Covid-19: il ritardo dei governi populisti. Bolsonaro e non solo

Studio dell’università Bocconi: come hanno risposto i governi di 94 Paesi

[8 Luglio 2020]

Secondo una nuova ricerca per il COVID Crisis Lab di Kerim Kavakli, assistant professor del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’università Bocconi, che analizza 94 Paesi del mondo, «L’ideologia è una delle maggiori determinanti della reazione di un governo al Covid-19».

Kavakli evidenzia che «I governi fortemente populisti hanno attuato meno misure sanitarie all’inizio della pandemia (febbraio 2020) e meno restrizioni alla mobilità subito dopo (marzo 2020).  Anche l’ideologia economica sembra avere importanza: i governi di destra sono stati più lenti a rispondere a Covid-19, ma questo effetto è più debole di quello del populismo. Tutte le differenze sono più forti nei Paesi ad alto reddito e tendono a diminuire nel tempo. Quando tutti i Paesi hanno iniziato a registrare un gran numero di infezioni, le risposte politiche hanno cominciato a convergere».

Kavakli sostiene che «La diffidenza populista nei confronti delle élite e dei consigli degli esperti, ha creato resistenza alle richieste di prendere misure forti e costose. Nelle fasi iniziali di una crisi i costi delle misure preventive sono reali, ma i danni e le morti che saranno evitati si basano sulle proiezioni degli esperti. I governi che non si fidano degli esperti sono più propensi ad astenersi dall’agire».

Ipotesi confermata dai comportamenti di Donald Trump negli Usa e da Jair  Bolsonaro – fresco di contagio da coronavirus –  in Brasile. Per Kavakli, «La pronta reazione di Erdogan in Turchia e di Orban in Ungheria Rappresentano invece l’eccezione».

L’irresponsabilità politica ha toccato il suo culmine in Brasile, dove l’ormai screditatissimo Bolsonaro viene duramente attaccato dal presidente del Partido dos Trabalhadores Gleisi Hoffmann : «Pensate al numero di persone che potrebbe aver contagiato con Covid-19 per non aver indossato una mascherina o non aver adottato misure di distanziamento sociale. E’ così irresponsabile che è persino andato in tribunale per avere il diritto di non indossare la mascherina e lo ha fatto. Ha anche posto il veto sull’utilizzo della mascherina nei luoghi affollati. Ora che Bolsonaro è stato trovato positivo al Covid-19, com’è la salute delle persone che hanno avuto contatti con lui?».

Foreign Affairs ha titolato: “Bolsonaro ha trasformato il Brasile in un reietto della pandemia» e accusa il presidente neofascista brasiliano di aver approfittato della pandemia per distruggere il Sistema Único de Saúde (SUS) e «Diffondere disinformazione sul virus e minare la collaborazione internazionale in campo sanitario». Dopo aver ricordato i successi del SUS negli ultimi 30 anni, come nella l’tta all’AIDS e alla Zika, Foreign Affairs ha ricordato che «Il SUS ha offerto molti servizi preziosi ai brasiliani, inclusa l’assistenza primaria e la sorveglianza delle malattie a lungo termine». Ma con l’avvento al potere della destra populista – festeggiato in Italia da Lega e Fratelli d’Italia con frasi come «Bolsonaro è uno di noi» . tutto è cambiato. «Il trattamento della pandemia da parte di Bolsonaro  ha fatto molto per danneggiare la statura internazionale del Brasile in campo sanitario. Il presidente populista ha ignorato le raccomandazioni sul  Covid-19 dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha minacciato di lasciare l’organizzazione e ha cercato di fermare la pubblicazione di dati cumulativi sui casi» e  Foreign Affairs fa notare che il ministro degli esteri del Brasile «Spesso critica i sistemi di cooperazione quadro multilaterale, comprese le Nazioni Unite. Di conseguenza, il Brasile è ora un epicentro globale del coronavirus, con oltre 61.000 morti. Un Paese che era ammirato per il suo sistema sanitario reattivo e la sua diplomazia sanitaria è diventato un emarginato della pandemia».

Per andare oltre il singolo  caso e la semplice aneddotica, il ricercatore della Bocconi ha raccolto informazioni sui governi al potere e sulle loro appartenenze di partito in 94 Paesi e le ha combinate con i dati sull’ideologia di partito del Global Party Survey. I dati sulle risposte nazionali alla pandemia provengono dal Covid-19 Government Response Tracker di Oxford e sono riorganizzate in due indici: le chiusure e le restrizioni di mobilità e le misure sanitarie come il contact tracing o i test Entrambi gli indici vanno da 0 a 100 punti.

Alla Bocconi evidenziano che «Il livello delle misure sanitarie attuate dai governi fortemente populisti ha fatto registrare un ritardo di 10 punti rispetto agli altri Paesi a febbraio, con un divario simile per le chiusure a metà marzo. Nei Paesi ad alto reddito, tuttavia, le misure sanitarie attuate da governi fortemente populisti hanno fatto registrare un ritardo di 30 punti a febbraio rispetto a quelle degli altri governi. Per contestualizzare il dato, tra i Paesi ad alto reddito il livello medio delle misure sanitarie a febbraio era di 32 punti».

Insomma, traducendo questi dati in italiano, si capisce cosa ci si sarebbe potuto aspettare da un governo Salvini-Meloni, cosa per altro già ampiamente dimostrata dalle loro ondivaghe, spericolate e negazioniste dichiarazioni dagli scranni dell’opposizione e, ora, nei comportamenti quotidiani non certo virtuosi del leade della Lega (ex Nord).

La conferma arriva dal rapporto che dice che, in generale, «I partiti di destra, con la loro enfasi sulla crescita economica e la loro opposizione al coinvolgimento dello Stato nell’economia, sono stati più lenti nell’adottare misure che danneggiano l’economia, come le chiusure e le restrizioni alla mobilità, almeno nei paesi ad alto reddito. A metà marzo sono rimasti indietro di 20 punti, con una drammatica inversione di tendenza a maggio, quando hanno registrato più chiusure rispetto agli altri. Con ogni probabilità hanno dovuto mantenere le chiusure più a lungo, mentre i governi che hanno agito prima cominciavano già ad eliminare le restrizioni».

Alla Bocconi sottolineano che lo studio di Kavakli non interpreta solo il passato, ma può essere utilizzato anche per comprendere il futuro e, infatti, conclude: «Anche se le misure COVID-19 dei governi si sono allineate alla fine a quelle degli altri governi. Il prossimo compito è quello di riaprire l’economia in modo sicuro. Nella Fase 2 i governi populisti possono allentare troppo rapidamente le restrizioni nonostante gli avvertimenti degli esperti, il che metterebbe a rischio altre vite e la stabilità economica».