Colpo di Stato in Burkina Faso, i militari hanno arrestato il presidente Roch Marc Christian Kaboré

Parte della popolazione li appoggia: il governo accusato di non fare tutto il possibile per combattere i jihadisti e per ridurre la povertà

[24 Gennaio 2022]

Nuovo colpo di stato in Africa occidentale dopo quelli in Mali, Ciad e Guinea: il presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, al potere dal 2015, è stato arrestato da soldati golpisti e, secondo quanto hanno detto fonti ben informate e concordanti a Jeune Afrique, attualmente si trova nel campo del generale Baba Sy, nella capitale Ouagadougou, vicino allo svincolo di Ouaga 2000, ed è ancora sotto stretta sorveglianza.

I golpisti avrebbero arrestato anche il presidente dell’ l’Assemblée nationale e capo del Mouvement pour le peuple et le progrès (MPP – il partito più grande della coalizione al potere) Allassane Bala Sakandé, considerato il delfino di Kaboré e candidato naturale alla sua successione alle elezioni presidenziali del 2025.

Nella notte tra domenica e lunedì, si sono sentiti scambiati di colpi di armi da fuoco intorno alla residenza personale del presidente del Faso. Secondo una fonte che Jeune Afrique definisce generalmente ben informata, «Ci sono stati scontri, gli ammutinati hanno mitragliato la guardia presidenziale e ci sono vittime», si teme che il presidente sia rimasto ferito.

Il golpe sarebbe iniziato intorno alle 21:30 ora locale, quando due veicoli blindati stavano cercando di sfuggire a un attacco dei militari ammutinati. In uno dei blindati, solitamente utilizzato dagli uomini della guardia presidenziale più fedeli del presidente, è stato abbandonato sul posto dopo essere stato colpito e testimoni dicono che all’interno del veicolo sono visibili tracce di sangue. Al golpe starebbero partecipando anche militari di altre caserme del Paese, come quelle di Kaya e Ouahigouya.

Secondo il quotidiano burkinabé Aujourd’hui, gli ammutinati hanno elencato le ragioni dei loro malcontento sintetizzandoli in 6 punti: «Mezzi adeguati alla guerra asimmetrica contro il terrorismo e effettivi consistenti; il licenziamento dei principali responsabili dell’esercito; migliore cura dei feriti di guerra e delle famiglie dei defunti; evacuazione delle vittime della guerra dei FAN; la formazione di personale adeguato alla minaccia; la costituzione di unità permanenti e il reclutamento di effettivi».
Radio France International fa notare che le 6 rivendicazione dei golpisti rappresentano anche una rottura con parte della gerarchia militare del Burkina Faso <, ma soprattutto sono il frutto di un diffuso malci ontento tra i militari che ritengono di essere mandati al macello contro il terrorismo jihadista senza essere ben armati e con paghe da fame.  Non a caso, la protesta ha trovato il sostegno di parte della popolazione civile, che è uscita nelle strade a manifestare in favore dei golpisti. Un centinaio di giovani, compresi i leader delle organizzazioni della società civile, si sono radunati al mattino davanti al quartier generale della televisione locale (RTB) per mostrare il loro sostegno ai militari.

Secondo i media, sabato c’erano state manifestazioni di civili in tutto il Paese contro l’insicurezza causata dagli attacchi jihadisti e contro quelli che considerano scarsi progressi da parte del governo in materia di antiterrorismo. In mezzo a tutto questo è venuto fuori che il processo per l’assassinio dell’ex presidente Thomas Sankara nel 1987 era stato nuovamente rimandato a oggi.

Inizialmente il governo aveva preso atto dell’accaduto con una dichiarazione e, viste le voci di un colpo di stato, il ministro della difesa, generale Barthélémy Simporé, aveva assicurato in un primo momento che nessuna istituzione statale era stata disturbata e che il presidente del Paese, Roch Marc Cristian Kaboré, non era stato arrestato. Poi si è saputo che non era vero.

Fino a poche ore fa l’Observateur Paaalaga spera ancora che invece di un golpe potesse trattarsi di una protesta della base militare contro i vertici politici e militari del Paese e che una trattativa avrebbe potuto circoscrivere l’ammutinamento, ma nel Paese di Thomas Sankara proprio un ammutinamento dei giovani militari s dell’allora Alto Volta portò alla creazione del Burkina Faso e di una rivoluzione socialista che viene ancora ricordata come l’unico periodo di benessere e reale indipendenza vissuto da uno dei Paesi più poveri del mondo».

Ma stavolta, mentre le milizie nere jihadiste sono all’attacco in gran parte del Burkina Faso, un golpe militare potrebbe rivelarsi un suicidio e gli ideali emancipatori e socialisti sankaristi sarebbero annichiliti da chi più li odia: l’islamo-fascismo.

Per l’Observateur Paaalaga  «Un colpo di stato nell’attuale situazione del nostro Paese sarebbe una pessima soluzione a un problema reale, aggiungerebbe il caos al caos! (…) Il precedente del Mali, che attualmente si sta sgretolando sotto il peso soffocante delle sanzioni delle due organizzazioni subregionali, dovrebbe incoraggiare la prudenza e la ragione. A meno che non sia guidato da un’ambizione divorante, quale ufficiale ragionevole oggi vorrebbe imbarcarsi in un’avventura così disperata?»

Infatti, la Communauté Economique des Etats de l’Afrique de l’Ouest (CEDEAO) ha subito emesso un comunicato nel quale dice di seguire «con grande preoccupazione l’evoluzione della situazione politica e della sicurezza in Burkina Faso, caratterizzata da 23 gennaio 2022 da un tentativo di colpo di Stato. La CEDEAO condanna quest’atto di estrema gravità che non sarà tollerato in attuazione delle disposizioni regolamentari pertinenti. Ritiene i militari responsabili dell’integrità fisica del Presidente  Roch Marc Christian Kaboré. La CEDEAO chiede ai militari di ritornare nelle caserma, di mantenere un atteggiamento repubblicanoe di privilegiare il dialogo con le autorità per risolvere i problemi».

Ma Le Pays è molto critico col governo che sembra essere stato deposto e scrive che il presidente «Roch Kaboré deve assolutamente rendersi conto, se non l’ha ancora fatto, che il suo esercito, come il suo Paese, è in pessime condizioni. Da questo punto di vista, deve lavorare per riparare i torti e le mancanze di cui i soldati possono essere stati vittime. E, al di là dell’esercito, deve fare di tutto per rispondere, al più presto, alle grandi aspettative del suo popolo. Uno di queste è mettere in sicurezza il Paese. Finora i vari governi che ha messo in piedi non ci sono riusciti. (…) A questa cancrena se ne aggiunge un’altra, quella della corruzione. Questi tumori hanno probabilmente suscitato enormi frustrazioni e delusioni che potrebbero portare ad azioni che potrebbero far precipitare il Paese nel caos più totale. E non è necessariamente riducendo sistematicamente l’accesso ai social network e vietando ripetutamente le marce che può abbassare la tensione. Perché sarebbe come rompere il termometro per abbassare la febbre».

Ma il termometro sembra essere stato definitivamente rotto – e calpestato – dai militari golpisti.

«E adesso ? – si chiede Wakat Séra  – Quale sarà il risultato di questa nuova difficoltà che il Burkina deve gestire, oltre agli attacchi armati di terroristi e altri banditi che costantemente lo affliggono e che hanno gettato sulla strada dell’esilio nel proprio paese più di un milione di persone, uomini e donne, vecchi e bambini? Le prossime ore saranno decisive e senza dubbio calde in un Burkina dove i fedeli, cristiani e musulmani, sono convinti che solo la preghiera può ancora salvare il Paese».

Ma con la conferma della CEDEAO che non si è trattato di un ammutinamento ma di un vero colpo di stato militare le cose e le prospettive sono cambiate e il Burkina Faso, il Paese degli uomini liberi e puri di Sankara, potrebbe precipitare in un caos che si porterebbe con sé il resto dell’Africa occidentale saheliana.