Il colpo di Stato in Turchia visto dai turchi democratici

«Credevo che mi sarei risvegliato in un Paese in rovina. Quel che mi attende è peggio»

[18 Luglio 2016]

Dopo lo strano colpo di Stato in Turchia, che in molti credono sia stato “pilotato”, se non organizzato, dal presidente Recep Tayyip Erdoğan per rafforzare la sua morsa repressiva sul Paese, l’opposizione e i kurdi, “Le Nouvel Observateur” ha ripubblicato una testimonianza di  Yusuf Bahar, un musicista turco che vive a Istanbul e che, come tutte le sere,  il 15 luglio  era in un ristorante del suo quartiere con i suoi amici, quando ha appreso del tentativo di colpo di Stato. Yusuf esprime tutte le preoccupazioni della Turchia laica per quel che sta succedendo e su quel che potrebbe succedere alle minoranze religiose,. Etniche e sessuali dopo  lo strano “golpe lampo” fallito. Vi proponiamo una traduzione della sua testimonianza raccolta da Julia Mourri:

Sono nato e cresciuto nella periferia di Istanbul e adesso abito a  Tavla, un quartiere del centro. La popolazione è principalmente non-musulmana, composta di migranti, di studenti, di giovani scapoli, di omosessuali e trans.

Ieri sera ero con degli amici in un ristorante del quartiere dove abbiamo l’abitudine di ritrovarcitutti i giorni dopo il lavoro. Abbiamo cominciato a ricevere dei messaggi dai nostri vicini: le forze armate bloccano il ponte del Bosforo. Ci siamo detti che doveva  trattarsi di una misura di sicurezza preventiva contro un nuovo attacco terroristico. Abbiamo anche pensato a un putsch . la Turchia ne ha conosciuti 4 nella sua storia recente – senza prenderlo troppo sul serio.

Poi l’intervento del primo ministro Binali Yildirim sulla catena NTV – reputata filo-governativa –  ha confermato i nostri dubbi: stavamo assistendo a un tentativo di colpo di Stato. Con  Recep Tayyip Erdoğan e Altri membri dell’AKP (Adalet ve Kalkınma Partisi, il partito islamico al governo) che hanno chiesto al popolo di fare di tutto per ostacolare questo tentativo, ripetendo a più riprese che i responsabili saranno pesantemente puniti.

In parallelo, una parte dell’esercito ha affermato di aver preso il controllo della Repubblica e di detenere in ostaggio il Capo di Stato maggiore. Le forze militari si sono impadronite del Parlamento, della canale nazionale CNN Türk, dell’aeroporto Ataturk di Istanbul e della sede dello Stato maggiore.
I sostenitori dell’AKP hanno cominciato a uscire dalle loro case e i minareti delle moschee chiedevano alla gente di scendere in strada nel nome della “democrazia”. Dalle case si sentiva il Tekbir, il credo musulmano, seguito dall’Allahukbarr della folla.

Tutto si è succeduto rapidamente. Davanti ai supermercati e agli alimentari si sono formate delle file. La gente comprava acqua e pane. Tutti si aspettavano che venisse annunciato un coprifuoco ufficiale. Ma questo non è arrivato.

Delle auto della polizia hanno bloccato una delle arterie principali che porta alla sede dello Stato maggiore: a Harbiye. Un gran numero di poliziotti sono armati di mitragliatori pesanti e sbarrano la strada.
Alla televisione si assiste in diretta agli scontri tra soldati al Parlamento turco. Si possono vedere i giornalisti sul posto mettersi al riparo.

Poi cominciano gli spari. Vengono da Harbiye? No, infatti vengonen dappertutto. I sostenitori del regime sparano in strada.

Tutta la note, fino alle 6 del mattino, le nostre case tremano sotto il rumore delle esplosioni, degli spari degli aerei da caccia che rasentano la città. Il loro rumore è indescrivibile, incessante, sempre più forte. Ho I brividi e perdo l’equilibrio. A più riprese, mi getto a terra pensando che una bomba sta per colpire la mia casa.

Dopo tre ore di sonno, sono terrorizzato all’idea di risvegliarmi in un paese in rovina. Eppure, la vita segue il suo corso come se niente fosse successo. Come dopo ogni attentato suicida che ha fatto decine di morti, come quando le forze di polizia e l’esercito massacrano i Kurdi o gli Aleviti.

Che è successo ieri sera? Molti giornalisti e commentatori pensano alla possibilità  pdi un falso colpo di Stato, orchestrato da Erdogan per ottenere I pieni poteri. Altri dicono che la minaccia di un putsch non era così seria.

Me ne frego delle ipotesi. Tutto quel che vedo è che più di 200 persone sono morte. E’ che coloro che l’AKP ha chiamato ad invadere le strade hanno decapitato dei giovani soldati, gettato la loro testa da un ponte sul Bosforo e saltato sui corpi inerti. Coloro che, ogni giorno, uccidono, violentano, molestano, aggrediscono, terrorizzano oggi hanno lo status di “eroe”.

Le autorità turche hanno annunciato di aver destituito 2.745 giudici dopo il tentativo di colpo di Stato. Una decina di membri del Consiglio di Stato sono detenuti, 38 altri sono ricercati e 2.800 membri delle forze armate turche sono stati arrestati. Il dipartimento della polizia di Istanbul a dato l’ordine di “sparare a vista” su tutti i soldati in uniforme che non si trovano sul loro luogo di lavoro.

Erdogan avanza verso il potere assoluto. I suoi sostenitori armati hanno preso la piazza.

Noi siamo I prossimi. La prossima volt ache sentirete parlare della Turchia, sarà per delle decapitazioni  di militanti di sinistra, di Kurdi, di Aleviti, di omosessuali, di donne o studenti… Ognuno di noi è minacciato.

di Yusuf Bahar