Tribunale Usa blocca la gara per l’estrazione di petrolio e gas nel Golfo del Messico

Azione legale della associazioni ambientaliste sconfigge l’amministrazione Biden: in contrasto con gli impegni climatici Usa

[28 Gennaio 2022]

Il tribunale distrettuale di Washington DC ha invalidato la decisione del Dipartimento degli Interni Usa di mettere all’asta 80 milioni di acri nel Golfo del Messico per estrarre i petrolio e gas. Per gli ambientalisti la sentenza segna «Una vittoria fondamentale nella lotta per difendere le comunità del Golfo e il pianeta dall’aggravarsi della crisi climatica».

La Corte ha ritenuto che il  Dipartimento degli interni non abbia rivelato e considerato con precisione le emissioni di gas serra che sarebbero risultate dalle concessioni estrattive, violando una legge ambientale fondamentale.

La causa contro la segretaria degli Interni Debra Haaland e il Bureau of Ocean Energy Management era stata intentata il 31 agosto da Earthjustice   per conto di Healthy Gulf, Center for Biological Diversity, Sierra Club e Friends of the Earth, dopo la pubblicazione del lease sale 257 che dava il via alla gara per le concessioni. Secondo le associazioni ambientaliste statunitensi «L’analisi ambientale del 2017 sulla quale l’amministrazione Biden ha fatto affidamento per riprendere la gara è fatalmente viziata. La gara non solo è contraria all’impegno dell’amministrazione di ridurre le emissioni di carbonio dal 50% al 52% entro il 2030 e di rispettare i nostri impegni sul clima, ma è illegale e si basa su analisi ambientali precedentemente smentite».

La decisione del tribunale distrettuale di Washington DC ritiene il Dipartimento degli Interni Usa  responsabile di «aver sottovalutato grossolanamente gli impatti climatici e i rischi per le comunità del Golfo» prima di decidere di organizzare la più grande asta  di petrolio e gas in leasing nella storia degli Stati Uniti.  Per gli ambientalisti, «Questa sentenza garantisce che le nostre acque e le nostre coste saranno protette da ulteriori trivellazioni dannose e da eventuali sversamenti di idrocarburi nel Golfo, dove l’industria dei combustibili fossili si è già piazzata su 8 milioni di acri di concessioni sulle acque pubbliche. Una transizione energetica pulita è essenziale per le comunità del Golfo e per il nostro pianeta sempre più caldo. Invece di espandere le trivellazioni dannose, dobbiamo affrontare questo momento irripetibile per proteggere le nostre terre e acque pubbliche e allontanarci dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili».

Le associazioni ambientaliste ricorrenti fanno notare che «Annullando la decisione degli Interni di tenere questa asta di permessi illegale, il tribunale ha assicurato che non ne deriverà alcun danno. Qualunque cosa il Dipartimento degli Interni decida di fare, deve iniziare facendo tabula rasa e considerando tutti i costi ambientali associati alla vendita all’asta delle nostre acque pubbliche all’industria dei combustibili fossili. Siamo fiduciosi che una valutazione completa porterà alla conclusione innegabile che la vendita di lecenze causerà danni irreparabili alle comunità del Golfo e al clima».

La Senior Attorney di Earthjustice, Brettny Hardy, ha commentato: «Siamo lieti che il tribunale abbia annullato la vendita illegale di lconcessioni da parte degli Interni. Semplicemente, non possiamo continuare a fare investimenti nell’industria dei combustibili fossili a danno delle nostre comunità e del pianeta sempre più caldo. Questa amministrazione deve affrontare questo momento critico e onorare le promesse elettorali fatte dal presidente Biden, interrompendo le concessioni offshore una volta per tutte. Il Dipartimento degli Interni dovrebbe utilizzare il suo prossimo leasing plan  quinquennale per proteggere le nostre comunità costiere e le acque pubbliche e non offrire nuovi contratti di locazione offshore. Non possiamo più permetterci di fare niente di meno».

Esulta Cynthia Sarthou, direttrice esecutiva di Healthy Gulf: «Questa è una vittoria per tutte le comunità del Golfo colpite dall’inquinamento a terra causato dalle trivellazioni offshore nel Golfo. Oggi non vediamo l’ora che arrivi il giorno in cui smetteremo di svendere le nostre acque pubbliche per pochi centesimi di dollaro, quando una giusta transizione verso un futuro di energia pulita è fondamentale per la nostra stessa sopravvivenza. Ora, il Golfo può essere visto come un campo praticabile per l’energia eolica offshore che alimenterà il nostro futuro».

Anche per Kristen Monsell, direttrice legale oceani del Center for Biological Diversity, «Questa è una grande vittoria per il nostro clima, le balene di Rice e le comunità del Golfo. Sono entusiasta che la corte abbia visto l’orribilmente sconsiderata decisione dell’amministrazione Biden di tenere la più grande vendita in leasing di petrolio nella storia degli Stati Uniti senza studiare attentamente i rischi. Le nuove concessioni petrolifere sono fondamentalmente incompatibili con l’affrontare l’emergenza climatica e causeranno più fuoriuscite di petrolio e danni alla fauna selvatica e alle persone nel Golfo. Per il bene del nostro clima e delle comunità in prima linea, l’amministrazione Biden deve porre fine ai nuovi contratti di locazione ed eliminare gradualmente le perforazioni esistenti. Qualsiasi cosa in meno sarebbe un grave fallimento della sua leadership climatica».

Hallie Templeton, direttore legale di Friends of the Eart Usa, sottolinea che «La decisione odierna è una vittoria non solo per le comunità, la fauna e l’ecosistema del Golfo, ma anche per il pianeta in fase di riscaldamento, Ma la lotta non è finita. Continueremo a ritenere l’amministrazione Biden responsabile per aver preso decisioni illegali che contraddicono la sua promessa di intraprendere un’azione rapida e urgente, da “codice rosso”, sulle priorità di giustizia climatica e ambientale».

Devorah Ancel, Senior Attorney di Sierra Club, conclude: «L’incapacità dell’amministrazione Biden di valutare adeguatamente gli impatti sul clima di questa massiccia vendita di concessioni non era solo fuori passo con il suo impegno dichiarato per l’azione climatica, ma era anche illegale. Siamo lieti che la corte li abbia ritenuti responsabili di questa azione sconsiderata e continueremo a combattere per proteggere le comunità della costa del Golfo dai pericoli delle trivellazioni offshore e dal caos climatico».