Attacco mortale del 23 dicembre a Parigi: per i kurdi è stata la Turchia e la Francia sta a guardare

I kurdi e i loro amici al governo francese: «E’ un attacco terroristico. Siamo tristi e arrabbiati»

[30 Dicembre 2022]

Dopo le manifestazioni e gli scontri per condannare il massacro del 23 dicembre di rue d’Enghien, al Centre démocratique kurde (CDK)  Ahmet Kaya di Parigi, nel quale sono stati assassinati Mir Perwer, Emine Kara e Abdullah Kizil  – attivisti/e kurdi/e e la Kara un’eroina della lotta armata contro lo Stato Islamico/Daesh – è stato chiesto che il governo francese di Emmanuel Macron – che ha subito derubricato gli omicidi ad atto razzista –  scovi i mandanti di un atto terroristico che ha colpito nuovamente la diaspora kurda a pochi giorni dal  decimo anniversario dell’assassinio, il 9 gennaio 2013,  di altre 3 militanti kurde – Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leila Saylemez –  assassinate nel cuore di Parigi da un agente del Millî İstihbarat Teşkilatı  (MIT, i servizi segreti turchi),  sempre a Parigi.

La polemica, sostenuta dalle organizzazioni filo kurde e di amicizia Francia-Kurdistan è proseguita e Tony Rublon e Laetitia Bourcier di Amitiés Kurdes de Bretagne hanno detto che c’è «Bisogno di gesti significativi per obbligare lo Stato francese (“il Deep State”?) a rispettare le leggi della Repubblica, e a smettere di coprire atti criminali sul nostro suolo, provenienti da uno Stato che si definisce, per di più, un “amico della Francia”», cioè la Turchia.

La pensa così anche il Kongreya Neteweyî ya Kurdistanê (KNK – Congresso nazionale del Kurdistan) che in un comunicato denuncia: «L’ultimo attentato a Parigi è chiaramente ancora una volta organizzato da Ankara. Questo attacco è anche un attacco contro il popolo francese. Secondo testimoni oculari un uomo armato ha attaccato prima il centro, poi un ristorante e un parrucchiere curdo dall’altra parte della strada (…) Non possiamo considerare questo attacco come un attacco ordinario. È un’altra versione dell’assassinio di 10 anni fa a Parigi nel 2013. Non sappiamo chi sia la persona arrestata, ma si tratta di un’operazione con base ad Ankara. È un attacco organizzato dal MİT e dalla contro guerriglia. Non importa chi preme il grilletto, Ankara è il potere dietro di esso, dalle informazioni rivelate nell’indagine sull’assassinio delle tre donne rivoluzionarie il 9 gennaio 2013 e nell’indagine sull’attentato contro i leader curdi in Belgio. Durante questi 10 anni di indagini, noi avvocati e investigatori abbiamo visto che il centro delle squadre di assassini turchi in Europa è in Francia. Il procuratore capo ha già annunciato che si è trattato di un attacco razzista, ma non lo accettiamo. Anche se questo potrebbe essere così, non abbiamo dubbi che sia stato diretto dalla Turchia. Il pubblico ministero non deve ingannare l’opinione pubblica. La Francia, non adottando le misure necessarie, è responsabile di questo attacco. Il popolo kurdo e i suoi amici devono restare uniti di fronte a questi attacchi e devono invitare il governo francese ad assumersi le proprie responsabilità. Lo Stato turco deve essere ritenuto responsabile e deve essere processato per i suoi crimini».

I militanti di Amitiés Kurdes de Bretagne fanno notare che «Molte domande rimaste senza risposta sugli omicidi del 9 gennaio 2013 si ripropongono oggi: Perché lo Stato francese protegge gli sponsor del triplice assassinio del gennaio 2013? Perché i rappresentanti della CDK-France sono ancora oggi oggetto di misure amministrative repressive basate su false accuse? Come e tramite quale rete un uomo di 69 anni recidivo, recentemente processato e condannato a 12 mesi di reclusione nel giugno 2022, è stato in grado di ottenere un’arma senza temere di usarla in pieno giorno in uno spazio pubblico nel cuore di un quartiere molto vivace di Parigi? L’inchiesta è attualmente aperta per “assassinii, tentati omicidi, violenze con armi e violazioni della normativa sulle armi, tutti di natura razzista”. Tuttavia è più che mai indispensabile usare le parole giuste: si tratta di delitti politici commessi da un uomo il cui profilo, ritenuto psicologicamente irresponsabile, richiama tragicamente alla mente le storie in cui le coperture permettono ancora una volta di proteggere i reali responsabili».

Lo scioglimento nel novembre 2020 da parte del ministero dell’Interno turco dei  Lupi Grigi, la milizia fascista e mafiosa legata al Milliyetçi Hareket Partisi (MHP) il partito dell’estrema destra nazionalista che governa la Turchia insieme all’Adalet ve Kalkınma Partisi (AKP) islamista del presidente Recep Tayyip Erdoğan, è stato solo fumo negli occhi per i Paesi europei. Gli ex Lupi Grigi sono ancora al servizio a e al soldo del Deep State turco per intimidire, eliminare o allontanare gli oppositori politici turchi e kurdi che hanno comunque ottenuto lo status giuridico di rifugiato politico che dovrebbe garantire loro una protezione.

Amitiés Kurdes de Bretagne  evidenzia che «Questi atti di barbarie commessi sul territorio francese contro la comunità kurda colpiscono anche i nostri valori più profondi di accoglienza, protezione e diritto a lottare per una società più egualitaria e giusta. E’ questo progetto portato avanti dai kurdi in Medio Oriente che fa tremare lo Stato turco in Turchia e lo spinge a mandare i suoi scagnozzi in Europa. Tocca a noi oggi continuare la lotta politica al fianco dei kurdi in Europa e sostenerli in Medio Oriente. Dobbiamo esigere dalle autorità francesi:  Di togliere il secret défense: e fare tutto il necessario per risolvere il caso del triplice assassinio del 2013; Questa volta, effettuare un’’inchiesta che permetta di identificare la catena di responsabilità negli omicidi del 23 dicembre; Sostenere i membri del  Partito democratico dei Popoli  HDP (Halklarin Demokratik Partisi), che stanno lottando in Turchia per poter partecipare al processo elettorale; Proibire la revoca dell’immunità parlamentare al  deputato HDP Feleknas Uca; Creare una no-fly zone sul territorio della Siria nord-orientale per proteggere le popolazioni civili e i nostri alleati nella guerra al terrorismo, dai crimini di guerra che lo Stato turco ha già commesso e minaccia di commettere nuovamente sul territorio del  Rojava Kurdistan occidentale ( Kurdistan siriano), diviso in tre cantoni: Cizirê (il cantone più popolato comprendente la città di Qamişlo), Kobanê ed Efrin. Bexwedan, Jo bo azadî, Ji bo Kurdistan!»