Qatargate: come chiudere la porta al lobbismo dei regimi repressivi

Lo scandalo rivela le carenze della regolamentazione del lobbying nelle istituzioni Ue. CEO e Transparency International: «Il momento di agire è ora!»

[16 Dicembre 2022]

Come ricorda Corporate Europe Observatory  (Ceo), «L’arresto di diversi attuali ed ex europarlamentari e di persone di altre organizzazioni per quello che viene ormai chiamato “Qatargate”,  uno scandalo di corruzione legato alle lobby del regime del Qatar (e del Marocco), è un altro campanello d’allarme. All’inizio di quest’anno sono stati imposti divieti ai lobbisti che lavorano per la Russia, una mossa che avrebbe dovuto essere presa molto tempo fa». Infatti, è da molto tempo che ONG anti-lobby come CEO e Transparency International  mettono in guardia le istituzioni Ue in generale, e il Parlamento europeo in particolare, sulle attività lobbistiche dei governi autoritari e delle false ONG create ad hoc per cercare di ripulire la loro immagine. Secondo CEO le istituzioni europee dovrebbero affrontare i fatti: «La porta al lobbismo repressivo del regime deve essere chiusa ora, non attraverso misure provvisorie dettate dal panico o caso per caso , ma attraverso regole solide e permanenti per individuare e prevenire tali interferenze».

E’ dal 2015  che Corporate Europe Observatory, spesso in coalizione con molte altre organizzazioni, spinge per «Regole più severe per impedire ai regimi repressivi di percorrere indisturbati i corridoi del potere nelle istituzioni dell’Ue», ma «Tuttavia, poco è stato ottenuto, a causa dell’intransigenza dei politici e della loro preferenza per un approccio in gran parte debole, volontario e autocontrollato. Un esempio calzante sono le trattative in corso tra le istituzioni su un “organismo etico indipendente”, che è destinato a diventare un esercizio futile con poco o nessun progresso».

Per questo le ONG e la Sinistra Europea che aveva più volte denunciato le interferenze dei lobbisti  non sono sorprese dall’attuale scandalo di lobbying e corruzione. CEO ricorda che «Il margine di manovra per il lobbismo dei reginmi repressivi c’è sempre stato. E nel caso del Qatar il rischio è stato aggravato dall’attuale crisi inflazionistica ed energetica. Forze potenti si stanno muovendo nell’Ue per migliorare le relazioni con la nazione araba ricca di petrolio e gas, un esempio è la proposta di concedere ai cittadini del Qatar l’esenzione dal visto per l’Ue, grazie al nuovo status del Qatar come importante “centro economico” partner” per l’Unione Europea, “in particolare nel settore dell’energia”».

Se è vero che il Qatargate rivela la permeabilità al lobbismo autoritario del gruppo Socialisti&Democratici, è anche vero che solo ora la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, entrambe del Partito Popolare Europeo, si rendono conto che stendere un tappeto rosso di fronte a una monarchia assoluta che distribuisce petrodollari come noccioline e che è coinvolta nel finanziamento di milizie jihadiste non era una buona idea.

CEO ricorda alla von der Leyen e alla Metsola che «Un solido sistema di trasparenza delle lobby richiede una pletora di misure ben applicate per proteggere il processo decisionale democratico, la maggior parte se non tutte sono ben note ai parlamentari europei e ai funzionari della Commissione Ue, in quanto sono state proposte in precedenza, o altrove fanno parte di regolamenti. Negli Stati Uniti, ad esempio, i governi stranieri ei loro rappresentanti delle lobby sono tenuti a pubblicare contratti completi, compresi i finanziamenti e il lavoro svolto. Il mancato rispetto è un reato legale».

CEO spera che il Qatargate (che sembra possa diventare anche il Moroccogate) sia l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’ignavia e dell’impunità. E chiede che vengano subito intraprese alcune iniziative basate su due filoni di intervento:.

1 Un campanello d’allarme per il Parlamento europeo: urgente bisogno di riforme. Gli standard di trasparenza delle lobby non dovrebbero essere solo obbligatori ma armonizzati in tutte le istituzioni dell’Ue. Il Parlamento europeo, in particolare, è in ritardo. Tra i passi che devono essere compiuti dal Parlamento europeo c’è quello di obbligare tutti i deputati a pubblicare informazioni di base sugli incontri con i lobbisti e il divieto di incontri con qualsiasi lobbista non registrato. Le norme sulla trasparenza delle lobby dovrebbero essere estese anche a tutti i funzionari della Commissione che incontrano i lobbisti. Il Parlamento europeo dovrebbe elaborare con urgenza regole chiare per gli “altri raggruppamenti non ufficiali” menzionati nel suo Regolamento, compresi i cosiddetti friendship groups. Questi dovrebbero richiedere la pubblicazione trasparente di membri, finanziatori, organizzatori e attività. I regimi repressivi non dovrebbero essere in grado di finanziare direttamente o indirettamente il lavoro di questi gruppi; né dovrebbero finanziare il lavoro dei deputati europei, o dei Partiti politici dell’Ue o nazionali, compresi i loro uffici o viaggi e ospitalità all’estero. Le accuse di corruzione relative a ingenti somme di denaro dovrebbero ricordare la necessità di inasprire le regole finanziarie del Parlamento europeo. Questo deve includere restrizioni molto più severe sui secondi lavori dei deputati europei, il divieto di donazioni ai deputati europei e ai Partiti politici da parte di Paesi terzi e forti protezioni per gli informatori. Troppi ex politici e funzionari hanno accettato lavori redditizi presso imprese altre organizzazioni strettamente associate a regimi repressivi. Questa porta girevole deve essere bloccata a livello di Ue e di Stati membri sulla base dei conflitti di interesse e dell’integrità politica. Un periodo di riflessione lungo e ben imposto per gli ex eurodeputati è una questione urgente.

2 Il registro: la trasparenza del lobbying deve aiutare a rilevare i rischi e prevenire la manipolazione del processo decisionale. Il registro per la trasparenza dell’Ue ha ancora molta strada da fare. L’unica vera sanzione è la sospensione dei lobbisti, il che significa che non sarebbero in grado di incontrare i funzionari di alto livello della Commissione o di avere un pass di accesso al Parlamento europeo. Questo potere è troppo debole e in ogni caso viene usato raramente. Il registro dovrebbe invece diventare giuridicamente vincolante, il che consentirebbe di infliggere ammende e persino di perseguire i soggetti  nei casi peggiori di illeciti, con poteri di controllo e indagine più severi e dotati di risorse migliori per il segretariato congiunto del registro per la trasparenza. Per proteggere la democrazia da interferenze dannose, sono necessari forti poteri investigativi e sanzionatori proattivi, paragonabili a quelli che la Procura europea ha per combattere la frode finanziaria.  Se i lobbisti “intermediari” (comprese le società di consulenza e gli studi legali) non riescono a divulgare informazioni aggiornate sui clienti e finanziarie, dovrebbero essere inflitte pesanti sanzioni. Il registro dell’Ue dovrebbe richiedere la divulgazione e la pubblicazione di tutti i contratti di lobby e delle informazioni finanziarie provenienti dai governi dei Paesi terzi. Un registro giuridicamente vincolante consentirebbe anche sanzioni nei confronti di coloro che non rientrano nel registro. In questo scandalo più recente, sono in corso indagini su una ONG non registrata a Bruxelles con stretti legami politici. La recente riforma del registro Ue ha comportato un timido e per certi versi arretrato tentativo di riforma degli obblighi di dichiarazione finanziaria. Tutti i dichiaranti dovrebbero ancora una volta dichiarare una spesa annuale della lobby nell’Ue e i think tanks dovrebbero essere esplicitamente tenuti a pubblicare un elenco di tutti i loro finanziatori (compresi i redditi da governi non Ue) e le somme coinvolte. Le società di consulenza di lobby o altre imprese private che rappresentano regimi che violano i diritti umani, o che si impegnano in campagne di disinformazione online basate sui dati per conto di governi di Paesi terzi con l’obiettivo di influenzare i funzionari e i cittadini dell’Ue, dovrebbero essere rimosse dal registro e interdette dagli incontri con i pubblici ufficiali. Questo può essere attuato ampliando la definizione di comportamento etico nel codice di condotta allegato al registro delle lobby dell’Ue. Gli Stati membri dovrebbero anche implementare registri delle lobby giuridicamente vincolanti per coprire le attività di lobby nazionali, comprese quelle dei propri funzionari che operano all’interno delle istituzioni dell’Ue.

Anche per Transparency International EU, « L’influenza del denaro sulla politica è uno dei principali rischi di corruzione nelle economie sviluppate, a livello nazionale e comunitario. Solo attraverso un sistema etico completo, composto da meccanismi di trasparenza, responsabilità e integrità si può garantire che le istituzioni politiche, i processi e i decisori politici siano efficacemente protetti dalle influenze indebite. L’urgenza del rafforzamento delle misure di trasparenza e integrità dovrebbe essere all’ordine del giorno del mondo politico. E’ tempo di ridare la dovuta attenzione all’integrità e alla trasparenza dell’agire pubblico e privato e vigilare con la massima attenzione sui flussi di risorse finanziarie che stanno interessando l’Italia».

A settembre l’ONG aveva proposto alcune raccomandazioni per mettere in piedi efficaci presidi e strumenti a tutela della trasparenza e dell’integrità pubblica. Dopo la deflagrazione del Qatargate, Transparency International EU ha redatto 10 richieste al Parlamento Europeo «Affinché le forze dell’ordine nazionali intraprendano azioni immediate ed efficaci per rintracciare i responsabili e le istituzioni europee adottino misure urgenti di riforma dei sistemi di supervisione etica indipendente». Eccole:

1 Le persone coinvolte devono essere perseguite a norma di legge e le indagini dovrebbero esaminare tutti coloro che hanno assunto una posizione insolitamente favorevole o hanno mostrato un comportamento favorevole nei confronti del Qatar, anche in altre istituzioni dell’Ue.

2 Il Parlamento europeo  deve riformare immediatamente le sue regole interne di segnalazione e allinearsi alla Direttiva Europea sul whistleblowing.

3 L’ufficio di presidenza del Parlamento Europeo, di cui Eva Kaili (la vicepresidente greca dell’Europarlamento del Pasok ora estromessa, ndr)   è membro, dovrebbe essere privato di tutti i poteri decisionali in questioni di etica, trasparenza e integrità. La sua recente decisione sulla nomina del nuovo Segretario Generale dovrebbe essere esaminata.

4 Il Regolamento interno del Parlamento e il Codice di condotta dei deputati dovrebbe essere rivisto e prevedere efficaci sanzioni. Il Presidente non dovrebbe più avere il potere esclusivo di decidere sulle sanzioni.

5 Il Comitato consultivo per la condotta dei deputati del Parlamento si è rivelato inefficace e dovrebbe essere sciolto e sostituito da un nuovo organismo che includa un elemento esterno indipendente.

6 Il Parlamento dovrebbe introdurre immediatamente regole rigorose di controllo finanziario in relazione a tutte le indennità dei deputati, compreso un obbligo per i deputati di essere ritenuti  responsabili di tutte le loro spese.

7 I governi dei Paesi terzi che esercitano pressioni sulle istituzioni dell’Unione europea dovrebbero essere inclusi nel registro per la trasparenza.

8 Tutti i deputati, gli assistenti e il personale del Parlamento Europeo che incontrano rappresentanti di Paesi terzi dovrebbero rendere pubblici i loro incontri e riunioni.

9 Il Parlamento deve garantire il rispetto delle norme esistenti in materia di lobbismo ed etica, anche dedicando risorse sufficienti al monitoraggio e all’applicazione e assicurandosi che tutte le informazioni siano pubblicate in tempo utile e in un formato accessibile.

10 La Commissione europea deve farsi avanti immediatamente con la sua proposta, a lungo rimandata, di un organismo etico indipendente dell’Unione Europea con con ampi poteri di supervisione, indagine e applicazione.