Rivolta in Iraq: è a rischio la stessa sopravvivenza dell’Iraq come Stato

L’esercito decreta il coprifuoco, decine di morti e feriti tra i seguaci di al-Sadr

[30 Agosto 2022]

La maledizione dei Paesi vittime delle guerre del petrolio continua: lì dove l’intervento Usa e dei suoi alleati occidentali pretendeva di portare democrazia, pace e diritti, c’è caos, mancanza di democrazia, miseria e conculcamento dei diritti più elementari, a cominciare a dal Paese della “madre di tutte le battaglie”, l’Iraq, dove il caos politico e l’anarchia istituzionale dominano ormai da 10 mesi.

L’esercito iracheno ha annunciato l’introduzione del coprifuoco dalle 15:30 ora locale (14:30 in Italia), per un periodo indefinito. Lo riferiscono i media irakeni  precisando che «Le forze di sicurezza hanno invitato tutti a lasciare i luoghi pubblici e le strade nella zona verde della capitale, Baghdad».

Le nuove violenze sono scoppiate dopo che il religioso sciita e capo politico Muqtada al-Sadr ha annunciato il suo  ritiro dalla scena politica e i suoi sostenitori hanno fatto irruzione nella Green Zone. Alle ultime elezioni dell’ottobre 2021, l’alleanza sciita guidata da Muqtada al-Sadr aveva ottenuto la maggioranza relativa dei seggi (73 su 329), ma i suoi parlamentari si sono dimessi in massa dopo che le trattative con il blocco sciita rivale filoiraniano si erano arenate sulla nomina di un nuovo primo ministro.

Come condizione per superare la paralisi politica che sta attanagliando il Paese, Al Sadr chiedeva che i Partiti che operano in Iraq dal 2003, compreso il suo movimento sadrista, siano esclusi dal processo politico. Al Sadr è contrario ad ogni tipo di influenza straniera in Iraq e ha cercato a lungo di contrastare l’influenza delle milizie sciite irakene sostenute dall’Iran.

 

I  sostenitori del clerico sciita sono accampati da settimane  fuori dall’edificio del Parlamento che avevano già occupato a più riprese per protestare contro lo stallo politico e la mancanza di progressi nella formazione del governo. Ma ieri la situazione è precipitata dopo che diversi seguaci di Sadr sono stati uccisi mentre tentavano di occupare il palazzo presidenziale.

Intanto l’agenzia iraniana Pars Today  scrive che «Le ultime immagini mostrano alcuni partigiani di Muqtada al-Sadr di usa armi pesanti contro le forze dell’ordine. I sadristi in precedenza avevano violato la zona verde e avevano fatto irruzione nel palazzo presidenziale». Il ministero dell’Interno irakeno parla di decine morti e di 85 feriti  negli scontri a Baghdad. Al-Sumaria News ha riferito che diversi sostenitori del movimento di Sadr sonorimasti soffocati causa dell’inalazione di gas lacrimogeni. Alcune fonti non ufficiali irachene hanno anche annunciato che due persone sono morte a seguito di sparatorie da parte di sconosciuti durante gli assembramenti nella Green Zone di Baghdad.

Il primo ministro irakeno, Mustafa al-Kadhimi si è rivolto direttamente ad al-Sadr   chiedendogli di invitare i manifestanti a lasciare gli edifici governativi. I dipendenti dell’ambasciata statunitense  sarebbero stati evacuati dalla Green Zone in elicottero, ma l’ambasciata ha smentito.

 

Il Segretario generale dell’Onu, António Guterres, sta seguendo con preoccupazione le proteste in corso  in Iraq, durante le quali i manifestanti sono entrati negli edifici governativi. Guterres si è detto «Particolarmente preoccupato per le notizie di vittime» e ha fatto appello «alla calma e alla moderazione. Esorto tutti gli attori interessati ad adottare misure immediate per ridurre l’escalation della situazione ed evitare qualsiasi violenza. Esorto vivamente tutte le parti e gli attori a superare le proprie differenze e ad impegnarsi, senza ulteriori indugi, in un dialogo pacifico e inclusivo su una via da seguire costruttiva».

Ieri, quando era chiaro che la situazione stava degenerando, l’United Nations Assistance Mission in Iraq (Unami) aveva invitato  tutti i manifestanti a «Lasciare immediatamente la Zona Internazionale di Baghdad, a lasciare tutti gli edifici governativi e a consentire al governo di continuare ad espletare le sue responsabilità di gestire lo Stato al servizio del popolo irakeno».

Per l’Unami  quello che sta succedendo è «Un’escalation estremamente pericolosa. Le istituzioni statali devono operare senza ostacoli al servizio del popolo iracheno, in ogni circostanza e in ogni momento. Il rispetto dell’ordine costituzionale si rivelerà ora vitale. L’Unami esorta tutti a rimanere pacifici, cooperare con le forze di sicurezza e astenersi da atti che potrebbero portare a una catena di eventi inarrestabile. L’Unami invita inoltre tutti gli attori (politici) a lavorare per allentare le tensioni e ricorrere al dialogo come unico mezzo per risolvere le divergenze. Gli iracheni non possono essere tenuti in ostaggio da una situazione imprevedibile e insostenibile. E’ in gioco la sopravvivenza stessa dello Stato».