle Nazioni Unite e sostenuto dalla comunità internazionale. Non c’è altra soluzione. Le Nazioni Unite continueranno a essere solidali con il popolo affamato dello Yemen».

Eppure, intervenendo in apertura della conferenza, il segretario generale dell’Onu aveva lanciato un drammatico allarme: «Lo spettro della fame incombe su 16 milioni di persone, La carestia si sta abbattendo sullo Yemen. E’ impossibile sottovalutare la gravità della sofferenza».

Guterres ha dipinto il cupo quadro di un Paese distrutto da una guerra feroce e settaria  nella quale  «Oltre 20 milioni di yemeniti che hanno un disperato bisogno di assistenza e protezione, specialmente donne e bambini.  Circa due terzi stanno soffrendo per carenza di cibo, assistenza sanitaria o di altri sostegni salvavita, mentre circa 4 milioni sono stati costretti a lasciare le loro case, con centinaia di migliaia di altri minacciati.  Circa 50.000 stanno già morendo di fame in condizioni di carestia, con circa 16 milioni a rischio di fame quest’anno, con i casi più acuti nelle aree colpite da conflitti. Il rischio di una carestia su vasta scala non è mai stato così acuto. Bisogna iniziare a correre, se vogliamo evitare che la fame e la carestia si prendano milioni di vite».

Il Segretario generale dell’Onu ha ricordatro che nel 2020 nella guerra tra la coalizione sunnita a guida saudita e gli huthi sciiti al potere a Sana’a sono rimasti uccisi o feriti più di i 2.000 civili e che 6 anni di conflitto hanno devastato l’economia e distrutto i già carenti servizi pubblici. Nello Yemen restano in funzione appena la metà delle strutture sanitariee Guterres ha evidenziato che «La pandemia di Covid-19 è un’’altra minaccia mortale in un Paese che deve affrontare problemi sanitari così gravi. Per la maggior parte delle persone, la vita nello Yemen è ora insopportabile».

E per i bambini  «E’ un tipo speciale di inferno»: molti muoiono di fame e quasi la metà di quelli sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione acuta,  deperimento, depressione ed esaurimento. Guterres ha avvertito i ben pasciuti leader dei Paesi ricchi che «400.000 bambini devono affrontare una grave malnutrizione acuta e potrebbero morire senza cure urgenti», facendo notare che «I bambini affamati sono ancora più vulnerabili a malattie prevenibili come il colera, la difterite e il morbillo.  I bambini malati e feriti vengono allontanati da strutture sanitarie che ormai sono sopraffatte e che non hanno i farmaci o le attrezzature per curarli.  Ogni dieci minuti, un bambino muore di una morte evitabile per malattie. E ogni giorno, i bambini yemeniti vengono uccisi o mutilati nel conflitto. E molto tempo dopo che le armi taceranno, continueranno a pagare un prezzo alto e molti non realizzeranno mai il loro potenziale fisico e mentale.  Questa guerra sta inghiottendo un’intera generazione di yemeniti. Deve finire. Ma non esiste una soluzione militare, tutte le azioni devono essere indirizzate a una risoluzione pacifica del conflitto.  Un cessate il fuoco immediato a livello nazionale e una serie di misure di rafforzamento della fiducia, seguiti da un processo politico inclusivo guidato dallo Yemen sotto l’egida delle Nazioni Unite, sostenuto dalla comunità internazionale, è l’unica via per la pace. Il popolo dello Yemen ha espresso ciò che vuole: sostegno salvavita dal mondo; pacifica partecipazione politica; governance responsabile; pari cittadinanza e giustizia economica».

Il Capo dell’Onu ha sottolineato che quello di fatto fallito ieri era «il quinto evento di alto livello per l’impegno umanitario per lo Yemen. L’amara verità è che ce ne sarà un sesto l’anno prossimo, a meno che la guerra non finisca. Dobbiamo creare e cogliere ogni opportunità per salvare vite umane, scongiurare una carestia di massa e forgiare un percorso verso la pace».

Ma la comunità internazionale sembra aver distolto indifferente gli occhi dalla tragedia umanitaria che ha contributo a creare incoraggiando in gran parte la tragica guerra yemenita lanciata dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman per sbarazzarsi degli sciiti e dare un avvertimento all’Iran. Una “guerra lampo” che è diventata un sanguinoso pantano del quale il resto del mondo si è progressivamente disinteressato, derubricandola a una specie di guerra tribale tra le milizia huthi e un monarca saudita con le mani sporche di sangue anche dei suoi oppositori interni e sempre più imbarazzante per i suoi alleati, ma non per Matteo Renzi.

E’ questa sottovalutazione della più grande tragedia umana in coro nel mondo che nel 2020 ha portato a tagliare il finanziamento umanitario alla metà di quanto necessario e alla metà di quanto ricevuto nel 2019. Il riyal yemenita è ormai carta straccia e la pandemia ha prosciugato le rimesse degli emigrati all’estero, a causa della guerra e della mancanza di fondi, le organizzazioni umanitarie hanno ridotto o chiuso i loro programmi, «Creando – ha ribadito Guterres – una situazione umanitaria che non è mai stata peggiore. L’impatto è stato brutale. Qualsiasi riduzione degli aiuti è una condanna a morte per intere famiglie.

A poco è servito anche l’intervento di Mark Lowcock, coordinatore dei soccorsi di emergenza dell’Onu che ha ricordato che «Più soldi per le operazioni di aiuto nello Yemen sono il modo più veloce ed efficiente per prevenire una carestia e contribuirebbero anche a creare le condizioni per una pace duratura».

Un disperato coordinatore residente dell’Onu nello Yemen, David Gressly ha implorato: «Se oggi il mondo sceglie di non aiutare o di non aiutare abbastanza, la miseria continuerà a crescere. Per evitare una probabile carestia senza precedenti, il tempo non è dalla nostra parte. Esorto tutti a cogliere l’occasione attuale e za far presto». Ma purtroppo è stato ascoltato solo da pochi.

Da parte sua Natalia Kanem, direttrice esecutiva dell’United Nations population fund (Unfpa) ha ricordato che «A causa della grave carenza di fondi e delle possibili chiusure di strutture per la salute riproduttiva – aggravate dai crescenti rischi posti dal COVID-19 e dall’incombente carestia – più di 100.000 donne potrebbero morire per complicazioni della gravidanza e del parto.  Se i servizi salvavita per la salute riproduttiva e la protezione si interrompono, sarà catastrofico per le donne e le ragazze nello Yemen, esponendole a un rischio ancora maggiore. Sono urgentemente necessari finanziamenti per salvare vite umane e per mantenere aperte le strutture per proteggere la salute, la sicurezza e la dignità delle donne e delle adolescenti».

Anche per il capo del World Food Programme, David Beasley, «La mancanza di fondi avrà un impatto catastrofico sui bambini dello Yemen. Invito i nostri partner a intensificare e aiutare a prevenire questa emergenza silenziosa.

La direttrice esecutiva dell’Unicef ha concluso annunciando la tragedia prossima ventura: «Centinaia di migliaia di bambini yemeniti potrebbero morire senza cure urgenti. Occorre un’azione urgente per invertire questa catastrofe».

Ma, di fronte al genocidio in corso nello Yemen, la comunità internazionale ha preferito nuovamente chiudere occhi, orecchi e bocca e soprattutto i cordoni della borsa.