Trump e il coronavirus: le corporations prima delle persone

La scienza messa da parte e il coronavirus usato per favorire ulteriormente i petrolieri

[18 Marzo 2020]

Dal suo buen retiro di Rosen Garden, il presidente statunitense Donald Trump ha apparentemente abbandonato – probabilmente consigliato dai sondaggi – il suo atteggiamento antiscientifico sul Coronavirus e ha dichiarato l’emergenza nazionale, tirando una riga sulle accuse lanciate, fino a qualche ora prima, a cinesi ed europei di essersi inventati una pandemia per danneggiare l’economia statunitense.

Come dice Derrick Jackson, fellow in climate and energy dell’Union of Concerned Scientist (Ucs) e del Center for Science and Democracy. «Non è bastato che la dichiarazione di emergenza nazionale fatta vernedi dal Trump a Rose Garden si sia disintegrata in un monologo di autocompiacimento. Non è bastato che abbia spazzato via i giornalisti che hanno osato chiedergli se non avesse alcuna responsabilità per una delle peggiori risposte a una pandemia di un Paese ricco nei tempi moderni, portando gli Stati Uniti verso un doppio collasso della salute umana ed economica e l’arresto indefinito della vita e dei movimenti normali. Il tocco finale è stato che Trump non era affiancato da un muro di esperti di malattie infettive, epidemiologi, managers e capi di laboratori di ricerca universitari pubblici, ma piuttosto soprattutto dai CEO di Fortune 500 ai quali ha stretto le mani mentre sfilavano sul podio, violando un primaria direttiva sulla salute pubblica per attenuare la diffusione dell’infezione. I capi di Walmart, Walgreens, Target e CVS, con un reddito netto combinato nel 2019 di 20 miliardi di dollari, si sono fatti avanti per proclamare che ciascuno di loro avrebbe fatto la sua parte in questa emergenza. Ma i loro impegni erano palesemente privi di particolari vitali, come il modo in cui avevano pianificato di proteggere i loro lavoratori o che tipo di congedo di malattia prolungato avrebbero potuto offrire. Piuttosto, hanno detto che riserveranno parti dei loro parcheggi per il test dei virus drive-in. Per essere chiari, analizzando il fatto che l’accesso ai test COVID-19 rimane tristemente limitato negli Stati Uniti, l’idea stessa dei test drive-in è buona. Ma era difficile guardare alcune delle compagnie più ricche del Paese che si vantano alla televisione nazionale come se improvvisamente avessero trasportato la torcia di Florence Nightingale, come quando il presidente di Walgreens, Richard Ashworth, ha detto: “Quando ci sono dei disastri naturali, il nostro stores sono un faro nella comunità”».

Ma Jackson ricorda che «E’ una parte fondamentale dell’agenda dell’amministrazione Trump essere il guardiano del faro per questi fari delle corporation, dato che spegne le luci dei laboratori che si occupano di clima, inquinamento, alimentazione e di scienze sanitarie finanziati con fondi federali. Cinquant’anni fa, Joni Mitchell cantava la follia di spianare l’ambiente. Nel 2020, abbiamo una Casa Bianca allo sbando o che è scavalcata da gruppi di consulenza scientifica, che ha ignorato e denigrato i propri scienziati e ha chiuso il pandemic office nel National Security Council. La nomina da parte dell’amministrazione di lobbisti dell’industria e di ideologi politici a posizioni di alto livello ha scacciato migliaia di scienziati in carriera in diverse agenzie. Come recentemente riportato, l’amministrazione secretato incontri sul coronavirus durante il quale ha essenzialmente tagliato fuori gli esperti che avrebbero potuto contribuire a dar forma a una risposta più ordinata».

E, di fronte a questo patto tra Trump e le corporation, le associazioni ambientaliste evidenziano un’altra mossa del Presidente Usa: ha subito annunciato che avrebbe dato al Dipartimento dell’energia (Doe) l’ordine di acquistare milioni di barili di petrolio per la Strategic Petroleum Reserve (SPR). Questo significa effettivamente che il Doe toglierà dal mercato circa 80 milioni di barili di petrolio. Grenpeace Usa dice che «Ai prezzi correnti, il costo totale potrebbe superare i 2,6 miliardi in fondi pubblici». Infatti, la capacità dello SPR Usa è di 714 milioni di barili e attualmente il livello è a 634 milioni di barili. Per «Colmarlo fimo al bordo», come ha detto Trump, Doe dovrà acquistare 80 milioni di barili di petrolio.  Al Prezzo di mercato corrente (33 dollari/barile), ci vogliono 2,6 miliardi di denaro pubblico, che potenzialmente usciranno dalle tasche dei contribueanti americani. 8 milioni di barili di petrolio rappresentano solo una settimana di produzione di greggio statunitense, ma sono un bel ristoro per le compagnie petrolifere proprio mentre è in corso una guerra commerciale del greggio tra Russia ed Arabia Saudita che ha fatto crollare i prezzi. Per fare un confronto, il primo provvedimento in risposta al Coronavirus a sostegno delle disposizioni in materia di sanità pubblica e delle famiglie che lavorano presentato alla Camera dei Rappresentanti, vale circa 1,68 miliardi di dollari.

John Noël, responsabile clima di Greenpeace Usa, evidenzia che «La risposta di Trump a una pandemia globale è quella di mettere i miliardari e le corpot ration inquinatrici prima delle famiglie americane. Non ci sono prove che questo protegga posti di lavoro, pensioni, benefits o che attenuerebbe le difficoltà che affrontano in questo momento i lavoratori dei combustibili fossili o le comunità che affrontano l’epidemia di COVID-19. Non è altro che un regalo all’industria che ha creato la crisi climatica. Questo è il momento di investire in un Green New Deal e tracciare un nuovo percorso per un mondo che vada oltre i combustibili fossili. E’ così che possiamo veramente proteggere i lavoratori dal tipo di incertezza economica che abbiamo già visto questa settimana, garantire prosperità a lungo termine per le comunità e darci la possibilità di uscire da due crisi in contemporanea».

Secondo Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club – la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa – «La dichiarazione nazionale di emergenza è un riconoscimento dei rischi posti dal COVID-19 e della necessità di intensificare gli sforzi per salvaguardare la salute pubblica, in particolare per le comunità più vulnerabili. Esortiamo l’amministrazione Trump e i membri del Congresso a mettere al primo posto le esigenze dei lavoratori e delle loro famiglie».

Ma non sembra proprio che sia quello che sta facendo Trump: il nuovo regalo alle compagnie petrolifere arriva pochi giorni dopo che la sua Amministrazione aveva avviato un federal bailout ancora più ampio per le compagnie dei combustibili fossili colpite dal calo dei prezzi del petrolio. La decisione di Trump probabilmente non ha bisogno dell’approvazione del Congresso, ma il Congresso potrebbe intervenire per fermare queste e ulteriori misure, come la riduzione delle royalty per la produzione di petrolio e gas nelle federal lands o la concessione di prestiti a basso interesse alle compagnie petrolifere e del gas. I senatori democratici Jeff Merkley, Edward Markey e Bernie Sanders hanno presentato una proposta di legge che impedirebbe all’amministrazione Trump di usare la pandemia COVID-19 come scusa per favorire l’industria petrolifera».

Ma l’imbarazzante sceneggiata di Rosen Garden ha evidenziato anche il rifiuto di Trump ad assumersi la responsabilità per il prezioso tempo che ha perso e di quella che Jackson ha definito la debacle della «ancora misteriosa riluttanza degli Stati Uniti ad essere tra le 60 nazioni ad aver adottato dottare i kit per i test dell’Organizzazione mondiale della sanità, i kit di test precoci difettosi distribuiti Centers for Disease Prevention and Control e la mancanza di flessibilità pensando di dare il via libera alla produzione di kit di test presso le università e i centri medici statali e laboratori privati, per poi passare al tentativo di appropriarsi in esclusiva di medicinali impedendone l’accesso agli altri Paesi. Per tutto questo Trump ha accusato, «Regole, regolamenti e specifiche di un altro tempo».

Quando Yamiche Alcindor di PBS, gli ha chiesto del perché fosse stato eliminato il pandemic office e se la sua Amministrazione avesse perso per questo tempo prezioso, Trump ha semplicemente risposti s che la giornalista aveva   posto una «brutta domanda» e ha nuovamente tentato di irridere una professionista di colore che gli aveva fatto una domanda scomoda e che svelava una verità innegabile anche per i suoi più ferventi fan: Trump ha chiuso un ufficio federale indispensabile per prepararsi alle epidemie e ostacolare la propagazione del virus. Alla fine, la risposta di Trump alla Alcindor – che non si è fatta intimidire – è stata una menzogna o un’ammissione di ignoranza e incompetenza: «Non ne so nulla».

Commentando quella burrascosa conferenza stampa, Jackson ha scritto che «In questa crisi di vita e morte abbiamo bisogno non solo di un comandante in capo, ma anche di un compassionevole consolatore nazionale, è degno di nota che Trump non abbia pronunciato una sola parola di cordoglio per le famiglie di nessuna delle persone morte finora, né abbia fatto un augurio u una preghiera per la guarigione dei malati, mentre il numero di casi confermati continua a salire».

Commentando il fiasco dl Rosen Garden sul Washington Post, Beth Cameron, ex direttrice del disciolto pandemic preparedness panel, il National Security Council Directorate for Global Health Security and Biodefense della Casa Bianca – ha spiegato che lo scopo di questo organismo era quello di «Riunire il governo ai massimi livelli», per evitare il diffondersi di un virus che non conosce confini e che «L’assenza del panel ora è fin troppo evidente».

All’UCS ironizzano. «Senza prove scientifiche per riunire il popolo americano, la Casa Bianca si è ridotta a esibire le cheerleader delle corporations. E in questo show di generosità dei Fortune 500 c’era molta meno sostanza di quanto proclamasse persino il presidente Trump».

Il presidente Usa ha detto che Google ha messo al lavoro 1.700 ingegneri su un sito Web per indirizzare gli americani verso i siti drive-in testing e che hanno «fatto enormi progressi». Trump ha promesso agli americani che il sito Web verrà «fatto molto rapidamente». La coordinatrice della risposta al coronavirus Deborah Birx ha illustrato un poster che mostrava come avrebbe funzionato il sito «per portare test di qualità al popolo americano a una velocità senza precedenti». Ma è a stata la stessa Google a ridimensionare la cosa, rivelando che una sua filiale con solo 1.000 dipendenti stava semplicemente lavorando a un sito Web pilota per la Bay Area di San Francisco e che non c’era ancora un calendario per il lancio. E, finora, nessuna delle compagnie presenti alla corte di Trump ha ancora fornito informazioni certe su quando, dove o come verranno eseguiti i test drive-in.

Durante la presentazione/conferenza stampa del Rose Garden, Richard Ashworth di Walgreens ha detto: «Sono tempi straordinari che richiedono misure straordinarie».  E Jackson chiosa: «Ha ragione, su questo può esserne sicuro. Ma ci vorranno sicuramente più che impegnare i parcheggi aziendali, poiché negli Stati Uniti una crisi naturale si sta trasformando in un disastro provocato dall’uomo a causa della messa a repentaglio della scienza e degli scienziati da parte dell’amministrazione Trump. Prendendo di nuovo in prestito da Joni Mitchell, “you don’t know what you’ve got until the pandemic panel is gone”»