Pm10, dopo la condanna Ue in Toscana nuove limitazioni per camini e impianti a biomasse

ANCI e UPI: «Vietato usare i caminetti? Ok, ma si prevedano contributi per sostituirli»

[22 Luglio 2021]

In ottemperanza alla sentenza della Corte di giustizia europea del 10 novembre 2020 che accusa la Regione Toscana di non tutelare abbastanza la qualità dell’aria, la commissione ambiente della regione Toscana, presieduta da Lucia De Robertis (Pd), ha votato, con l’astensione di Lega e Fratelli d’Italia, la proposta di legge  che prevede che camini e impianti a biomasse, o comunque generatori di calore con una classe emissiva inferiore a 3 stelle, saranno oggetto di nuove e più stringenti limitazioni Intervento necessario per. Le disposizioni riguarderanno le zone che rientrano nelle procedure di infrazione.

La proposta, che passa ora all’esame dell’aula, prevede che «Nei Comuni in cui non è rispettato il valore limite delle concentrazioni relativo al materiale particolato (PM10), l’istituzione di limitazioni per l’utilizzo di generatori di calore alimentati a biomasse, con una classe di prestazione emissiva inferiore a “3 stelle” ai sensi del decreto ministeriale 186/2017 (Regolamento recante la disciplina dei requisiti, delle procedure e delle competenze per il rilascio di una certificazione dei generatori di calore alimentati a biomasse combustibile solide). Le limitazioni dovranno essere recepite nei PAC (Piano di attuazione comunale) dei Comuni interessati ed attuate nei termini e con le modalità che saranno stabilite con delibera di Giunta. I limiti saranno comunque accompagnati da misure di incentivazione per la sostituzione degli impianti di riscaldamento civile a biomassa con impianti alternativi a basse emissioni, già previste dall’Accordo di programma stipulato con il Ministero della Transizione ecologica e istituite con legge regionale (97/2020)».

Alcuni consiglieri regionali hanno posto il problema delle situazioni in cui la fonte di calore esclusiva non rispetti i valori limite di concentrazioni delle PM10. «Per queste –  è stato spiegato – le ordinanze di limitazione eventualmente emanate dal sindaco non potranno avere effetto. Non c’è obbligo normativo che imponga di dotarsi di una fonte di calore alternativa e complementare a quella più inquinante».

La De Robertis ha ricordato che «La Toscana  è già intervenuta sull’efficientamento nel dicembre 2020 con un collegato alla legge di stabilità e mettendo a disposizione, nel triennio 2021/2023, circa 6milioni a supporto di privati e Comuni. Licenziando la proposta autorizziamo la Giunta a predisporre un Piano di interventi straordinari, ma il pacchetto efficientamento tornerà in commissione dove il nostro parere è vincolante per legge” ha chiarito la presidente».

Dopo l’approvazione della nuova normativa regionale, in un comunicato congiunto Matteo Biffoni. Presif dente dell’Associazione nazionale comuni italiani della Toscana (ANCI) e Luca Menesini, presidente dell’Unione delle province della Toscana (UPI), sottolineano che «La tutela ambientale e la questione della qualità dell’aria sono oggi tematiche che richiedono risposte urgenti e concrete da parte delle Regioni e del Governo, il cambiamento di strategia su queste questioni non è più rinviabile. Oggi la Commissione Europea impone alla Regione Toscana di spegnere i vecchi caminetti se non sono l’unica fonte di riscaldamento, in quanto poco è stato fatto per evitare gli sforamenti di Pm10, che colpiscono più alcune zone della regione che altre. Noi diciamo che per poter chiedere alle persone di spegnere i caminetti è indispensabile che la Regione faccia investimenti seri per la sostituzione dei caminetti, in modo che le famiglie possano continuare a usarli. Inoltre, è necessario un piano di intervento su più livelli, che coinvolga i settori produttivi della Toscana e la mobilità. Il cambiamento del paradigma ambientale è doveroso e ci trova d’accordo. Ma non può interessare soltanto i cittadini, in particolare quelli che sono più in difficoltà a livello economico. La tutela ambientale deve andare di pari passo con l’eguaglianza sociale: per questo motivo chiediamo al Consiglio regionale e alla Giunta interventi più cospicui e più trasversali».

I sindaci di Prato e Capannori concludono: «Come Anci e Upi chiediamo alla Giunta e al Consiglio regionale di promuovere un ventaglio coerente di proposte a favore della qualità dell’aria e dell’ambiente accompagnato da uno stanziamento adeguato e sufficiente rispetto ai fabbisogni del territorio. In tal senso l’importante sforzo regionale con i 3 milioni di euro, che accogliamo positivamente, è insufficiente e va rafforzato in quanto risponde solo a poche migliaia di sostituzioni. Anche a seguito della recente presentazione del piano europeo “Fit for 55” e del dibattito che si è aperto sui possibili, futuri, effetti ambientali, occupazionali ed economici, ribadiamo la necessità di rendere sostenibili questo tipo di provvedimenti anche rispetto alla dimensione sociale ed economica e dal punto di vista dell’accoglimento positivo dei cittadini. A nostro avviso conseguire i massimi risultati in questo tipo di tematiche richiede il coinvolgimento di tutte le fasce sociali delle nostre comunità, per evitare che a godere degli incentivi e degli aiuti specifici siano le fasce più abbienti della popolazione proprio mentre, al contrario, a subire gli effetti sfavorevoli dei provvedimenti potrebbero essere quelle componenti economicamente più fragili. Si è già verificata questa situazione, con ampie e note proteste, sulla questione della sostituzione del parco veicoli e degli incentivi all’elettrico. Rinnoviamo infine l’invito a lavorare assieme, Regione ed enti locali, fin dalle prime fasi di costruzione delle proposte e dei provvedimenti. Siamo a disposizione per contribuire con la nostra esperienza, vicinanza e prossimità ai territori per rendere la nostra regione un luogo sempre più salubre ed ecologicamente avanzato, nel rispetto dello sviluppo economico, sociale e dell’occupazione».