Team italiano partecipa alla ricerca dell’idrogeno metallico, il superconduttore

Obiettivo: ottenere in laboratorio nuovi strumenti per l’elettronica e l’energia

[24 Settembre 2020]

«Prendere un gas (l’idrogeno) e comprimerlo fino a renderlo solido e resistente come il metallo», proprio mentre in Europa si annunciano ingenti investimenti di Germania e Francia nel settore dell’idrogeno metallico, lo studio di fisica teorica “Black metal hydrogen above 360 GPa driven by proton quantum fluctuations”, pubblicato recentemente su Nature Physics da Lorenzo Monacelli e Francesco Mauri (università La Sapienza, Roma), Matteo Calandra Buonaura (università di Trento) e Ion Errea (Università dei Paesi Baschi), ha calcolato le caratteristiche fisiche (conducibilità elettrica, colore e lucentezza) e le proprietà chimiche di questo materiale al variare della pressione.

All’università di Trento spiegano che «La ricerca si inserisce in un filone internazionale che da decenni vede gruppi di tutto il mondo impegnati nel comprimere gli atomi di idrogeno per creare in laboratorio a temperatura ambiente un superconduttore dalle prestazioni molto elevate, che non si surriscalda e non disperde energia, di grande interesse per applicazioni nel settore energetico e dell’elettronica e in altre svariate situazioni che richiedano materiali in grado di funzionare anche in condizioni estreme. L’idrogeno metallico venne teorizzato per la prima volta oltre 80 anni fa e viene considerato un santo graal dai fisici.
La strada per raggiungerlo passa dallo schiacciare tra loro molecole di idrogeno (confinamento quantico) attraverso una pressione molto elevata di circa 500 GPa ovvero 500 gigapascal (equivalente al peso di cinquecento elefanti applicato sulla superficie di una moneta da un euro)».
Recentemente, tre studi sperimentali avevano riportato risultati contraddittori tra loro: «Uno studio di Harvard nel 2017, pubblicato su Science, ha osservato l’idrogeno annerirsi sopra i 300 GPa e poi diventare improvvisamente scintillante a 500 GPa (un tipico segnale di metallizzazione). Uno studio seguente del 2019, pubblicato su Nature Physics, ha misurato la conducibilità elettrica del campione, mostrando che metallizza a 360 GPa. Infine, ad inizio 2020, un terzo studio pubblicato su Nature, ha mostrato che l’idrogeno rimane trasparente se osservato con luce infrarossa fino a 420 GPa, quando diventa improvvisamente opaco. Ciascuno gruppo di autori affermava di essere stato il primo ad aver osservato la metallizzazione dell’idrogeno», fanno notare i ricercatori trentini.
Calandra Buonaura, del Dipartimento di fisica dell’università siega che nello studio italo-basco «Abbiamo usato un modello teorico di avanguardia, da noi sviluppato, per poter simulare l’idrogeno ad alta pressione al computer, in modo da scoprire se ci fossero errori nei dati sperimentali, e da far chiarezza sui meccanismi di metallizzazione dell’idrogeno».
I quattro fisici che hanno realizzato lo studio concludono: «Siamo stati molto sorpresi quando i risultati della simulazione hanno confermato tutti i dati sperimentali: l’idrogeno metallico è un materiale particolarissimo: non solo è un metallo nero (caso raro, come la grafite), ma è addirittura trasparente alla luce infrarossa, e questo lo rende unico».