L’energia del Cile verrà dalle onde dell’Oceano Pacifico? Si testano prototipi italiani e scozzesi

Nel 2025 il 70% dell’energia elettrica dovrà venire da fonti rinnovabili, 7 volte più che oggi

[6 Maggio 2016]

Il Cile è un Paese lungo e stretto, che si estende su 6.435 km di coste bagnate dall’Oceano Pacifico e proprio dal mare potrebbe venire la soluzione alla sua urgente necessità di diversificare il suo mix energetico. Secondo lo studio “Preliminary site selection – Chilean marine energy resouces”, commissionato dal Banco Interamericano de Desarrollo (BID), il Cile ha un potenziale di energia prodotta dalle onde di 164 gigawatt, la maggiore di tutto il mondo. La ricerca sottolinea che solo il 10% dell’energia marina disponibile da onde e maree sarebbe quanto quella attualmente installata nel Sistema Interconectado Central del Cile, più di 15.500 megawatt.

Sara Larraín, direttrice dell’associazione ambientalista Chile Sustentable, ha detto all’IPS che «L’energia del mare, sia nella zona costiera come tra le isole di Chiloé e Calbuco (nell’estremo sud del Paese), è stata abbastanza studiata e il suo potenziale è enorme». Le coste più vocate sembrano quelle meridionali  perché, mano a mano che ci si sposta verso l’Antartide, la profondità del Pacifico aumenta, cosa che produce un maggiore potenziale energetico delle onde e delle maree, facendo del Cile un paese privilegiato per l’approvvigionamento di energia marina. La Larraín spiega che «Le tecnologie sono al livello di prototipi, italiani e scozzesi, e i progressi dipendono  dai centri di ricera internazionali, perché il Cile non ha la né la capacità scientifica, né tecnologica, né finanziaria per poter fare, in modo autonomo, questo salto tecnologico. Le esperienze pilota hanno funzionato bene, però da lì a fare il salto per passare al livello industriale ce ne corre».

Il Cile ha 17,6 milioni di abitanti e una capacità totale installata 20.203 MW distribuiti in maggioranza dal  Sistema Interconectado Central (78,38%) e del Norte Grande (20,98%). Il 58,4% di questa energia viene da fonti fossili: diesel, carbone e gas, il resto proviene da energie rinnovabili, quasi tutto da grandi dighe idroelettriche sempre più contestate. Soli il 13,5% dell’energia cilena viene da eolico (4,57%), solare (3,79%), mini-idroelettrico (2,8%) e biomasse (2,34%). Ma  è proprio grazie al solare e all’eolico che negli ultimi anni il prezzo dell’energia in Cile – che era il più alto dell’America Latina- è calato del 34% rispetto al 2013.

Secondo i dati ufficiali, la domanda di energia elettrica in Cile nei prossimi 10 anni aumenterà del 54% e il governo di sinistra a dicembre 2015 ha lanciato il Plan Energía 2050, che prevede che nel 2025 il 70% dell’energia elettrica venga da fonti rinnovabili, 7 volte più che oggi, ed entro il 2035 il 40% dovrà provenire da energie rinnovabili non idroelettriche. Per raggiugere questi ambiziosi obiettivi il Cile nel giugno 2015 ha  firmato un accordo di cooperazione con la Francia per istituire un Centro di ricerca e sviluppo per le energie del mare che è stato chiamato Marine Energy Research and Innovation Center (Meric). Si tratta di un Centro unico in America Latina e costerà circa 20 milioni di dollari, il 58% dei quali saranno finanziati in 8 anni dalla  Subsecretaría de Energía, attraverso la Corporación de Fomento. Il governo cileno è convinto che il Meric possa trasformare il Paese in un leader sudamericano e mondiale nel campo delle energie marine. L’obiettivo finale del Meric è quello di sviluppare le conoscenze e metterle a disposizione dell’industria cilena, per favorire l’integrazione e la promozione delle tecnologie delle energie marine e, in un prossimo futuro,  la diversificazione del mix energetico locale e migliorare le capacità tecnologica del Cile sia a livello nazionale che internazionale.

Dopo aver studiato l’infrastruttura regionale e la catena d rifornimento nazionale per l’industria dell’energia marina, Meric ora indaga sulle condizioni specifiche del mare cileno insieme a una rete di ricercatori che lavorano insieme a Enel Green Power, al gruppo francese DCNS a due università cilene e alla fondazione Inria Chile. Il direttore esecutivo di Meric, Luc Martin, ha spiegato all’IPS che «La valutazione delle risorse e degli si trova alla sua tappa iniziale, con la raccolta di informazioni sul comportamento dei mammiferi marini, le specificità cilene per la corrosione marina e il biofouling (l’insediamento delle specie nei materiali), la modellazione numerica delle onde e dell’influenza delle turbine nel flusso. Si stanno valutando diversi siti potenziali per gli studi».

Meric vuole acquisire esperienza sulle energie marine e per questo ha firmato accordi riservati con istituti di ricerca cileni, statunitensi e francesi e si appresta a farlo con altri di Brasile, Scozia e Finlandia. «Speriamo di formare una piattaforma multidisciplinare per la ricerca applicata in Cile, che promuova lo sviluppo dell’energia marina nel Paese e nel mondo», dice Martin. Per definire esattamente il potenziale dell’energia  marina in Cile e identificare i siti di interesse per uno sviluppo sostenibile dello sfruttamento energetico dell’Oceano, si stanno studiando la fisica, la chimica e la biologia che permetteranno di stabilire modelli di comportamento e di mantenimento dei sistemi di produzione di energia marina.

Intervistato dall’IPS, Carlos Finat, direttore esecutivo dell’Asociación Chilena de Energías Renovables, evidenzia che «Da Chiloé fino allo stretto australe di Magellano, si producono differenze di altezza molto significative che potrebbero essere utilizzate a questo fine», ma ha avvertito che «Resta molto da fare, visto che lo stato di sviluppo delle tecnologie destinate a convertire l’energia delle maree in energia elettrica non hanno raggiunto il livello di applicazioni commercialmente sfruttabili, anche sono progredite abbastanza».

Ma Finat ha aggiunto che «C’è molta distanza tra i canali, gli stretti e i fiordi del sud del Cile, i luoghi più indicati per i progetti che sfruttano l’energia del mare, e i centri di maggior richiesta di energia elettrica in questo Paese, situati in maggioranza al nord. L’attuale sistema di trasmissione non sarebbe in grado di trasportare grandi blocchi di energia tra questi punti e, per tanto, si dovrebbero costruire ampliamenti che in questo momento non sono pianificati. Resta da percorrere un importante cammino prima di arrivare a prototipi commercialmente validi, il che richiederà sicuramente un periodo di diversi anni».