Ferrante: i veri ostacoli per le rinnovabili sono procedure autorizzative e nimby

Rinnovabili, il Senato trasforma il DL Semplificazioni in… complicazioni

Ira di Legambiente e Ance. Governo e Senato non solo non aiutano il settore, ma gli tarpano pure le ali

[4 Settembre 2020]

Alla faccia del bicarbonato di sodio, avrebbe detto il grande Totò. Un settore intero ad aspettare le indispensabili “semplificazioni” dopo un lunghissimo periodo di complicazioni spesso assurde, completamente deluso da un DL che dopo i passaggi del governo e ora del senato è diventato praticamente inutile. Il settore è quello delle rinnovabili e le critiche più pesanti arrivano da Kyoto Club, dalla Legambiente, dall’Ance e anche dal M5S.

Il vero ostacolo allo sviluppo delle fonti rinnovabili e pulite – scrive Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club – non è tanto la riduzione degli incentivi, ma piuttosto quello delle procedure autorizzative e molto spesso il nimby che colpisce gli impianti eolici, fotovoltaici, da biomasse, idroelettrici e geotermici.

“Tutti – continua – a parlare di decarbonizzazione, green economy e green new deal e poi il settore più vitale è fermo per le incrostazioni della nostra legislazione sul tema. Quale migliore occasione quindi per togliere paletti incomprensibili e vetusti e, nel necessario rispetto dell’ambiente e del paesaggio, finalmente consentire che il fotovoltaico si possa realizzare anche a terra, laddove non danneggia l’agricoltura e/o rendendolo compatibile con le attività agricole? Che si possano rinnovare i parchi eolici potenziandoli senza dover rifare tutto il procedimento autorizzativo laddove insistano sullo stesso territorio? Consentire lo sviluppo dei piccoli impianti idro e geotermici che non hanno alcun rilevante impatto? Agevolare la conversione degli impianti a biogas per la produzione di energia elettrica in quelli che a partire da best practices agricole producano biometano?”

“Niente da fare – prosegue – Alla delusione provocata dalla lettura del provvedimento proposto dal Governo che non affrontava nessuno di questi nodi si è aggiunto il vero e proprio sconcerto per l’azione del Senato”.

Pochi miglioramenti – spiega in una nota sempre Ferrante – dovuti sostanzialmente all’azione del Presidente della Commissione Industria, il Senatore Girotto che è riuscito a ottenere ad esempio, una semplificazione significativa per la realizzazione degli accumuli per le rinnovabili.

Qualche altro “atto dovuto” quale per esempio ammettere finalmente agli incentivi impianti fotovoltaici da realizzarsi su cave o discariche dismesse a prescindere dalla destinazione d’uso di quell’area e poco più. Niente di niente sui nodi più importanti richiamati prima.

Gli emendamenti elaborati da alcuni senatori che avevano ascoltato i problemi reali delle imprese del settore sono stati respinti con parere contrario del Governo.

Ma se questo non fosse sufficiente, Ferrante spiega che “In compenso, però, con gli emendamenti del PD si agevola lo stoccaggio di CO2 (il CCS che interessa l’ENI) e si riducono le royalties sulle trivellazioni, e grazie a un emendamento di Forza Italia (approvato anche dalla maggioranza) si semplifica il processo autorizzatorio per gli oleodotti (sic!)

Peggio che un’occasione persa. La forbice tra dichiarazioni altisonanti su green new deal e le norme concrete si allarga tanto da far apparire le prime vero e proprio green washing”.

“Noi non molliamo – conclude Ferrante – e continueremo a chiedere un cambiamento di rotta radicale e immediato, ma lo sconforto è innegabile”.

Sulla stessa linea d’onda il presidente Ance Gabriele Buia e il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini: “Invece di semplificare e avviare un grande piano di sostituzione edilizia e di rigenerazione di zone degradate dei nostri centri urbani si stanno riproponendo visioni retrograde e conservatrici che non tengono conto dei reali mutamenti e dei bisogni sociali ai quali occorre dare una risposta adeguata, nel   rispetto del patrimonio storico-artistico e dell’ambiente”.

“Non possiamo accettare che la confusione e i veti politici mettano a rischio il futuro dei nostri centri urbani, uno dei motori principali della nostra forza economica e sociale”. Secondo Ance e Legambiente “in questo momento così difficile non ci si può affidare a una girandola di emendamenti  spesso contradditori. Occorre una visione, un progetto sul quale tutte le forze politiche devono  lavorare con spirito di unità nell’interesse del Paese, che deve tornare a crescere e svilupparsi in  un’ottica di sostenibilità e di innovazione. Spirito che ci dovrà guidare e che sarà essenziale  per  spendere  al meglio le risorse del Recovery fund”.

Per questo Buia e Zanchini fanno appello alle forze di maggioranza e al Governo: “rimettere subito al centro dell’agenda politica le vere priorità, sulle  quali  tutti dobbiamo e possiamo dare un contributo importante per il raggiungimento di obiettivi comuni”.