L’energia eolica offshore fa bene alla vita marina

Qualche problema con le specie migratorie, ma gli operatori eolici sono già tenuti a fermare le turbine quando ci sono specie sensibili nelle vicinanze

[26 Maggio 2023]

Mentre crescono i progetti di parchi eolici offshore, un’alternativa sempre più rapida ed economica ai combustibili fossili e al nucleare, aumentano anche i dubbi sul loro impatto ambientale e  – soprattutto nei Paesi dove non esistono ancora o sono poco diffuse le pale eoliche offshore – sorgono comitati che si oppongono alla loro realizzazione. Ma, dopo aver passato in rassegna di oltre duemila articoli scientifici sull’argomento, Thomas Dahlgren, ricercatore di ecologia marina alla Göteborgs universitet, è convinto che «Nelle acque intorno ai parchi eolici offshore, la biodiversità aumenta e più pesci ricompaiono».

Dahlgren lavora da 15 anni sugli effetti ambientali dell’energia eolica offshore, sia in Svezia che in Norvegia e ricorda che «Poche attività in mare sono studiate così bene come l’impatto ambientale dei parchi eolici. Quando riassumiamo la ricerca che è stata fatta, è chiaro che gli effetti positivi sulla vita marina superano quelli negativi».

Una delle accuse più gettonate tra gli oppositori è che i pesci sono influenzati negativamente dai parchi eolici offshore. Ma Dahlgren nel suo studio che raccoglie centinaia di ricerche e rapporti diversi dimostra che «Intorno a un parco eolico offshore aumentano sia la quantità di pesci che il numero di specie di pesci».

Una ragione importante è che la pesca con reti a strascico non è possibile intorno ai parchi eolici offshore e Dahlgren evidenzia che «La pesca a strascico ha un impatto importante sulla vita biologica in mare. Oltre all’ovvia perdita di pesce a causa della pesca, la pesca a strascico danneggia anche il fondale marino e fa scomparire dall’area gli animali che vivono sul fondo, come penne di mare e coralli molli. Quando la pesca a strascico non è possibile, queste specie potrebbero ritornare nell’area».

Un altro motivo importante per cui i pesci aumentano in un’area interessata dall’eolico offshore “fisso” è che le fondamenta delle pale eoliche hanno superfici dure che formano scogliere artificiali, dove specie sessili come coralli e spugne possono trovare posti dove vivere, possibilità di solito scarsa sul fondale fangoso. Dahlgren spiega che «Queste fondamenta creano un ambiente in cui i pesci si riuniscono per trovare riparo, nutrirsi e riprodursi. Le barriere artificiali contribuiscono all’aumento della biodiversità nell’area».

Il maggiore impatto negativo sulla vita marina si verifica durante la fase di costruzione. Quando le pale eoliche vengono ancorate al fondo marino, l’acqua si intorbidisce e il rumore dei lavori di costruzione potrebbe disturbare alcuni animali marini, come le focene e i delfini. «L’entità del disturbo dipende dal tipo di turbina eolica, ma il disturbo si verifica solo per un tempo limitato – dice Dahlgren – Il rumore sottomarino è un problema quando si installa un particolare tipo di fondazione, ma evitare l’installazione durante le stagioni in cui le specie e gli ecosistemi sono sensibili potrebbe limitare l’impatto. In un parco eolico operativo, non è stato dimostrato alcun impatto acustico negativo».

Situazioni di disturbo che potrebbero essere mitigate o quasi annullate con le palke oliche offshore galleggianti.

Un altro argomento avanzato dai contrari è che le pale eoliche rilasciano plastica e quindi contribuiscono alla formazione di microplastiche nel mare. Ma secondo Dahlgren, «Nessuno studio scientifico è stato in grado di presentare i parchi eolici come una fonte significativa di microplastiche nel mare. Invece, le principali fonti di emissioni di microplastica provengono dalle vernici delle chiglie delle barche, dai rifiuti di plastica e dagli attrezzi da pesca. Anche le emissioni terrestri, come l’usura di pneumatici e tessuti per auto, sono fonti importanti di microplastiche nel mare».

Poi ci sono le preoccupazioni reali per le collisioni dell’avifauna sulle pale eoliche. La ricerca di mostra che «Alcune specie di uccelli le evitano, come l’anatra dalla coda lunga e l’edredone comune. Pertanto, è importante che i parchi eolici non si trovino in luoghi dai quali dipendono queste specie, come i banchi di cozze nel Mar Baltico».

C’è anche il rischio che gli uccelli migratori entrino in collisione con le pale eoliche.  Dahlgren ammette: «Non sono un esperto di uccelli, e quindi non posso commentare lo stato delle conoscenze in questi casi, ma gli operatori eolici sono già oggi tenuti a fermare le turbine quando ci sono specie sensibili nelle vicinanze».

Per lo scienziato svedese sono però necessarie ulteriori ricerche, e conclude: «Sì, sono necessarie maggiori conoscenze su come diversi parchi eolici messi insieme influenzano gli ecosistemi su scala regionale. Ma è difficile indagare su questo prima che siano installati altri parchi eolici».