Sulle tracce del cesio radioattivo finito nell’ecosistema di Fukushima

Il disastro nucleare ha contaminato le foreste vicine, che continuano a inquinare suolo e corsi d’acqua

[20 Gennaio 2022]

Dopo il disastro nucleare di Fukushima, avvenuto l’11 marzo 2011, il governo giapponese ha avviato una lunga e costosa decontaminazione delle aree abitate rimuovendo gli strati superficiali del suolo. Ma una delle principali regioni colpite è costituita da fitte foreste disabitate, dove queste strategie di decontaminazione non sono fattibili. Quindi, trovare modi per evitare la diffusione di contaminanti radioattivi come il radiocesio nelle aree antropizzate che si trovano a valle di quelle  foreste contaminate è fondamentale.

Lo studio “Untangling radiocesium dynamics of forest-stream ecosystems: A review of Fukushima studies in the decade after the accident”, pubblicato recentemente su Environmental Pollution da un team di ricercatori giapponesi del National Institute for Environmental Studies e della Tokyo University of Agriculture and Technology, ha fatto il primo passo necessario per comprendere la dinamica del flusso di radiocesio attraverso gli ecosistemi forestali.

I ricercatori s ricordano che «Nel decennio successivo all’incidente, un vasto corpo di ricerca è stato dedicato proprio a questo» e lo studio ha setacciato i dati e districato i fili dei singoli processi di trasporto del radiocesio negli ecosistemi forestali.  Il principale autore dello studio, Masaru Sakai  del Fukushima Regional Collaborative Research Center del  National Institute for Environmental Studies, spiega: «Abbiamo identificato che il radiocesio si accumula principalmente nello strato di suolo organico nelle foreste e nell’acqua stagnante nei corsi d’acqua, rendendoli così potenti fonti di organismi contaminanti. La gestione della contaminazione in questi habitat è fondamentale per la fornitura di servizi negli ecosistemi forestali».

Per identificare le regioni di accumulo e stoccaggio del radiocesio, il team di ricerca ha esaminato un’ampia gamma di ricerche scientifiche sulla presenza di radiocesio nelle foreste e nei corsi d’acqua. Dopo il disastro di Fukushima Daiichi, il radiocesio si è depositato sopreattutto sulle chiome degli alberi e sul suolo della foresta e poi ha raggiunto il terreno a causa della pioggia e della caduta delle foglie, accumulandosi negli strati superiori del suolo. I ricercatori evidenziano che «Le attività biologiche, come quelle dei detritivori (insetti e funghi che vivono di detriti fogliari, ecc.) assicurano che il radiocesio venga fatto circolare attraverso gli strati superiori del suolo e successivamente incorporato in piante e funghi. Ciò consente al radiocesio di entrare nella rete alimentare, facendosi infine strada negli organismi superiori. Il radiocesio è chimicamente simile al potassio, un minerale essenziale per gli organismi viventi, contribuendo al suo assorbimento nelle piante e negli animali. La “fertilizzazione” delle aree contaminate con un eccesso di potassio fornisce una strategia efficace per sopprimere l’assorbimento biologico del radiocesio».

I corsi d’acqua e i corpi idrici intorno a Fukushima Daiichi hanno assorbito il radiocesio dal ruscellamento dell’acqua e  dalle foglie cadute e gli scienziati giapponesi fanno notare che «E’ probabile che la maggior parte del radiocesio nei ruscelli venga catturato dai minerali argillosi presenti nei letti dei ruscelli, ma una piccola parte si dissolve nell’acqua. Sfortunatamente, ci sono poche informazioni sulla relazione tra radiocesio disciolto e organismi acquatici, come i pesci, che potrebbero essere importanti per la formulazione di strategie di gestione della contaminazione. Il radiocesio nei torrenti si accumula anche nelle valli sorgive, nelle pozze e in altre aree di acqua stagnante. Costruzioni come le dighe forniscono un modo per intrappolare efficacemente il radiocesio, ma la lisciviazione costante dai sedimenti delle dighe provoca la ricontaminazione a valle».

Si tratta di una rete di trasporto del radiocesio complicata e difficile da rintracciare e che rende impossibile pensare allo sviluppo di una soluzione unica per la contaminazione da radiocesio. Sakai e il suo team raccomandano studi interdisciplinari per «Accelerare una piena comprensione dei percorsi del radiocesio negli ecosistemi forestali in modo che possano essere sviluppate misure per ridurre la futura contaminazione. Questa recensione può servire come conoscenza di base per esplorare le future strategie di gestione della contaminazione. Le intricate vie del radiocesio qui documentate possono anche implicare le difficoltà di creare strategie di successo per la gestione della contaminazione da radiazioni dopo incidenti nucleari indesiderati».

La conclusione finale, pur prudentemente alla “giapponese” è anche un monito sulle inattese conseguenze del modo più pericoloso e costoso di produrre energia: «L’energia nucleare è spesso pubblicizzata come una soluzione alla crisi energetica, ma è importante pianificare misure di risposta a eventi di contaminazione imprevedibili. Per affrontare il bisogno essenziale di energia pulita in vista della crisi climatica, la gestione della contaminazione nelle società dipendenti dall’energia nucleare è fondamentale. La piena comprensione del comportamento del radiocesio negli ecosistemi può non solo portare a una gestione efficace della contaminazione esistente, ma può anche garantire il rapido contenimento di potenziali incidenti futuri».