Cali delle emissioni del 5% nell’Ue, del 4% in Giappone e del 2,9% negli Usa. Aumentate nel resto del mondo

Produzione di energia: nel 2019 le emissioni globali di gas serra sono rimaste stabili

Iea: dati contro ogni aspettativa nonostante una crescita dell’economia globale del 2,9%

[11 Febbraio 2020]

Secondo i dati dei Global emissions trends pubblicati oggi dall’International energy agency (Iea), «Nonostante le aspettative diffuse di un altro aumento, nel 2019 le emissioni globali di anidride carbonica legate all’energia hanno smesso di crescere». Infatti, dopo due anni di preoccupante crescita – mentre gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi avrebbero richiesto una sostanziosa diminuzione – anche se nel 2019 l’economia mondiale è cresciuta del 2,9%, le emissioni globali sono rimaste invariate a 33 Gigatonnellate.  L’Iea dice che «Questo è dovuto principalmente al calo delle emissioni della produzione di elettricità nelle economie avanzate, grazie al ruolo crescente delle fonti rinnovabili (principalmente eolico e solare), al passaggio dal combustibile dal carbone al gas naturale e alla maggiore produzione di energia nucleare. Altri fattori includono il clima più mite in diversi Paesi e una crescita economica più lenta in alcuni mercati emergenti».

A compensare la crescita delle emissioni nei Paesi in via di sviluppo nel 2019 è stata una significativa riduzione delle emissioni nelle economie avanzate e, nonostante le politiche pro-carbone e anti-rinnovabili di Donald Trump, sono stati gli Usa a registrare il più grande calo delle emissioni su base nazionale, con una diminuzione di 140 milioni di tonnellate di CO2, pari al 2,9% e le emissioni statunitensi sono diminuite di quasi 1 Gigatonnellata rispetto al picco del 2000, fermandosi a a 4,8 Gigatonnellate. Gran ate del calo delle emissioni statunitensi è dovuto a una diminuzione del 15% dell’uso del carbone per produrre energia elettrica e nel 2019 le centrali a carbone hanno dovuto affrontare una concorrenza ancora più forte da parte di quelle a gas che hanno raggiunto la quota record 37% di produzione di elettricità. Inolte, negli Usa la domanda complessiva di elettricità è diminuita perché la richiesta di aria condizionata e riscaldamento è stata inferiore a causa del clima mite invernale ed estivo.

Però nel 2019, nell’insieme, le emissioni di gas serra sono diminuite di più nell’Unione europea, di ove insieme i 28 Paesi membri fanno segnare un meno 160 milioni di tonnellate, pari a ben il 5%, calando a 2,9 Gigatonnellate, grazie alle riduzioni del settore energetico. Nell’Ue, per la prima volta in assoluto, il gas naturale (più 15%) ha prodotto più elettricità del carbone (meno 25%) e l’eolico ha quasi raggiunto la quota di elettricità ancora prodotta con il carbone.

Le emissioni del Giappone sono diminuite di 45 milioni di tonnellate, pari a circa il 4%, il declino più rapido dal 2009, ma questo – a differenza di Ue ed Usa – è dovuto in gran parte al rientro in servizio – ormai siamo al post-Fukushima – di diversi reattori nucleari  che rappresentano il 40% della produzione di energia nucleare del Paese. Questo ha consentito al Giappone di ridurre la produzione di elettricità dalla centrali a carbone, a gas e a petrolio.

Nel 2019 nelle economie avanzate la crescita economica è stata in media dell’1,7%, ma le emissioni totali di CO2 legate all’energia sono diminuite del 3,2%. Il settore dell’energia elettrica ha guidato questo declino e ora rappresenta il 36% delle emissioni legate all’energia nelle economie avanzate, in calo rispetto al picco del 42% raggiunto nel 2012. Nel 2019 l’intensità media delle emissioni di CO2 della produzione di elettricità è diminuita di quasi il 6,5%, un tasso tre volte più veloce della media dell’ultimo decennio. L’Iaea evidenzia che «In termini assoluti, un’intensità media delle emissioni di 340 grammi di CO2 per chilowattora nel 2019 è inferiore rispetto a quella di tutte le centrali elettriche a gas più efficienti».

Questo nelle economie avanzate è il risultato del calo del 15% dell’energia prodotta da carbone e della continua crescita delle energie rinnovabili, del passaggio da carbone al gas, di un aumento dell’energia nucleare nei Paesi asiatici e di una domanda di elettricità più debole. Nel 2019, nelle economie avanzate la crescita delle energie rinnovabili ha prodotto 130 megatonnellate in meno di emissioni di CO2 e l’eolico ha rappresentato la quota maggiore di questo aumento, con una produzione in crescita del 12% rispetto ai livelli del 2018. Il solare fotovoltaico ha visto la crescita più rapida tra le fonti rinnovabili, contribuendo a spingere la quota di energie rinnovabili sulla produzione totale di elettricità vicino al 28%.

Nel resto del mondo nel 2019 le emissioni sono cresciute di quasi 400 milioni di tonnellate e quasi l’80% di questo incremento viene dall’Asia, dove la domanda di carbone ha continuato a crescere.

In Cina le emissioni sono aumentate ma sono state temperate da una crescita economica più lenta e da una maggiore produzione da fonti di elettricità low-carbon. In Cina nel 2019 le energie rinnovabili hanno continuato a crescere ed è stato anche il primo anno completo di attività per 7 grandi reattori nucleari.

Anche nell’altro gigante asiatico, l’India, nel 2019 la crescita delle emissioni in India è stata moderata, con le emissioni di CO2 del settore energetico in leggero calo perché la domanda di elettricità è stata sostanzialmente stabile e grazie a una forte crescita delle energie rinnovabili che ha portato a un calo della produzione di elettricità a carbone per la prima volta dal 1973. Ma in India continua a crescere la domanda di combustibili fossili da parte di altri settori, in particolare dei trasporti, che ha compensato il calo del settore energetico.

Invece, nel sud-est asiatico le emissioni sono crescite notevolmente, spinte dalla forte domanda di carbone.

L’Iea evidenzia che «In tutte le economie avanzate, le emissioni del settore energetico sono scese ai livelli visti alla fine degli anni ’80, quando la domanda di elettricità era inferiore di un terzo rispetto ad oggi. La produzione di energia alimentata a carbone nelle economie avanzate è diminuita di quasi il 15% a seguito della crescita delle energie rinnovabili, della commutazione carbone-gas, da un aumento dell’energia nucleare e della più debole domanda di energia elettrica più debole».

Il direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, ha sottolineato che «Questo alt positivo nella crescita delle emissioni è motivo di ottimismo per poter affrontare la sfida climatica in questo decennio. E’ la prova che sono in atto delle transizioni verso l’energia pulita ed è anche un segnale che abbiamo l’opportunità di spostare in modo significativo l’ago della bilancia delle emissioni con politiche e investimenti più ambiziosi. Ora dobbiamo lavorare sodo per assicurarci che il 2019 sia ricordato come un picco definitivo delle emissioni globali, non solo come un’altra pausa nella crescita. Abbiamo le tecnologie energetiche per farlo e dobbiamo farne uso tutti. L’Iea sta costruendo una grande coalizione incentrata sulla riduzione delle emissioni, che comprende governi, aziende, investitori e tutti con un autentico impegno ad affrontare la nostra sfida climatica».

Per sostenere questi obiettivi, a giugno l’Iea pubblicherà   un World Energy Outlook Special Report   che illustrerà come ridurre di un terzo le emissioni globali di carbonio legate all’energia entro il 2030 e come mettere il mondo sulla buona strada per raggiunge gli obiettivi climatici a più lungo termine.

Il 9 luglio l’Agenzia organizzerà anche l’ Iea Clean Energy Transitions Summit  a Parigi, che riunirà ministri, amministratori delegati, investitori e altri importanti stakeholders di tutto il mondo con l’obiettivo di «accelerare il ritmo del cambiamento attraverso soluzioni ambiziose e reali».

Domani Birol discuterà di questi risultati e iniziative in uno special Iea Speaker Series event  con i ministri dell’energia e del clima della Polonia, che ha ospitato la COP24 a Katowice; della Spagna, che ha ospitato la COP25 a Madrid; e del Regno Unito, che quest’anno ospiterà COP26 a Glasgow.