Tassonomia Ue: etichetta verde per nucleare e gas

Ma la Germania è contraria: Il regolamento sulla tassonomia rischia di diventare uno strumento per il greenwashing

[3 Gennaio 2022]

La Commissione europea ha annunciato di aver «avviato le consultazioni con il gruppo di esperti degli Stati membri sulla finanza sostenibile e la piattaforma sulla finanza sostenibile su una bozza di testo di un atto delegato complementare di tassonomia che copre determinate attività relative al gas e al nucleare».

In una nota la Commissione Ue ricorda che «La tassonomia dell’Ue guida e mobilita gli investimenti privati ​​nelle attività necessarie per raggiungere la climate neutrality nei prossimi 30 anni. Il mix energetico esistente oggi in Europa varia da uno Stato membro all’altro. Alcune parti d’Europa sono ancora fortemente basate sul carbone ad alta emissione di carbonio. La tassonomia prevede attività energetiche che consentono agli Stati membri di avanzare verso la neutralità climatica da posizioni così diverse». E, «Tenendo conto dei pareri scientifici e degli attuali progressi tecnologici, nonché delle diverse sfide di transizione tra gli Stati membri», la Commissione ritiene che «Il gas naturale e il nucleare possano svolgere un ruolo come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle energie rinnovabili. Nel quadro della tassonomia, ciò significherebbe classificare queste fonti energetiche a condizioni chiare e rigorose (ad esempio, il gas deve provenire da fonti rinnovabili o avere basse emissioni entro il 2035), in particolare perché contribuiscono alla transizione verso la neutralità climatica. Inoltre, per garantire la trasparenza, la Commissione modificherà l’atto delegato sulla divulgazione della tassonomia in modo che gli investitori possano identificare se le attività includono attività nel settore del gas o nucleari e in quale misura, in modo da poter effettuare una scelta informata».

Secondo la nota della Commissione Ue, «Le attività contemplate in questo atto delegato complementare accelereranno l’eliminazione graduale di fonti più dannose, come il carbone, e ci orienteranno verso un mix energetico più ecologico e low carbon. Come per le altre attività previste dal regolamento sulla tassonomia, i criteri per le attività sul gas e sul nucleare saranno aggiornati con l’evoluzione della tecnologia.

E’ esattamente quel che temevano le associazioni ambientaliste e diversi Paesi europei (e che altri Paesi chiedevano) l’apertura al nucleare come energia sostenibile/rinnovabile e il rallentamento della transizione dai combustibili fossili alle rinnovabili e, secondo la bozza di testo della tassonomia rivelata dalla Reuters e da Politico, l’energia nucleare dovrebbe essere riconosciuta come un’attività economica sostenibile purché i paesi dell’Ue che ospitano centrali elettriche possano smaltire in sicurezza le scorie radioattive e non causare «nessun danno significativo» all’ambiente, mentre la costruzione di nuove centrali nucleari sarà riconosciuta come green per i permessi concessi fino al 2045. Nel frattempo, gli investimenti nel gas continueranno ad essere etichettati come energia di transizione verde, se producono emissioni inferiori a 270 g di CO2 equivalente per kilowattora (kWh), sostituiscono i combustibili fossili tradizionali come la produzione di carbone e ricevono un permesso di costruzione entro la fine del 2030.

Un sistema di etichettatura davvero poco selettivo, visto che dovrebbe coprire le industrie che producono circa l’80% di tutte le emissioni di gas serra nell’Ue. La Commissione ha anche provveduto ad applicare la tassonomia ad alcuni finanziamenti statali, il che significa che i regolamenti potrebbero decidere quali progetti sono ammissibili per determinate finanze pubbliche.

All’inizio dell’anno scorso la Commissione Ue aveva dovuto rinviare la decisione su lla classificazione di nucleare e gas dopo le controversie all’interno del collegio dei commissari sull’opportunità di assegnare loro l’etichetta verde. Ma, i recenti aumenti dei prezzi dell’elettricità hanno costretto Bruxelles a rilanciare il problema.

Per entrare in vigore, la bozza di proposta deve essere approvata dalla maggioranza degli Stati membri dell’Ue e dell’Europarlamento, ma il 2022 inizia con una netta divisione tra la Germania e la Francia (che è la nuova presidente di turno dell’Ue)  proprio su questi  obiettivi energetici: il primo gennaio il nuovo governo di coalizione semaforo tedesco (socialdemocratici, verdi e liberali) ha duramente criticato le proposte della Commissione Ue presieduta dalla democristiana tedesca Ursula von der Leyen e il ministro dell’economia e della protezione del clima Robert Habeck e la ministro dell’ambiente Steffi Lemke, entrambi dei Grünen, hanno respinto l’iniziativa della Commissione e Habeck, che è anche vice cancelliere tedesco, ha detto che che «Berlino non potrebbe sostenere il programma proposto».

Quella che ha fatto infuriare il governo tedesco è la frase della bozza di atto delegato, inviata il 31 dicembre ai Paesi dell’Ue nella quale si afferma che «E’ necessario riconoscere che i settori del gas fossile e dell’energia nucleare possono contribuire alla decarbonizzazione dell’economia dell’Unione»  e che questo vale per tutti «I nuovi impianti nucleari per i quali il permesso di costruzione è stato rilasciato entro il 2045».

Habeck ha detto all’agenzia di stampa tedesca dpa che la proposta della Commissione su nucleare e ga  «Annacqua la buona etichetta per la sostenibilità. Dal nostro punto di vista, non ci sarebbe stato bisogno di questa aggiunta alle regole di tassonomia. Non vediamo un’approvazione delle nuove proposte. E’  discutibile che questo greenwashing sarà accettato dai mercati finanziari».

In un’intervista al media group Funke la Lemke è stata ancora più dura: «Penso che sia assolutamente sbagliato che la Commissione europea intenda includere l’energia nucleare nella tassonomia dell’Ue per le attività economiche sostenibili. L’energia nucleare potrebbe portare a disastri ambientali devastanti e lasciare grandi quantità di rifiuti radioattivi ad alto livello pericolosi, e quindi non può essere sostenibile».

A spingere con forza perché il nucleare venisse incluso nella tassonomia Ue sono stati Paesi come la Francia, la Polonia e gli altri Paesi dell’Europa Orientale che sostengono che si tratta di una tecnologia essenziale, low carbon e necessaria per fornire sicurezza energetica mentre l’Ue passerà alle energie rinnovabili nei prossimi decenni. Gli ambientalisti ribattono che i colossali investimenti necessari per costruire, gestire e dismettere le centrali nucleari distolgono ingentissime risorse dallo sviluppo delle energie rinnovabili per destinarle al modo più costoso e pericoloso di produrre energia. La pensano così, oltre alla Germania, paesi come l’Austria o il Lussemburgo  che vorrebbero veder scomparire l’energia nucleare dall’Ue invece di incoraggiare la costruzione di nuovi impianti attraverso l’etichettatura verde. In Italia, dove due referendum hanno bocciato il nucleare, nel governo si discute ancora su un possibile rinascimento del nucleare mentre non si è riusciti ancora a individuare il deposito unico nazionale per le scorie.

Mentre la Germania ha visto una crescente opposizione all’energia nucleare dopo il disastro di Fukushima Daiichi nel 2011 e la cancelliera democristiana Angela Merkel aveva avviato l’uscita graduale dal nucleare con la conseguente chiusura di tre delle sei centrali rimanenti del Paese il 31 dicembre  2021, la Francia, fortemente dipendente dal nucleare –  il 70% della sua elettricità, anche se questa quota dovrebbe essere dimezzata nei prossimi 15 anni e se Parigi si è impegnata a chiudere 12 reattori nucleari entro il 2035 – ha guidato l’offensiva a favore dell’atomo come alternativa pulita. Così, l’europeista d’assalto Emmanuel Macron ha trovato interessati alleati nei Paesi ex comunisti e sovranisti dell’Europa orientale che dipendono maggiormente dai combustibili fossili e che hanno difeso il gas come possibile fonte energetica di transizione.

Le prospettive che la bozza proposta dalla Commissione von der Leyen  venga bocciata sono scarse perché la maggioranza dei Paesi Ue non si è espressa contro l’energia nucleare e, se  sosterrà la proposta, diventerà legge dal 2023.

L’opposizione della Germania aveva finora ritardato la presentazione della bozza di tassonomia, ma il testo della Commissione von der Leyen  sembra quasi una vendetta dei democristiani tedeschi per la sconfitta subita alle elezioni federali: è particolarmente problematico per i Grünen, che da sempre si oppongono al nucleare e che  sono il socio di maggioransza più importante del cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz.

L’eurodeputato tedesco dei Verdi Rasmus Andresen  conclude: «La proposta della presidente della Commissione Ursula von der Leyen è un passo indietro. La sua credibilità sulla politica climatica ha subito crepe significative. Il nucleare e il gas fossile non sono sostenibili. Esistono alternative più realistiche e migliori per rendere l’Europa climaticamente neutra. La proposta della von der Leyen stabilisce incentivi sbagliati per gli investitori. Il regolamento sulla tassonomia rischia di diventare uno strumento per il greenwashing».