L’immobilismo delle rinnovabili italiane soffia nel vento: eolico, -80% in 8 anni

Anev: dai 1.200 MW eolici autorizzati nel triennio 2012/2014 ai miseri 125 MW nell’ultimo triennio 2018/2020

[17 Marzo 2021]

Gli ultimi dati sul Benessere equo e sostenibile aggiornati dall’Istat mostrano che su due dei principali fronti della sostenibilità – emissioni di gas climalteranti ed estrazione di risorse naturali – il nostro Paese è fermo al 2013, e non è un caso che attorno a quell’anno si sia fermata anche la corsa delle fonti rinnovabili, come testimonia l’associazione nazionale energia del vento (Anev) dopo aver ascoltato l’intervento del ministro della Transizione ecologica in Parlamento.

«Il raggiungimento degli obiettivi del Pniec per quanto attiene le Fer necessita una velocizzazione del rilascio delle autorizzazioni, infatti oggi per avere una autorizzazione di un impianto eolico nuovo ci vogliono – dichiarano dall’Anev – oltre cinque anni di tempo contro i sei mesi previsti. Inoltre, i dinieghi oramai costanti delle Soprintendenze hanno portato negli ultimi nove anni a passare da 1.200 MW eolici autorizzati nel triennio 2012/2014 a 750 MW eolici nel triennio 2015/2017, con un calo del 40%, fino ai miseri 125 MW nell’ultimo triennio 2018/2020 con un calo dell’80%».

Nel merito, dall’Anev affermano di aver apprezzato molto la dichiarazione del ministro Cingolani che «ha annunciato di voler mettere mano alle procedure di Asta, auspichiamo che le evidenze dei risultati gli facciano prendere atto della inefficienza delle Aste multitecnologiche (eolico e fotovoltaico) e che nell’allungare al 2030 le procedure d’asta, differenzi le tecnologie in modo che il sistema possa godere dell’evoluzione tecnologica ed economica delle singole tecnologie. Abbattere la burocrazia e rendere coerenti obiettivi e strumenti sono la sfida da vincere».

«Il Governo Draghi è operativo e il ministero della Transizione ecologica è una realtà. Questo – continuano dall’Anev – è un aspetto necessario per attuare le politiche di decarbonizzazione indispensabili alla lotta ai mutamenti climatici ma non sufficiente a vincerla. L’Anev plaude poi alla scelta del presidente Draghi di dotare l’Esecutivo di una Cabina di regia presso la presidenza, il cosiddetto Cite, che dovrà definire e indicare le modalità con le quali si deve attuare la transizione ecologica. Questo strumento ci è da anni sembrato l’unico strumento possibile per risolvere le contraddizioni che negli ultimi anni hanno visto il Governo indicare obiettivi settoriali chiari e il Paese non riuscire a raggiungerli a causa di pareri discordanti resi in fase autorizzativa da parte dei ministeri chiamati ad esprimersi nell’ambito della Valutazione di impatto ambientale».

Il fatto poi che il Cite sia presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri o, in sua vece, dal ministro della Transizione ecologica, per l’Anev «è di garanzia del fatto che vi sarà coerenza tra gli obiettivi importantissimi di decarbonizzazione assunti dall’Italia e gli strumenti a disposizione del mondo produttivo per raggiungerli».