Macron: «Riprendere in mano il nostro destino energetico!». Vecchie e nuove centrali nucleari e più rinnovabili

Sortir du Nucléaire: un pericoloso show elettorale, promesse irrealizzabili, «L’irresponsabilità en marche!»

[11 Febbraio 2022]

Nell’ambito del piano di investimenti France 2030, il Presidente  della Francia Emmanuel Macron ha dettagliato le linee guida per la nuova politica energetica francese: «Più ecologica, più sovrana e creatrice di potere d’acquisto per i francesi, questa politica mira all’indipendenza energetica della Francia grazie alla reindustrializzazione del paese».

Nonostante la nuclearizzazione dell’energia elettrica, in Francia i combustibili fossili rappresentano ancora i due terzi del consumo energetico, l’obiettivo annunciato da Macron è quelli di «Fare della Francia il primo grande Paese al mondo ad uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili, può essere raggiunto solo a due condizioni: ridurre il nostro consumo di energia e aumentando la nostra capacità di produzione di energia senza emissioni di carbonio».

Per farlo Il presidente francese punta su un minore consumo di energia e una maggiore sobrietà energetica: «La riduzione del 40% dei consumi energetici nel 2050, in  particolare attraverso il rinnovamento degli alloggi (MaPrimeRenov), il rinnovo del parco auto (bonus e incentivi per la riconversione) e la decarbonizzazione dell’industria sostenuta nel quadro di France  2030, in in particolare con lo sviluppo dell’idrogeno».

Macron ha detto: «Conosciamo la nostra prima sfida: consumare meno energia, non è questione di austerità energetica, ma di proseguire la rivoluzione già iniziata nel nostro Paese. Rinnovamento degli alloggi, veicoli elettrici, produzione decarbonizzata, proseguiamo questo movimento!»

Ma, pe pur tagliando i consumi, Macron punta a produrre più energia senza emissioni di carbonio con il «Massiccio sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare solare ed eolica. Per fare questo, France 2030 dedicherà un miliardo di euro all’innovazione nelle energie rinnovabili».

Ma quel che farà più discutere è il rilancio del nucleare: «Il programma di nuovi reattori nucleari è qui. E comincia oggi – ha detto Macron – Con questo programma di nuovi reattori nucleari la Francia fa la scelta del lavoro:  paliamo, solo per l’EPR2, de 220 000 posti di lavoro preservati per anni, di diverse decine di migliaia di posti di lavoro creati, è s colossale!»

E l’annuncio di Macron conferma tutti i peggiori timori degli ambientalisti: il consolidamento dell’industria nucleare francese avverrà lungo due assi principali: il prolungamento della vita di tutti i vecchi reattori nucleari e «L’avvio di un importante programma di nuovi reattori nucleari».

In una decina di minuti il ​​presidente-candidato ha annunciato un faraonico programma di rilancio nucleare a tutto campo: da 6 a 14 nuovi reattori, ampliamento della vita dell’intera flotta, progetti per piccoli reattori modulari, ripresa degli studi sulla 4a generazione… Alla fine del suo mandato Macron mette in fila e fa proprie tutte le richieste della lobby nucleare che in Francia è profondamente incistata nello Stato.

Réaseau “Sortir du Nucléaire” ha definito il discorso di Macron «Uno show magniloquente con una messa in scena gollista» e, parafrasando il nome del Partito fondato da Macron ha detto: «l’irresponsabilità en marche!». Per la coalizione no-nuke, il presidente francese – in piena e difficile campagna elettorale – «Ha appena formalizzato la sua intenzione di costruire da 6 a 14 nuovi reattori in Francia nei decenni a venire, mettendo in dubbio le chiusure già pianificate». I No Nuke francesi annunciano una mobilitazione contro un progetto politico «Non contento di far durare per decenni il rischio nucleare, costituirebbe un’impasse totale di fronte all’emergenza climatica».

Il giudizio di “Sortir du Nucléaire” è durissimo: «Mettendo la popolazione davanti al fatto compiuto di questi annunci, Emmanuel Macron mostra un immenso disprezzo per la democrazia. Per anni il governo, nella più totale opacità, ha condotto le sue trattative con EDF per la costruzione di questi reattori. In nessun momento si è pensato di sottoporre ai cittadini o ai loro rappresentanti questi progetti, che sono il risultato di una scelta sociale e chiuderebbero il nostro Paese per quasi un altro secolo in un percorso pericoloso e aberrante. Il débat public annunciato, seguito dalla consultazione parlamentare per la revisione del Programmation Pluriannuelle de l’Énergie, appare come una procedura legale formale che non rimetterebbe in alcun modo in discussione il progetto del presidente candidato».

Per la coalizione antinucleare francese, «I nuovi reattori non sono “essenziali”, ma una perdita di tempo di fronte all’emergenza climatica! Presentare questo progetto faraonico come essenziale è tanto rivoltante quanto fallace. Falsamente, Emmanuel Macron sostiene che queste massicce costruzioni e tutti questi ampliamenti sarebbero essenziali per raggiungere la carbon neutrality, “dimenticando” che il lavoro di RTE aveva dimostrato qualche mese fa che questo obiettivo poteva essere raggiunto anche grazie al 100% rinnovabile e questo senza mettere in discussione la sicurezza dell’approvvigionamento. Il pantano infinito dell’EPR di Flamanville, i suoi 11 anni di ritardo, i suoi costi fenomenali e la sua valanga di scarsa fatturazione, non sono quindi serviti da lezione per la Francia per non decidere di riprodurre questa sinistra avventura in 14 copie? Chi può credere seriamente che il settore nucleare fortemente indebitato, recentemente segnato da molteplici casi di cattiva gestione e frode e da una perdita di competenze e da una fragilità segnalata dall’Autorité de sûreté nucléaire, tornerà magicamente a funzionare per fornire altrettanti reattori in tempo, senza difetti, ritardi o costi aggiuntivi? Come può fare un discorso del genere quando un documento interno della Direction Générale de l’Énergie et du Climat, svelato dal media Context.com in ottobre, mostra proprio che questi nuovi reattori non potrebbero essere costruiti nei tempi indicati, il che rende obsoleti gli scenari basati su questa promessa? Affidarsi a questi nuovi reattori, che sono lenti da costruire, vulnerabili a ritardi e pericoli di ogni tipo, significa semplicemente mettere a repentaglio le nostre scadenze per raggiungere la carbon neutrality! Si tratterebbe di un’imperdonabile perdita di tempo e di un inaccettabile spreco di denaro pubblico, a scapito del risparmio energetico e delle energie rinnovabili, i cui costi sono però molto inferiori a quelli del nuovo nucleare».

Invece, mentre parla di nucleare del futuro, nel suo discorso elettoralistico Macron ha disposto più concretamente l’estensione della vita dell’intera vecchia flotta nucleare francese oltre i 50 anni di operatività, annullando le chiusure già previste dal Programmation Pluriannuelle de l’Énergie e previste dalla legge. Per Sortir di Nucléaire, «Anche qui prevalgono il disprezzo totale e la cecità. Chi può credere alla fattibilità di un progetto del genere, realizzato parallelamente alle nuove costruzioni e che richiede lavori pesanti e senza precedenti su tutti i reattori? Mentre EDF ha già difficoltà a garantire un’adeguata manutenzione dei suoi impianti, gli arresti non pianificati dei reattori sono in aumento e la scoperta di difetti di corrosione sta già portando la disponibilità della flotta al minimo storico? Va inoltre ricordato che i gusci protettivi dei reattori francesi non sono state progettati per un utilizzo oltre i 40 anni».