La proposta è stata lanciata da Rekeep e Nomisma per creare valore oltre il COVID-19

Un Green new deal per il patrimonio immobiliare pubblico fa bene all’ambiente e all’occupazione

Servono 39 miliardi ma genererebbero 380mila posti di lavoro e una riduzione delle emissioni atmosferiche stimata in 934 mila tonnellate annue di CO2

[2 Ottobre 2020]

I detrattori potrebbero bollarlo come business verde, ma come uno se la voglia raccontare non importa, perché spendere miliardi nella riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare pubblico non residenziale è sempre un investimento e mai greenwashing. Partiamo da qui per introdurre la proposta di un Green New Deal per il patrimonio immobiliare pubblico  lanciata da Rekeep e Nomisma per creare valore, oltre il COVID-19 (e che sarà presentato in una web conference lunedì 5 ottobre 2020, dalle ore 16.30.)

Lo proposta, che si basa su uno studio di Nomisma, approfondisce gli importanti risultati in termini di generazione di valore che potrebbero essere conseguiti dal nostro Paese attraverso interventi di riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare non residenziale, in particolare uffici comunali e scuole territoriali.

L’investimento stimato dalla ricerca è notevole, pari a circa 39 miliardi di euro su un orizzonte pluriennale. Tanti, ma secondo lo studio “sostenibile al momento attuale, tra debito pubblico, Recovery Fund o Next Generation e Fondi strutturali 2021-2027” che metteranno a disposizione “importanti risorse pubbliche”, ma anche perché “parte degli investimenti, in particolare quelli legati alla gestione dell’energia, potrebbero essere finanziati direttamente dalle imprese private attraverso la formula del Partenariato Pubblico Privato”.

Ma perché si tratta di un investimento? Perché genererà risparmio di energia e quindi di emissioni e creererà moltissimi posti di lavoro, oltre al fatto che renderà più sicuro il patrimonio pubblico dal punto di vista sismico.  Da un punto di vista economico, l’analisi evidenzia come una tale immissione di liquidità avrebbe un effetto moltiplicativo sul Prodotto Interno Lordo italiano pari a 3,6 volte la somma investita: i 39 miliardi di euro impiegati per la riqualificazione del patrimonio porterebbero generare effetti diretti e indiretti pari a 91,7 miliardi di euro di produzione, nonché 50,1 miliardi di indotto, per un impatto complessivo quantificabile in 141,8 miliardi di euro. In una situazione complessa quale quella attuale, il progetto sarebbe in grado di creare 380 mila nuovi posti di lavoro nei settori destinatari degli interventi e 490 mila negli altri settori, per un numero complessivo di 870 mila nuovi occupati. Sempre dal punto di vista economico, la riqualificazione del patrimonio pubblico consentirebbe alle Amministrazioni locali di disporre di immobili con una rivalutazione di valore fino a oltre il 30%. Inoltre, la riqualificazione degli edifici rappresenterebbe per gli Enti Locali anche un risparmio in termini di manutenzione ordinaria e straordinaria, una voce di spesa che nel tempo può assumere un peso rilevante nei costi di gestione.

Infine, i risparmi energetici generati dagli interventi di riqualificazione sarebbero quantificabili in 450 milioni di euro all’anno. Dal punto di vista ambientale, gli investimenti in riqualificazione genererebbero una serie di benefici che vanno dal contenimento degli impatti energetici, con una riduzione delle emissioni atmosferiche stimata in 934 mila tonnellate annue di CO2, all’attivazione di una economia circolare volta alla limitazione dell’uso delle risorse e al riciclo dei materiali da costruzione, alla riduzione degli impatti sui cambiamenti climatici, alla tutela del suolo.