Dopo 70 anni, cosa resta della dichiarazione universale dei diritti umani? (VIDEO)

Guterres: «I diritti umani sono assaliti da tutte le parti. I valori universali si disintegrano. Lo stato di diritto arretra»

[10 Dicembre 2018]

Il 10 dicembre 1948  I 58 Stati membri che sostituivano allora l’Assemblea generale dell’Onu adottarono a Parigi la Dichiarazione universale dei diritti umani  e il segretario generale dell’Onu António Guterres oggi dice che «Per 70 anni, la Dichiarazione universale dei diritti ha irradiato come un faro nel mondo, mettendo in luce la dignità, l’uguaglianza e il benessere e suscitando speranza nei luoghi più oscuri. I diritti proclamati nella dichiarazione si applicano a tutti, indipendentemente dalla razza, dal credo, dal luogo geografico o da ogni altra distinzione. I diritti dell’uomo sono universali ed esterni, sono anche indivisibili. Non si può scegliere un diritto a detrimento di un altro tra i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali».

Ma è proprio questa universalità che è messa in discussione da sempre in molti Paesi del m ondo e ora anche in quelle che sono considerate le culle cdei diritti umani: l’Europa e gli Usa. Lo sa bene la cilena , Michelle Bachelet alto commissario dell’Onu per i diritti umani, che ha ricordato che «La Dichiarazione universale dei diritti umani è stata pensata come una road map  per guidare i popoli di tutto il mondo al riparo dei conflitti e delle sofferenze e per vigilare al fine che le relazioni all’interno delle società e tra gli Stati siano sostenibili e pacifiche. La Dichiarazione ha ispirato numerosi movimenti di liberazione e ha migliorato l’accesso alla giustizia, la protezione sociale, lo sviluppo economico e la partecipazione politica. Ovunque i suoi impegni sono stati rispettati, ha permesso di difendere la dignità di milioni di persone, di evitare delle sofferenze e di porre le basi di un mondo più giusto».

Ma anche questo 10 dicembre di 70 anno dopo l’Onu assiste alla violazione dei diritti umani in molti Paesi e si ritrova a onorare «Coloro che rischiano la loro vita per proteggere i loro simili di fronte al montare dell’odio, del razzismo. Dell’intolleranza e della repressione».

Guterres, che ha sperimentato sulla sua pelle la dittatura fascista portoghese, sottolinea che «I diritti umani sono assaliti da tutte le parti. I valori universali si disintegrano. Lo stato di diritto arretra».  Ma la Bachelet, figlia di un esponente politico assassinato dalla dittatura di Pinochet e profuga politica che poi è diventata presidente del CIle, aggiunge «Ma noi dobbiamo continuare ad andare avanti, Le persone hanno sempre più paura davanti ai cambiamenti con i quali il nostro mondo si confronta ed è precisamente in un periodo di turbolenza e incertezza che la Dichiarazione universale dei diritti umani può guidarci. Ciascuno di noi, ovunque noi siamo, può fare la differenza difendendo i diritti di qualcuno».

La cancelliera tedesca Angela MerkeI, intervenendo al Forum de Paris sur la paix  che si è tenuto l’11 e 13 novembre chiedeva ai potenti del mondo: «Oggi noi saremmo in grado, come Assemblea dell’Onu, di approvare come nel  1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani?».  Probabilmente no e tra gli oppositori ci sarebbe probabilmente il governo italiano che in questi giorni sta boicottando la dichiarazione sui diritti dei migranti.

Infatti, la domanda della Merkel mette a nudo l’impressionante regressione politica in atto in tutti i continenti, Come scrive su CNRS Le Journal Dominique Rousseau, professore all’Université Paris-1 Panthéon Sorbonne e direttore dell’Institut des sciences juridique et philosophique della  Sorbonne  «In Europa dell’est come in America Latina, dei governi di estrema destra votano delle leggi che restringono le libertà individuali, in particolare quelle delle donne, la libertà di stampa, le libertà universitarie. Negli Stati Uniti  il presidente eccita i “sentimenti” razzisti, omofobi e misogini. La lista è lunga… I discorsi anti-diritti umani sono diventati dominanti. La dissoluzione della famiglia? La colpa è dei diritti umani che avrebbero trasformato quel che era un collettivo in una semplice associazione di individui che possiedono uguali diritti (quelli delle donne, dei bambini, ecc.). La difficoltà degli eletti a governare? La colpa è dei diritti umani che, permettendo a ognuno di chiedere il diritto alla salute o a una casa, non renderebbero più possibile la costruzione di una volontà generale. La delegittimazione dell’economia di mercato? La colpa è dei diritti umani! La crescita del populismo? La colpa è dei diritti umani».

In Francia i reazionari risalgono addirittura alla dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789, scordandosi la sua frase iniziale: « L’ignoranza, l’oblio o il disprezzo per i diritti umani sono le uniche cause di disgrazia pubblica e corruzione dei governi».

Dominique Rousseau  ricorda che «I diritti umani non sono delle libertà “chiuse” ma delle “libertà di rapporto”, secobdo l’esperessione di Claude Lefort. Quando l’articolo  6 de la Déclaration del 1789 riconosce ai cittadini il diritto di concorrere alla formazione della legge, invita l cittadini a entrare in relazione con gli altri per definire la volontà generale. Quando l’articolo  4 definisce la libertà di fare tutto quel che non nuoce ad altrui, invita gli individui a prendere in considerazione l’esistenza dei diritti degli altri».

La moderna democrazia si basa su questi principi della rivoluzione francese e si interroga continuamente sui diritti umani. «I regimi totalitari così come I regimi democratici “funzionano” senza dubbio in base al diritto – spiega ancora Rousseau. Ma mentre i primi rifiutano, per principio, ogni discussione sul diritto del quale afermano di essere i soli detentori legittimi, le seconde accettano, per principio, la legittimità del dibattito sui diritti, sempre aperto perché la sua logica è di non riconoscere alcun potere, alcuna autorità la cui legittimità non possa essere discussa, E al centro di questa discussione resta, costantemente, l’interrogativo sulle rivendicazioni che possono essere qualificate o no come diritti umani».

Albert Camus scriveva ne “L’Homme révolté”: «Nella prova quotidiana che è nostra, la rivolta svolge lo stesso ruolo del cogito nell’ordine del pensiero: è la prima evidenza. Ma questa evidenza attrae l’individuo dalla sua solitudine. Il primo valore è un legame comune che basa su tutti gli uomini. Mi ribello, quindi siamo».

Dominique Rousseau   conclude: «I diritti umani sono tutti nati dalla ribellione, in questo senso, si preoccupano per tutti gli uomini, sono il luogo comune di tutti gli uomini, segnano la solidarietà di tutti gli uomini. Sono la parte senza la quale l’individuo democratico non può essere e quindi no potrà esserci la democrazia».

Qualcosa che faremmo bene a ricordarci nell’Italia dell’io sovrano, dell’odio e della Paura che emerge dall’ultimo rapporto Censis.