Legambiente: 10 milioni di auto diesel vendute nel 2014. Importante reale valutazione del loro impatto su ambiente e salute

Scandalo Volkswagen, gli ambientalisti avevano segnalato discrepanze tra test e emissioni reali

Via l’AD Winterkorn. La Francia vuole un’inchiesta Ue, Galletti chiede spiegazioni

[22 Settembre 2015]

Secondo il giornale tedesco Tagesspiegel, «L’amministratore Delegato del Gruppo VW, Martin Winterkorn deve essere sostituito». Intanto le quotazioni delle azioni della Volkswagen  continuano a scendere di un altro 20%  dopo che è venuto fuori lo scandalo dei dispositivi truccati per “aggiustare” i limiti delle emissioni delle auto tedesche. Winterkorn non ha più la fiducia del colosso automobilistico tedesco e l’irritazione nel governo di Berlino è palpabile, con tutta probabilità verrà sostituito dall’amministratore delegato della Porsche, Matthias Müller già da domani.

Anche la Commissione europea è preoccupata e si consulterà sul che fare con i 28 Stati membri. Lucia Caudet, portavoce della Commissione Ue per il Mercato Interno,  ha detto: «Dobbiamo essere assolutamente certi che l’industria rispetti i limiti per le emissioni. Ora è troppo presto per trarre conclusioni. E’ prematuro dire se sia necessaria qualsiasi misura di sorveglianza specifica anche in Europa e se i veicoli Volkswagen venduti in Europa abbiano lo stesso difetto. Stiamo comunque prendendo in esame la questione molto sul serio. Siamo in contatto con l’azienda e l’Agenzia Usa per l’Ambiente (Epa)».

La ministra dell’ambiente tedesco, la socialdemocratica Barbara Hendricks (SPD) si è detta sconvolta e sorpresa per i trucchi usati dal Gruppo VW egli Stati Uniti e riguardo alle pesanti sanzioni che la  Volkswagen potrebbe subire negli Usa,  ha detto che «Non sarebbe una cattiva idea dare tale somma al Fondo verde per il clima», il Change Fund dell’Onu  che dovrebbe dare ai Paesi in via di sviluppo i mezzi  per combattere il cambiamento climatico e adattarsi alle sue conseguenze.

Il ministero dei trasporti tedesco ha avviato un’indagine sul Volkswagen ed oggi ha sentito sia il Kraftfahrt-Bundesamt, il maggiore omologatore delle auto traroccate, sia Volkswagen.

Chi non sembra sorpreso sono le associazioni ambientaliste tedesche che da tempo segnalavano discrepanze tra i risultati dei test  sulle emissioni  e i valori misurati durante la guida. Maria Krautzberger, presidente di Umweltbundesamtes, sottolinea che Volkswagen   non ha ingannato solo i suoi clienti, ma ne ha messo in pericolo anche la salute e secondo lei questa vicenda fa pensare che «le emissioni reali di inquinanti anche in Germania sono superiori ai valori dei test»

Greenpeace ha sempre duramente criticato tutta l’industria automobilistica e ora  Daniel Moser, un esperto di trasporti dell’associazione, evidenzia che lo scandalo Volkswagen dimostra che l’industria automobilistica cerca di  nascondere i rischi sanitari e ambientali delle sue auto e aggiunge: «Gli ossidi di azoto sono un problema enorme. Portano malattie respiratorie e favoriscono l’asma. L’industria automobilistica fa profitti a scapito della  salute della popolazione».

Della debacle della Volkswagen sembrano volerne approfittare anche i Paesi concorrenti, a partire dalla Francia, dove il ministro delle finanze Michel Sapin  chiede «Un’inchiesta europea su tutti i costruttori, compresi quelli francesi, per rassicurare i cittadini».  Ma anche le altre cause automobilistiche europee affondano in borsa.

Volkswagen ha già accantonato 6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre per coprire i probabili costi che subirà a causa dello scandalo delle emissione taroccate.

Ieri il ministro dell’ambiente italiano, Gian Luca Galletti, ha chiesto rassicurazioni a Volkswagen Italia sull’effettivo rispetto della normativa in materia di emissioni e inquinamento dell’aria per le vetture vendute sul mercato italiano e oggi, con una lettera indirizzata a Massimo Nordio, l’amministratore delegato e direttore generale di Volkswagen Group Italia, Galletti ha chiesto ufficialmente informazioni sulle vetture vendute nel mercato italiano. «Ho appreso con preoccupazione le risultanze delle indagini – scrive Galletti – e le chiedo di volermi fornire elementi oggettivi che nelle autovetture commercializzate in Italia non siano stati installati accorgimenti tecnici analoghi volti ad alterare i dati emissivi da test rispetto alla realtà».

Il ministro, che ricorda «l’incidenza di questi profili sulla qualità dell’aria e sul clima», e chiede al  gruppo tedesco che «“qualora necessario, di assumere analoghe iniziative già intraprese per il mercato americano anche a tutela dei consumatori italiani che hanno fatto affidamento sul marchio Volkswagen», cioè il ritiro delle auto con il dispositivo taroccato.

Restando in Italia,  Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, sottolinea che  «Lo scandalo dei test truccati dalla Volkswagen su alcuni suoi motori diesel apre scenari non soltanto economici. L’impatto sulla salute delle emissioni prodotte dai motori diesel è noto e, da tempo, sotto osservazione. Altre case automobilistiche potrebbero aver manipolato i propri test o sottostimato le emissioni dei veicoli, come già riportato da Transport & Environment negli anni scorsi. E se queste manipolazioni, perpetrate nel tempo, interessassero non solo gli Stati Uniti ma anche altri mercati, come l’Europa, dove il numero delle auto diesel vendute negli ultimi anni è nettamente superiore, le ripercussioni sulla salute e sull’ambiente potrebbero essere ben maggiori di quanto stimato finora».

In Europa, secondo i dati di Transport & Environment, più della metà delle nuove auto sono a diesel. Sui 10 milioni di auto diesel vendute complessivamente lo scorso anno, 7,5 milioni sono stati acquistati in Europa. Dal 2009, anno in cui secondo l’accusa Volkswagen iniziò a manipolari i suoi test, sono stati venduti in Europa oltre 40 milioni di auto diesel, un sesto di tutte le auto attualmente in circolazione. Le emissioni dei motori diesel sono da molti anni ormai considerate tra gli inquinanti di maggior impatto sulla salute delle persone, tanto che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità le ha classificate come cancerogene per l’uomo (gruppo 1 IARC).

Zampetti conclude: «In Italia, le immatricolazioni diesel annuali nell’ultimo periodo hanno sempre superato quelle a benzina. Il miglioramento delle performance dei motori non sempre ha portato anche ai risultati attesi in termini di miglioramento della qualità dell’aria. I dati sul miglioramento dei motori e sulla riduzione di fattori di emissione per alcuni inquinanti introdotti dalle direttive vanno, infatti, comunque incrociati con  l’incremento notevole di veicoli diesel e di grossa cilindrata degli ultimi anni. La vera tutela della salute, dell’ambiente e del clima passa attraverso politiche di mobilità che, potenziando seriamente il trasporto pubblico, consentano di ridurre il numero di auto circolanti».